Il rapporto del Centro Studi sui Detenuti, che pubblichiamo qui di seguito, rivela un trattamento dei detenuti da parte delle autorità israeliane, che assomiglia più a un film dell’orrore o a uno ambientato durante gli anni terribili delle Inquisizioni (ai danni di ebrei, eretici, donne, ecc.), piuttosto che le pratiche legali di uno Stato "democratico" e civile.
Lo studio rivela che nelle prigioni israeliane ci sono circa 10.500 detenuti palestinesi e arabi, distribuiti in più di 20 strutture – centri di detenzione e per gli interrogatori – collocati nei territori di Israele.
Dal rapporto emerge che più della metà dei detenuti non può ricevere visite. Violazioni sono commesse contro i bambini prigionieri e le donne: sono soggetti a perquisizioni in cui vengoo denudati, a continui controlli notturni.
5 detenuti sono morti dal mese di Ramadan dell’anno scorso a oggi, facendo salire il numero di decessi in carcere a 191.
In carcere, attualmente, ci sono 300 bambini, il più piccolo dei quali è Bara’a, di pochi mesi, imprigionato con la sua mamma. La maggior parte sono reclusi nel carcere di Talmud (Hisharun). Ci sono anche 109 detenute nelle prigioni di Nafih, Trista e Talmud e in altri centri di isolamento.
Il rapporto ha aggiunto che la mancanza di cure mediche è la causa principale della morte dei detenuti: ce ne sono centinaia che soffrono di diverse malattie che richiederebbero cure adeguate, che invece non ricevono.
Il Centro ha aggiunto che le donne vivono in condizioni difficili: 66 sono condannate definitivamente; 44 si trovano al fermo; 3 in arresto amministrativo. La maggior parte delle detenute sono di Nablus e Jenin, le altre arrivano da Gerusalemme, Striscia di Gaza, Hebron, Betlemme, Tulkarem, Qalqilyah, Ramallah.
3 hanno partorito dentro la prigione durante lIntifada dellAqsa.
Il rapporto rivela anche che ci sono 6 donne in isolamento nella prigione israeliana al-Jumlah: da tre mesi si trovano in celle singole, sotto terra, e soffrono di malattie croniche della pelle, come Amneh Muna.
Il rapporto ha denunciato questa politica di trattamenti disumani e ha chiesto di verificare quanto accade ai detenuti, conoscerne lo stato di salute e di malattia e permetterne le cure.
Rafat Hamdunah, direttore del centro si è appellato al presidente Mahmud Abbas, al governo palestinese, al ministero dei detenuti e a tutte le organizzazione affinché rivelino le pratiche e le violazione israeliane, uno Stato che vanta di essere democratico.