120 i bambini imprigionati da Israele dall’inizio dell’anno

soldier-boy-detainGerusalemme occupata-Quds Press. Dall’inizio dell’anno corrente si è assistito all’aumento delle vessazioni perpetrate dalle forze d’occupazione ai danni di ragazzini palestinesi residenti nella Gerusalemme occupata. Attualmente il numero dei bambini detenuti nelle carceri dell’occupazione israeliana ammonta a 120.

Dmitry Dliani, segretario generale della “Assemblea Nazionale Cristiana in Terra Santa” oltre che membro del Consiglio Rivoluzionario di Fatah, ha dichiarato che le forze d’occupazione stanno prendendo sempre più di mira i ragazzini palestinesi, secondo una strategia mirata a terrorizzare, sotto la minaccia dell’arresto, tanto gli stessi minorenni quanto le loro famiglie. Il segretario generale, in un comunicato stampa, ha spiegato che i ragazzini sottoposti a fermo vengono spesso maltrattati durante lo svolgimento delle attività istruttorie: la stessa legislazione israeliana, nei decreti che sanciscono la necessità della presenza di almeno uno dei genitori durante le fasi investigative, trova raramente applicazione.

Il segretario ha spiegato che i ragazzini rilasciati hanno spesso fatto riferimento a metodi di tortura fisica o psicologica subìti durante indagini le cui sessioni vengono protratte per diverse ore, senza che l’età degli arrestati venga tenuta in minima considerazione.

Dliani ha aggiunto che ad un certo numero di ragazzini, al momento del rilascio dal carcere, sono stati imposti o decreti d’espulsione o ordinanze d’arresto domiciliare, con conseguente impossibilità di tornare a frequentare la scuola. I ritardi così accumulati nel percorso formativo dei ragazzi finiscono spesso per pregiudicare la possibilità di intraprendere studi a livelli più avanzati o accademici.

Non vanno poi dimenticate le gravi ripercussioni psicologiche che scaturiscono dall’allontanamento dall’ambiente famigliare o scolastico.

Dliani ha sottolineato il fatto che le vessazioni arrecate ai ragazzini rientrano nelle pratiche di pulizia etnica perseguite dall’occupazione al fine di indebolire il più possibile la struttura sociale della Gerusalemme occupata agendo su uno dei suoi pilastri fondamentali.

Le sofferenze dei ragazzini gerosolimitani non scaturiscono solo dagli arresti, i maltrattamenti, le torture e le intimidazioni, ma anche da molte altre strategie condotte dall’occupazione che finiscono per coinvolgerli in modo più o meno indiretto, come gli ostacoli posti alla fruizione del diritto all’istruzione o dei servizi sanitari (che dovrebbero essere garantiti a quanti risiedono nei territori occupati secondo quanto sancito dalla legislazione internazionale), la demolizione di abitazioni palestinesi, l’istituzione di restrizioni economiche e molti altri crimini commessi delle forze israeliane ai danni della Gerusalemme occupata.

Traduzione di Giuliano Stefanoni