2016: un anno terribile nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele

393363CBetlemm-Ma’anQuello appena trascorso è stato un anno terribile e colmo di violenza per i Palestinesi che vivono nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza assediata. Soltanto nel 2016 sono stati uccisi più di 100 Palestinesi, la maggioranza dei quali da proiettili sparati dalle forze israeliane.

Una ondata di violenza, definita da alcuni come la “Intifada di Gerusalemme”, è iniziata nell’ottobre del 2015 e fino ad oggi ha visto uccidere 246 Palestinesi da parte degli Israeliani, con 135 Palestinesi uccisi soltanto tra i mesi di ottobre e dicembre 2015.

Da quando sono iniziate le violenze, Ma’an ha raccolto i dati riguardanti tutte le persone morte, facendo parte anch’esse di questo ultimo capitolo del conflitto israelo-palestinese.

Ma’an ha documentato in totale la morte di 129 persone dal 1° gennaio al 31 dicembre 2016. Di questi morti, 111 erano Palestinesi (86%), 15 erano Israeliani (11,6 %) e tre erano di nazionalità estera (2,3%) – un americano, un sudanese ed un giordano.

Dei Palestinesi uccisi, il 97,3% lo è stato per mano israeliana. Uno è rimasto ucciso mentre teneva una bomba artigianale che è esplosa prima del tempo stabilito, un altro mentre stava mettendo in atto un attentato ed un terzo è stato ucciso da un altro Palestinese durante una sparatoria.

Tra gli Israeliani uccisi, il 93,3% lo è stato per mano palestinese, mentre un militare è stato ucciso dal fuoco amico; nove (60% del totale dei morti) sono stati uccisi durante attacchi armati.

Le violenze sono state per la maggior parte caratterizzate da attacchi di lieve entità o da tentativi di aggressioni contro le forze armate israeliane, con 55 (49,5%) dei Palestinesi morti perché uccisi da Israeliani mentre cercavano di compiere attacchi presunti o reali con coltelli.

Attingendo alle statistiche di questo periodo, emerge un quadro generale di come il Palestinese sia rimasto ucciso: un ragazzo nella tarda adolescenza o appena ventenne o poco più, del distretto di Hebron, in Cisgiordania, colpito dalle forze di sicurezza israeliane. Di tutti i Palestinesi ammazzati, 34 (il 30,6%) provenivano del distretto di Hebron.

Dal punto di vista geografico, la maggior parte dei decessi palestinesi – 82 per l’esattezza – sono avvenuti in Cisgiordania, mentre 17 si sono verificati nella città di Gerusalemme, sette nella Striscia di Gaza assediata, e cinque in Israele. Tra quelli uccisi a Gaza, vi erano due bambini Palestinesi di nove e sei anni, colpiti da un attacco aereo israeliano.

Anche se sono state uccise 12 donne e ragazze palestinesi – 10 delle quali stavano compiendo veri o presunti attacchi – la stragrande maggioranza dei morti palestinesi sono uomini e ragazzi: dei 111 Palestinesi uccisi, 99 erano maschi.

Secondo i documenti in possesso di Ma’an, l’età media dei martiri palestinesi è di 23 anni. Tuttavia l’età più frequente dei morti è di 17 anni, con 14 giovani Palestinesi di questa età che hanno perso la vita durante l’anno passato.

Secondo un rapporto del Defense for Children International-Palestine (DCIP), il 2016 è stato l’anno più letale dell’ultimo decennio per i minorenni palestinesi della Cisgiordania.

Ma’an ha documentato che 33 minori palestinesi, dai diciassette anni in giù, sono stati uccisi da gennaio.

Nel 2016 il DCIP ha registrato anche 81 ferimenti di bambini palestinesi, “la maggior parte dei quali sono avvenuti per mano delle forze israeliane”, aggiungendo che in molti casi di ferimenti o in casi letali, le forze israeliane hanno impedito ai medici di avvicinarsi e di prestare le cure ai bambini che stavano agonizzando a causa delle ferite da arma da fuoco.

Dei 15 Israeliani uccisi nel 2016, è stato colpito anche un minorenne: il tredicenne Hallel Yafa Ariel, che è stato accoltellato a morte nella sua abitazione nella colonia illegale israeliana di Kiryat Arba, dal diciassettenne Muhammad Nasser Tarayra, ucciso poi sul luogo dell’accaduto.

I casi di Israeliani che hanno ucciso Palestinesi, per i quali la versione ufficiale israeliana di quanto accaduto è stata fortemente contestata – come quando, ad esempio, i testimoni sostengono che il Palestinese non costituiva una minaccia al momento della sua morte, che le forze israeliane hanno piantato coltelli o manipolato in altro modo la scena incriminata, o quando non sono state riportate ferite ad Israeliani o nessun testimone che contesti la versione israeliana degli avvenimenti – sono stati classificati da Ma’an come “presunti”.

Vi sono stati 13 Palestinesi (11,7% del totale dei morti) ammazzati dagli Israeliani mentre compivano o tentavano di compiere attacchi sparando, veri o presunti, mentre sei (5,4%) sono rimasti uccisi mentre compivano o cercavano di compiere presunti attacchi con autovetture.

Oltre a questi, 19 Palestinesi sono stati uccisi durante scontri con le forze israeliane, 18 dei quali sono stati colpiti da armi da fuoco, mentre un Palestinese è morto a causa di grave inalazione di gas lacrimogeni.

La polizia ed i militari israeliani sono stati fortemente criticati nell’anno passato per quelle che i gruppi per i diritti umani hanno definito come “esecuzioni extragiudiziali” e per l’uso eccessivo della forza contro i Palestinesi – soprattutto contro ragazzi e bambini – che non costituivano una minaccia immediata o che avrebbero potuto essere disarmati con mezzi non letali, soprattutto durante gli scontri.

In almeno tre casi del 2016, le autorità israeliane hanno ammesso di aver ucciso Palestinesi “per errore”, confermando che i militari avevano usato eccessiva forza contro Palestinesi che non presentavano nessuna minaccia immediata per le forze israeliane al momento della loro uccisione. In due di questi casi, le vittime erano ragazzi di 15 anni.

Il governo israeliano ha trattenuto i corpi di alcuni palestinesi che erano stati uccisi durante l’anno scorso, come parte di una politica in base alla quale le autorità israeliane hanno sostenuto che i funerali dei Palestinesi avevano fornito il terreno per “incitamenti” contro lo stato israeliano.

Le autorità israeliane hanno trattenuto i corpi di almeno nove Palestinesi per periodi che vanno dai tre agli otto mesi.

Quando le autorità israeliane hanno deciso di rendere i corpi e hanno permesso lo svolgimento dei funerali nei territori palestinesi occupati, le cerimonie sono state fortemente limitate da una lunga lista di condizioni restrittive imposte dalle autorità israeliane, compreso il numero limitato di partecipanti e il dispiegamento di militari israeliani lungo il corteo funebre.

Una dichiarazione congiunta pubblicata a marzo da Addameer e dal gruppo israeliano per i diritti delle minoranze Adalah ha condannato la pratica di Israele di trattenere i corpi definendola come “una grave violazione del diritto umanitario internazionale così come della legge internazionale sui diritti umani, comprese le violazioni sul diritto alla dignità, libertà di religione, e il diritto a praticare la propria cultura”.

La dichiarazione dice anche che sembra che “molti” dei Palestinesi i cui corpi sono trattenuti da Israele sono stati “giustiziati extragiudizialmente dalle forze israeliane durante presunti attacchi contro Israeliani, nonostante non rappresentassero nessun pericolo”.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi