67 anni dopo, Deir Yassin è ancora una ferita aperta per i Palestinesi

imageBetlemme-Ma’an. Giovedì 9 aprile, i Palestinesi hanno ricordato il 67° anniversario del massacro di oltre 100 civili palestinesi da parte delle forze sioniste nel villaggio di Deir Yassin.

“Il massacro di Deir Yassin è stato un punto di svolta nella storia del popolo della Palestina, e continua a servire come promemoria necessario per le continue politiche di Israele di spostamento, espropriazione e disumanizzazione, e per la sua cancellazione volontaria della narrativa palestinese e della presenza umana nella Palestina storica”, ha dichiarato il dirigente dell’Olp, Hanan Ashrawi, in un comunicato.

Ashrawi ha osservato che il massacro è stato uno dei primi in quella che sarebbe diventata una lunga serie di attacchi militari israeliani contro i civili palestinesi, sottolineando: “Deir Yassin, Nasir al-Din, Haifa, Yazur, Bayt Daras, al-Tantura, al-Lydd , al-Dawayima, Saliha, Qibya, Kafr Qasim, e Shuja’iyya, tra gli altri, resteranno per sempre scolpiti nei nostri cuori e nelle menti e sono sempre il simbolo della tenacia e della perseveranza palestinesi”.

“Pace e giustizia per la Palestina sono attese da tempo, ed è ora che la comunità internazionale si unisca a noi che lottiamo per la libertà, la dignità e l’autodeterminazione”, ha aggiunto.

Deir Yassin è stato a lungo un simbolo della violenza israeliana per i Palestinesi a causa della natura particolarmente raccapricciante del massacro, che colpì uomini, donne, bambini, e anziani nel piccolo villaggio ad ovest di Gerusalemme. Si stima che il numero delle vittime sia di circa 107 persone, anche se dati forniti attualmente hanno raggiunto un totale di 254.

L’attacco faceva parte di una strategia più ampia denominata Piano Dalet da gruppi sionisti per spaventare i Palestinesi in fuga per l’attesa divisione della Palestina in uno stato ebraico e uno arabo. Fu organizzato dal gruppo terrorista Irgun, il cui capo era il futuro primo ministro Menachem Begin, con il sostegno di Haganah e Lehi.

Per garantire che solo gli ebrei sarebbero rimasti nello “stato ebraico” – quasi la metà degli abitanti erano Palestinesi – vennero commessi dei massacri da questi gruppi sionisti in un certo numero di villaggi nella speranza che il conseguente terrore li avrebbe portati a un esodo.

Così l’attacco a Deir Yassin avvenne un mese prima che la divisione avesse luogo e fu parte dei motivi in ​​seguito indicati dagli stati arabi vicini per il loro intervento in Palestina.

La combinazione di espulsione forzata e di fuga che i massacri – il più importante dei quali è Deir Yassin –scatenarono, creò circa 750 mila Palestinesi rifugiati all’estero. Oggi i loro discendenti sono più di cinque milioni, e il loro diritto al ritorno in Palestina è una domanda politica centrale.

L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ha affermato in una dichiarazione rilasciata giovedì, che l’episodio “caratterizza le atrocità della Nakba (catastrofe), e evidenzia l’impunità di cui Israele gode ancora oggi”.

“Come per quasi ogni singolo crimine commesso da Israele sin dal suo inizio, i criminali responsabili di questo massacro orribile e sanguinoso hanno goduto della totale impunità”.

“Poche settimane dopo questo tragico evento, l’uomo politico responsabile della Haganah (futuro esercito israeliano), David Ben Gurion, divenne primo ministro di Israele”, ha sottolineato l’organizzazione in un comunicato.

“Ancora più sorprendente è il fatto che anche i capi dell’’operazione’ a Deir Yassin, Menachem Begin e Yitzhak Shamir, leader del Lehi, che parteciparono al massacro, sarebbero diventati primi ministri israeliani”.

(Nella foto: profughi palestinesi attraversano la Galilea nell’ ottobre-novembre 1948 Foto di Fred Csesznek)

Traduzione di Edy Meroli