700 islamici egiziani in tribunale dopo le condanne a morte di massa

Il Cairo-Afp. Circa 700 sostenitori del deposto presidente egiziano Mohamed Mursi, compresa la guida suprema del suo movimento dei Fratelli Musulmani, martedì 25 marzo erano in tribunale, e il giorno prima, 529 coimputati sono stati condannati a morte.

Il processo di oltre 1.200 islamici nella provincia meridionale di Minya inizia dopo una repressione radicale contro i sostenitori di Mursi dal suo rovesciamento da parte dell’esercito, lo scorso luglio.

Sono accusati di aver ucciso due poliziotti e di aver provocato disordini il 14 agosto, dopo che la polizia ha ucciso centinaia di manifestanti mentre disperdeva due campi di protesta del Cairo.

La più grande condanna a morte di massa emessa i lunedì nella storia moderna dell’Egitto è arrivata dopo due sole udienze e ha attirato critiche da gruppi per i diritti umani, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

Gli esperti legali hanno affermato che il verdetto -choc probabilmente verrà ribaltato in appello, perché il giudice ha affrettato il processo senza seguire le procedure previste.

Washington e l’Unione Europea hanno espresso preoccupazione e hanno messo in discussione l’equità dei procedimenti contro tanti imputati durati solo due giorni.

Ma il governo ad interim egiziano, supportato dall’esercito, ha difeso la gestione del processo, insistendo sul fatto che le sentenze erano state emesse solo “dopo un attento studio” e sono state oggetto di ricorso.

Dei 529 condannati lunedì, solo 153 sono in carcere. Gli altri sono stati processati in contumacia e hanno il diritto a un nuovo processo.

Altri 17 imputati sono stati assolti.

La sentenza può essere impugnata presso la Corte di Cassazione, che probabilmente ordinerà un nuovo processo o una riduzione delle sentenze, ha detto l’esperto legale Gamal Eid.

“Questa sentenza è una catastrofe e una parodia e uno scandalo che interesserà l’Egitto per molti anni”, ha dichiarato Eid, che dirige l’Arabic Network for Human Rights Information.

Criticata la velocità del processo

Washington ha chiesto come la corte ha potuto garantire agli imputati un’udienza equa in un processo che è durato solo due giorni – una seduta iniziale sabato e la sentenza lunedì.

“E’ contro ogni logica”, ha affermato Marie Harf, vice-portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, aggiungendo che Washington “è profondamente preoccupata” e “scioccata”.

“Ovviamente gli imputati possono fare appello, ma semplicemente non sembra possibile che un equo esame di prove e testimonianze corrispondente alle norme internazionali, possa essere realizzato per più di 529 imputati in un processo di due giorni”, ha detto Harf.

Il Capo della politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton, ha dichiarato che “la pena capitale non può mai essere giustificata” e ha esortato le autorità egiziane a concedere agli imputati “il diritto a un processo equo e tempestivo”.

L’avvocato difensore Mohamed Tousson ha affermato che il giudice si è precipitato a ratificare le condanne, lunedì, dopo essere stato irritato dalla richiesta di un avvocato per la ricusazione nell’udienza di apertura del sabato.

“Era molto arrabbiato e ha aggiornato il processo per la sentenza”, ha detto Tousson . “E’ un’enorme violazione dei diritti degli imputati”.

Il ministero degli Esteri ha difeso la gestione del processo da parte della corte, dicendo che le sentenze “sono state emesse da un tribunale indipendente dopo un attento studio del caso”.

Ha aggiunto che la magistratura egiziana è “del tutto indipendente e non è influenzata in alcun modo dal potere esecutivo”.

Amnesty International ha dichiarato che si è trattato del “più grande lotto di condanne a morte simultanee che abbiamo visto negli ultimi anni, non solo in Egitto, ma in tutto il mondo”, e ha chiesto di annullare le sentenze.

La Fratellanza Musulmana ha detto che le condanne a morte sono “un’altra indicazione che la magistratura corrotta è usata dai comandanti del golpe per reprimere la rivoluzione egiziana e installare un regime brutale”.

Almeno 1.400 persone sono state uccise nella repressione contro i sostenitori di Mursi e più di migliaia gli arrestati, secondo Amnesty International.

Mursi stesso è attualmente sotto processo per tre casi diversi. L’esercito ha rimosso il primo presidente dell’Egitto liberamente eletto dopo un solo anno al potere in seguito alle proteste di massa che chiedevano le sue dimissioni .

Traduzione di Edy Meroli