Quattro prigionieri palestinesi in sciopero della fame contro la detenzione amministrativa

mother palestineQuds Press e Ma’an. La radio palestinese Sawt al-Asra ha riferito che quattro prigionieri palestinesi sono in sciopero della fame da settimane per protestare contro la loro detenzione amministrativa e contro le disumane condizioni di carcerazione.

Sami Janazreh, 43 anni, del campo profughi di al-Fawwar, vicino a Hebron, è entrato nel suo 59° giorno di sciopero della fame. L’uomo soffre di patologie cardiache e pressione bassa. Dal momento in cui ha iniziato lo sciopero della fame, le autorità carcerarie israeliane lo hanno trasferito tra i prigionieri israeliani, come forma di pressione psicologica. A seguito del deterioramento delle sue condizioni di salute, venerdì è stato spostato nell’ospedale carcerario di  Soroka.

Fuad Rabah Shukri Assi, 30 anni, di Beit Liqya, vicino a Ramallah, continua lo sciopero della fame da 28 giorni, per protestare contro l’estensione della detenzione amministrativa di altri sei mesi. Le autorità carcerarie stanno cercando di indurlo a desistere attraverso irruzioni continue nella sua cella, permettendogli di andare in bagno solo una volta al giorno, confiscandogli tutti i suoi oggetti, compresi vestiti. Attualmente è detenuto nella prigione di Ktziot, nel Negev.

Assi aveva già passato cinque anni in prigione. Suo fratello Muhammad venne ucciso dalle forze israeliane il 22 ottobre del 2013.

Muhammad Jamal Mafarja, 28 anni, di Beit Liqya, è entrato nel 28° giorno di sciopero della fame, per protestare contro i suoi 16 mesi di detenzione amministrativa. Venne arrestato nel dicembre del 2014, nove mesi dopo essere stato scarcerato.

Majdi Safwat Yasin, 33 anni, avvocato e cittadino svedese, originario di Anin, vicino a Jenin, è entrato nel 7° giorno di sciopero della fame, dichiarato a seguito dell’arresto al Ponte di Allenby. Era diretto in Svezia.

Il centro per i prigionieri Addameer ha dichiarato che 700 Palestinesi sono attualmente in detenzione amministrativa. Si tratta di una politica israeliana che prevede la carcerazione senza accuse né processo, con rinnovi che vanno da sei mesi a diversi anni. E’ una delle tante forme di persecuzione contro i Palestinesi attuata dall’occupazione israeliana.