Doppio peso nella giustizia israeliana: rifiuto di demolire le case degli assassini di Abu Khudair

Gerusalemme occupata – PIC. L’esercito di occupazione israeliano ha respinto la domanda dell’avvocato della famiglia Abu Khudair, di Gerusalemme, di demolire le case dei coloni condannati per aver bruciato a morte il ragazzino Mohammed, due anni fa, secondo quanto ha scritto giovedì 16 giugno Maariv.

Secondo il giornale, il ministero ha risposto che gli attacchi guidati dai Palestinesi contro i sionisti sono più gravi dei crimini commessi dagli estremisti sionisti contro i palestinesi e quindi non viene giustificata un’eventuale demolizione delle loro case in quanto vi è una “differenza” tra gli attentati commessi da ognuna delle parti.

Il giornale ha indicato che la famiglia Abu Khudair ha intenzione di far appello a questa decisione davanti alla Corte suprema israeliana.

Le forze armate occupanti demoliscono le abitazioni dei Palestinesi accusati di attentati, nonostante le critiche delle organizzazioni per i diritti e degli organismi internazionali verso una procedura considerata una punizione collettiva.

Tuttavia, le autorità di occupazione sioniste rifiutano di applicarla contro i coloni assassini, malgrado i loro crimini, che comprendono anche il rogo -come quello commesso nei confronti di Mohammed  Abu Khudair, che fu bruciato vivo – e come successe alla famiglia Dawabesha, arsa viva mentre dormiva. Gli autori di questi crimini sono sempre protetti.

Traduzione di Giovanna Vallone