Il piccolo Ahmad Dawabsha torna a casa

13731716_10208898527234031_6932735159803033117_nNablus-Ma’an e Imemc. Quasi un anno dopo il giorno in cui sua madre, suo padre e il fratellino di 18 mesi furono assassinati da estremisti ebrei che lanciarono bombe incendiarie contro la loro abitazione, venerdì 22 luglio il piccolo Ahmad Dawabsha, di 6 anni, è stato dimesso dal centro medico israeliano Sheba di Tel Hashomer.

Ahmad venne gravemente ferito nell’attacco svoltosi nella cittadina di Duma, nel distretto di Nablus, a luglio del 2015, e da allora è stato sottoposto a una serie di complicate operazioni chirurgiche.
Il piccolo è stato consegnato alle cure del nonno materno, con cui vivrà a Duma, ma dovrà tornare in ospedale per controlli settimanali e sottoporsi ad altri interventi, molti dei quali di chirurgia plastico-ricostruttiva in parte del corpo e del viso, gravemente bruciati.
Secondo fonti mediche, Ahmad avrà bisogno di altri sette anni di cure.
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Nel rogo dell’abitazione dei Dawabsha, la madre, Riham, e il padre, Saad, morirono per le gravi ustioni settimane dopo, lasciando Ahmad come unico sopravvissuto.
Secondo il gruppo Yesh Din, oltre l’85 percento  delle indagini sulle violenze commesse dai coloni israeliani contro i Palestinesi sono chiuse senza incriminazioni, e soltanto un 1,9 percento delle denunce termina con una condanna.
Tuttavia, gli attacchi dei coloni sono quotidiane e vengono perpetrate spesso con la protezione delle forze di sicurezza israeliane.
Oltre 500 mila coloni israeliani vivono in insediamenti a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, in violazione delle leggi internazionali.
Secondo l’OCHA – United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs – ci furono 221 attacchi di coloni israeliani contro cittadini e proprietà palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme Est nel 2015.