86 attacchi israeliani contro luoghi sacri islamici e cristiani nel 2014

Imemc. L’associazione al-Aqsa per il Waqf (patrimonio religioso) ha riferito che, nel 2014, gli Israeliani hanno compiuto circa 86 attacchi e violazioni di luoghi sacri islamici e cristiani palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme.

In un rapporto pubblicato mercoledì, l’associazione ha dichiarato che sono stati documentati circa 30 casi di attacco alle moschee, 21 ai cimiteri, sei a luoghi santi cristiani, e altri atti come impedire la chiamata alla preghiera nella moschea Ibrahimi a Hebron.

Alla precedente lista, l’associazione ha aggiunto la distruzione completa di 73 moschee, il vandalismo parziale di altre 197 e i danni a una chiesa durante la guerra della scorsa estate a Gaza.

L’associazione al-Aqsa ha registrato cinque casi di incendio alle moschee o a parti di esse, tra cui quello della moschea Ali bin Abi Talib, nel villaggio di Deir Estia, a Salfit; slogan razzisti scritti su un santuario nella città di Anata, vicino a Gerusalemme, sulla moschea di Abu Bakr a Umm al-Fahm, sulla moschea  di Abu Bakr nella città di Aqraba, a sud di Nablus, e sulla Grande moschea occidentale al-Mughayir, a Ramallah.

Sono stati registrati altri incidenti, come gli attacchi alle due moschee e a santuari islamici con scritte razziste e talmudiche. Il rapporto ha anche documentato la demolizione di cinque moschee a Nablus, a Gerusalemme e nel Neqab.

Sono stati denunciati anche sei casi di assalto a luoghi santi cristiani. Nel mese di aprile, i gruppi del “prezzo da pagare” (Price Tag) hanno vandalizzato un monastero a Rafat, a ovest di Gerusalemme, mentre un estremista israeliano ha minacciato un sacerdote a Nazareth. Un altro incidente è avvenuto nello stesso mese, quando gruppi del “prezzo da pagare” hanno scritto slogan razzisti vicino alla chiesa romana di Gerusalemme.

Nel mese di maggio, estremisti israeliani hanno scritto slogan offensivi su Gesù Cristo vicino a una chiesa a Beersheba. Mentre altri Israeliani ne hanno scritti sul profeta Muhammad e su Gesù, un incidente che è coinciso con la visita della Santa Sede in Palestina.

La relazione, inoltre, ha registrato 18 attacchi contro le moschee di Hebron e Betlemme, mentre altri attacchi documentati hanno colpito cimiteri musulmani, distruggendo lapidi, rubando monumenti, scrivendo slogan razzisti, confiscando e vendendo la terra per costruire centri commerciali.

Secondo il rapporto, nel 2014, sono aumentati i tentativi delle forze israeliane e dei coloni per impossessarsi della terra del waqf per trasformarlo in santuari ebraici: essi collocavano anche lapidi finte e facevano irruzione nei siti.

Per quanto riguarda la moschea di Ibrahim, che è colpita quotidianamente, la chiamata alla preghiera è stato impedita più di 250 volte col pretesto che infastidisce i coloni israeliani. Le violazioni includono la proibizione per i fedeli di entrare nella moschea a pregare.

Nella Striscia di Gaza, il ministero del Waqf e gli affari religiosi, ha dichiarato che l’esercito israeliano ha distrutto completamente 73 moschee, parzialmente 197 moschee e una chiesa.

Ha aggiunto che sei uffici per la zakat (elemosina legale) sono stati completamente danneggiati, una scuola waqf è stata bombardata e 11 cimiteri sono stati distrutti.

Traduzione di Edy Meroli