E.I. Bilal Hammadin guarda oltre le esili baracche del villaggio di Abu Nuwwar, nella Cisgiordania occupata, che ospita circa 600 palestinesi, verso i tetti rossi delle abitazioni di Maleh Adumim, un insediamento israeliano in cui vivono circa 40 mila persone.
«Crescendo vedevo l’insediamento ingrandirsi. Si potrebbe dire che siamo cresciuti insieme», egli dice ridendo della propria osservazione ironica.
Hamaddin sa molto bene che l’espansione dell’insediamento – edificato violando il diritto internazionale, che proibisce a una potenza occupante quale Israele di trasferire la propria popolazione nel territorio che essa occupa – ha causato il costante indebolimento della sua comunità.
A febbraio l’esercito israeliano ha demolito due caravan che erano utilizzati come scuola primaria e scuola media. Sui caravan, regalati da un’organizzazione non governativa francese tramite finanziamento dell’Unione Europea, era stampato ben visibile il logo dell’UE.
Demolite 150 strutture fornite da donatori
Alcune settimane fa la Francia ha condannato la demolizione da parte di Israele degli edifici del villaggio di Nabi Samuel, finanziate tramite aiuti umanitari francesi. Israele ha distrutto o confiscato strutture finanziate dalla Francia, compresa una scuola, tre volte, ad oggi, dall’inizio dell’anno.
In passato il logo dell’UE ha rappresentato una relativa protezione dalle demolizioni. Ma nel primo trimestre di quest’anno almeno 150 strutture finanziate dall’UE sono già state demolite dalle ruspe israeliane in Cisgiordania.
Alcuni osservatori – tra i quali un politico dell’estrema destra israeliana che ha sostenuto le demolizioni – ritengono che l’impennata delle demolizioni di strutture finanziate dall’UE sia una rappresaglia per le nuove regole dell’UE, emesse alla fine dello scorso anno, che richiedono l’etichettatura delle merci prodotte negli insediamenti israeliani.
La distruzione da parte di Israele di strutture palestinesi in Cisgiordania è triplicata nel primo trimestre del 2016, rispetto ai dati del triennio 2012-2015.
La maggior parte delle demolizioni è avvenuta nell’area C, il 60% della Cisgiordania sotto controllo totale israeliano in base agli accordi di Oslo, siglati nel 1993 da Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina.
Israele emette ordini di demolizione sul pretesto che le strutture sono state edificate senza permesso. Ma tra il 2010 e il 2014 le autorità israeliane hanno approvato solo l’1,5% delle richieste palestinesi di edificazione nell’area C.
Proteste, ma nessuna responsabilità
In una lettera all’esercito israeliano 8 ambasciatori in Israele hanno protestato per lo «smantellamento e la confisca» di rifugi finanziati dall’Unione Europea nel maggio e nel giugno scorsi.
Israele «deve fermare le demolizioni di case e proprietà palestinesi, in base agli obblighi dovuti dal diritto umanitario internazionale in quanto potenza occupante», ha aggiunto il portavoce, e deve «mettere fine alla politica di costruzione ed espansione degli insediamenti, di appropriazione di terre ad uso esclusivo israeliano e di impedimento allo sviluppo palestinese».
Ma finora non c’è stata reazione, da parte dell’UE – che elargisce finanziamenti a Israele, anche a progetti di ricerca su terreni occupati – alla responsabilità delle demolizioni.
Silvia Boarini è una fotogiornalista che risiede a Gerusalemme, coregistra del documentario «Empty Desert».
Traduzione di Stefano Di Felice
Jabal al-Baba is a village home to some 300 members of the Jahalin Bedouin tribe, who were forcibly transferred from Tel Arad in the south of present-day Israel following the establishment of the state in 1948. The area is named Jabal al-Baba, literally the Pope’s Mountain, because the hill was bequeathed by King Hussein of Jordan, which administered the West Bank between 1948 and 1967, to the Vatican on the occasion of a papal visit in 1964. The Bedouin village is next to Vatican property on land that is privately owned by Palestinians in al-Eizariya but which since 1967, the year Israel occupied the West Bank, has partly been declared state land.