Netanyahu annuncia fondi per un progetto archeologico “a seguito” della risoluzione UNESCO

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Non si è fatta attendere la “risposta” israeliana alla risoluzione dell’UNESCO, fornendo una spiegazione agli osservatori meno imboniti dai media e dalle veline israeliane e, soprattutto, che abbiano letto il testo sopracitato, della polemica, tutta fittizia sorta in questi giorni. Israele stava per assestare un altro colpo ai diritti Palestinesi, proprio quelli che la suddetta risoluzione tentava di proteggere, e cercava una “scusa”.

Gerusalemme (Ma’an). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che il governo israeliano aiuterà a finanziare un progetto archeologico dei coloni nella Gerusalemme occupata, in risposta alla risoluzione UNESCO che condanna fortemente le politiche israeliane nel complesso di al-Aqsa, conosciuto dagli ebrei come “Monte del Tempio”

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il progetto del “Monte del Tempio” lavora “per tirare dalle macerie” gli scavi intrapresi nel 1999 dal Waqf (Islamic Endowment) che gestisce il complesso di  Al-Aqsa a partire dall’occupazione israeliana di Gerusalemme Est, nel 1967.

La decisione di finanziare il progetto archeologico è stata presa (almeno apparentemente, ndr) a seguito della risoluzione UNESCO che gli Israeliani hanno condannato perché non ha usato il termine ebraico per il sito-  facendovi riferimento soltanto con il nome arabo e musulmano (e inglese) di Al-Aqsa e Haram al-Sharif. Ciò, nonostante nella risoluzione l’UNESCO abbia sottolineato l’importanza del luogo per le tre religioni monoteistiche – ebraismo, cristianesimo e islam.

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