Prevenzione e ipocrisia: donne palestinesi lasciate morire di cancro

pink-jetPalestine Chronicle. Di Adam HorowitzL’aviazione militare statunitense ed israeliana hanno fatto notizia nel mese di ottobre per aver dipinto gli aerei da combattimento di colore rosa per attirare l’attenzione sul problema del cancro al seno, durante il mese della campagna di sensibilizzazione.

Ma non tutti si stanno bevendo questo letterale esempio di pittura in rosa.

Questa è Christina Cauterucci in Slate: “Immaginate tutta la sensibilizzazione che sgorgherà sulla scia di questi due jet da combattimento rosa, prodotti in onore del mese della consapevolezza del cancro al seno, dalla marina statunitense e dall’aviazione israeliana”.

“Come il cancro al seno, anche i jet da combattimento uccidono donne, rendendoli quindi perfetti strumenti di guerra e veicoli che messaggiano le armi mortali di sensibilizzazione. Essi voleranno attraverso i cieli, facendo scoppiare tumori e mancanza di consapevolezza con i loro missili, portando morte, distruzione, vittime civili, rifugiati, distruzione di eredità culturale, il tutto con il colore rosa, in ogni luogo nel quale i loro piloti si muoveranno col nobile messaggio contro il cancro. L’aereo americano sembra essere un Cougar – capito?! Donne”.

Ed ovviamente vi è il contesto di come gli israeliani trattano attualmente i pazienti ammalati di cancro a cui è capitato di vivere nella Striscia di Gaza assediata. Qui di seguito ve ne sono degli esempi.

IRIN (Marzo 2011), “Crisi nella cura del cancro a Gaza”

“Gaza sta soffrendo per la carenza cronica di antidolorifici, di attrezzature chirurgiche e farmaci vitali, compresi quelli per la chemioterapia, a causa dei ritardi nell’approvazione dei farmaci destinati a Gaza dall’Autorità Palestinese di Ramallah e per le restrizioni imposte dal blocco israeliano”.

“La radioterapia non è disponibile, secondo quanto riferito da fonti mediche. A causa di ciò, per molti pazienti di Gaza affetti da cancro devono essere richieste cure all’estero, ma questo processo può essere molto costoso, richiedere tempo e burocrazia”.

The New Arab (Febbraio 2015), “Malati di cancro di Gaza esclusi dalle cure salva-vita”

“Salem Abdul Aziz è un altro genitore palestinese che assiste alla lenta morte di sua figlia colpita dal cancro. Dopo che il ministero della Sanità palestinese ha deciso di effettuare il trattamento per sua figlia a Gerusalemme, Salem non è riuscito ad ottenere i propri diritti dalle autorità israeliane che hanno prolungato le procedure, il che ha significato non poter passare attraverso il valico di Erez verso Gerusalemme”.

NRP (Dicembre 2015), “A Gaza i bambini affetti da cancro non hanno ‘praticamente nessuna cura’”

“La maggior parte dei bambini vengono mandati fuori, se hanno la possibilità di andare fuori. Non vi è libero accesso, sia in uscita che in entrata, nella Striscia di Gaza. Occorre avere un permesso dall’esercito israeliano per poter lasciare la Striscia di Gaza”.

“Attualmente Israele emette permessi per i casi umanitari per poter uscire ed andare presso gli ospedali israeliani per cure oncologiche specializzate. Ma si tratta di una procedura estremamente lunga e burocratizzata, ed è una vera e propria sfida sia per i pazienti che per le loro famiglie, poiché adesso è stata emessa una nuova ordinanza secondo la quale i bambini non possono viaggiare con nessuno che abbia meno di 55 anni. E quindi è un grande onere per le famiglie. Potete immaginare, ciò significa che è la nonna che deve accompagnarli”.

Electronic Intifada (Febbraio 2016), “I pazienti di Gaza combattono il cancro e l’assedio israeliano”

“Umaimah Zamalat riteneva che i suoi documenti fossero a posto. La donna di 52 anni, di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, era già è stata sottoposta ad una sessione di radiazioni presso il Makassed Hospital di Gerusalemme Est per il cancro aggressivo al seno.

Ma quando ha raggiunto il checkpoint di Erez, al confine tra Gaza ed Israele, pronta per sottoporsi ad un secondo trattamento, è stata fermata.

Il mio permesso mi dà il diritto di recarmi a Gerusalemme fino a quando avrò finito quattro sessioni [di terapia di radiazioni]. Ma quando ho cercato di passare il valico di Erez per la mia seconda sessione, mi hanno detto che non ho più il permesso”, ha riferito Zamalat a Electronic Intifada.

Le autorità militari israeliane di Erez non hanno fornito alcuna spiegazione quando l’hanno rimandata indietro. I pazienti di Gaza non hanno il permesso di stare a Gerusalemme o negli ospedali israeliani per tutta la durata del loro trattamento e devono ritornare tra una sessione e l’altra. Ciò li può mettere improvvisamente a rischio di revoche di permessi, senza alcuna spiegazione ed apparentemente senza motivo.

Questo, ovviamente, ha conseguenze inevitabili sulla salute dei malati.

“Sono estremamente preoccupata. I medici mi hanno detto che il mio caso dipende molto dai ritardi”, ha detto Zamalat.

Al-Jazeera (Maggio 2016), “Il blocco aggiunge sofferenze ai malati di cancro”

“I bambini palestinesi affetti da cancro stanno soffrendo a causa del blocco della Striscia di Gaza dato anche che la costruzione di quello che avrebbe dovuto essere il primo reparto pediatrico pubblico oncologico è ad un punto morto, date le restrizioni sulle importazioni.

Il continuo embargo di Israele ed Egitto, assieme alle crescenti lotte politiche interne tra Hamas e Fatah, hanno reso più complicate le cose sia per i medici che per gli ammalati, tanto che a Gaza addirittura non è possibile diagnosticare da quale tipo di cancro siano stati colpiti i bambini”.

Al-Monitor (Ottobre 2016), “Israele sta vietando l’entrata ai pazienti di Gaza affetti da cancro?”

Physicians for Human Rights (PHR) sostiene che Israele abbia ‘drammaticamente ristretto’ le sue politiche per garantire i permessi ai Palestinesi ammalati che necessitano di trattamenti salva-vita negli ospedali israeliani, tra di questi molti pazienti affetti da cancro. Ciò, nonostante il fatto che l’Autorità Palestinese (ANP) paghi in toto per qualsiasi paziente che venga inviato per cure in Israele dal suo ministero della Sanità.

“Il procuratore Mahmoud Abu Arisha, per conto del dipartimento dell’organizzazione dei territori occupati, ha riferito ad Al-Monitor che negli ultimi sei mesi il PHR ha ricevuto 158 ricorsi da parte di Palestinesi ammalati gravemente nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, le cui richieste per trattamenti da fare in Israele sono state respinte dall’agenzia per la sicurezza Shin Bet”.

Middle East Monitor (Ottobre 2016), “I pazienti di Gaza affetti da cancro protestano per le restrizioni israeliane alle loro terapie”

“Mentre in tutto il mondo stanno aumentando gli sforzi per diffondere la sensibilizzazione sul cancro e si esulta per nuove possibilità di poterlo sconfiggere, i pazienti oncologici di Gaza hanno protestato per le restrizioni attuate da Israele sulle loro terapie. In una dichiarazione pubblicata domenica, un gruppo di pazienti afferma che sono stati coinvolti in una ‘battaglia umanitaria con le autorità dell’occupazione per avere accesso ai medicinali di cui hanno bisogno perché le loro terapie abbiano effetto. Questa è stata una continua lotta durata dieci anni” hanno inoltre sottolineato.

Palestinian Information Center (Ottobre 2016), “Le pazienti di Gaza affetti da cancro al seno chiedono aiuti per mettere fine alle loro sofferenze”

“Le pazienti di Gaza affetti da cancro al seno hanno chiesto al governo palestinese e ad associazioni internazionali di provvedere rapidamente a fornire loro i medicinali necessari ed a facilitare i loro spostamenti all’estero per sottoporsi alle terapie”.

Il portavoce delle pazienti, Nawal Salloum, ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi lunedì che gli ospedali di Gaza non sono preparati per le terapie che combattono il cancro ed hanno mancanza di attrezzature mediche, comprese quelle utilizzate per la terapia delle radiazioni e per l’individuazione del cancro al seno.

Salloum ha anche sottolineato la grave carenza di medicinali contro il cancro a Gaza, avvertendo che, a causa di questo, la salute di molte pazienti affette da cancro è in pericolo.

Ha anche parlato a proposito dell’impossibilità, per le pazienti affette da cancro, di viaggiare all’estero per ricevere trattamenti medici, dicendo che affrontano difficoltà nel lasciare Gaza a causa del blocco, e aggiungendo che le loro richieste di viaggio vengono o rigettate o ricevono approvazione con tempi molto lunghi”.

Traduzione di Aisha T. Bravi