Conferenza di Pace di Parigi, funerale senza corpo

20170115_2_21300925_17980678Memo. La Conferenza di Pace tenutasi sabato a Parigi sul conflitto Israelo-Palestinese è terminata con la ormai usuale dichiarazione di impegno di entrambe le parti per una soluzione a due Stati. Tra altre cose sono stati incoraggiati negoziati diretti e “significativi”, e ci si è appellati ad entrambe le parti affinché “si astengano da iniziative unilaterali”. La Conferenza è stata come un funerale, con molti segni di lutto ma nessun corpo da piangere.

Né i leader palestinesi né quelli israeliani si sono recati a Parigi, nonostante il “loro” conflitto fosse l’argomento di tale seduta; entrambi non hanno inviato alcun tipo di rappresentanza ufficiale. Di più, il governo francese ha deciso di tenere la Conferenza di Pace nonostante il rifiuto israeliano di prendervi parte fosse già stato pervenuto. Il primo ministro Benjamin Netanyahu l’ha descritta come “futile”, rifiutando di prendervi parte in quanto rappresenterebbe “gli ultimi spasmi delle vecchie vestigia”.

Ovviamente la leadership dell’Autorità Palestinese ha ben accolto la Conferenza, pur sapendo che non avrebbe portato ad alcun cambiamento effettivo. Il presidente Mahmoud Abbas ha affermato che questa potrebbe aiutare a fermare “gli insediamenti illegali e la soluzione dei due Stati prevista da vari diktat e imposta con la forza”.

Che tipo di mentalità ha la dirigenza dell’ANP? Abbas ha appena visto gli israeliani respingere la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che condanna gli insediamenti illegali e ancora crede che questo pallido prototipo di conferenza fermerà l’espansione delle colonie illegali e fungerà da deterrente contro le violazioni israeliane? Gli stessi francesi hanno dichiarato che la Conferenza di Pace non mirava in alcun modo a mettere pressione ai palestinesi e agli israeliani. Di fronte a ciò, cosa possiamo aspettarci da questa iniziativa nata morta che ha una dichiarazione finale che non vale davvero la carta sulla quale è stata scritta?

Mantenere in vita la moribonda situazione dei due Stati non riflette la posizione degli israeliani né quella reale, in campo. L’israeliana Ynet News per esempio ha detto che lo stesso Netanyahu ha escluso un ritorno ai confini del 1967 (a loro volta basati sui confini dell’armistizio del 1949, ovvero la Linea Verde); parecchi membri della sua coalizione osteggiano l’indipendenza palestinese e supportano l’espansione degli insediamenti sia su un piano ideologico che relativo alla sicurezza. Questo significa che la soluzione a due Stati è tutt’altro che una soluzione per quanto riguarda Israele. Quindi qualsiasi sforzo in questa direzione è sprecato. Sebbene Israele avesse insistito che non si sarebbe piegato a nessuna linea guida della Conferenza, Ynet News e altri affermano come abbia in ogni caso cercato di influenzarne la dichiarazione finale.

Chi ha fatto il lavoro sporco se Israele non era presente alla Conferenza? Ovviamente gli Stati Uniti. Fondamentalmente Israele ha chiesto al Segretario di Stato americano John Kerry di tenergli la parte e costui ha eseguito alla perfezione. Come l’entourage di Netanyahu ha confermato.

Inoltre, giusto per precisare, la Gran Bretagna – a Parigi in qualità di osservatore e non di partecipante – ha messo il dubbio le qualificazioni delle 70 Nazioni che hanno presenziato a Parigi, sponsorizzando qualsiasi tema inerente al conflitto tra  Israele e Palestina. In qualità di osservatore la Gran Bretagna non poteva ovviamente produrre nessuna dichiarazione che contenesse clausole contro la volontà di Israele, sebbene il governo di Theresa May avrebbe voluto. Data la sua critica alla reazione di Kerry dopo la risoluzione 2334, é indubbio che sarebbe stato questo il caso.

Tutto sommato è difficile vedere la Conferenza di Pace di Parigi come qualcosa di utile. Retorica e luoghi comuni non cambiano la situazione reale, né offrono a noi palestinesi molto per cui essere ottimisti. Come dimostrano le reazioni alla risoluzione 2334, Israele sta andando avanti a fare ciò che vuole in termini di colonizzazione della Palestina, mandando all’inferno la comunità internazionale. In entrambe le amministrazioni, in entrata e in uscita, Israele ha amici; niente di quello che é stato detto a Parigi o che si dirà altrove cambierà ciò. Se proprio ci dev’essere un corpo a questo funerale, che sia almeno quello di uno Stato palestinese indipendente.

Traduzione di Marta Bettenzoli