A 90 anni dalla Dichiarazione Balfour.

A 90 anni dalla Dichiarazione Balfour

2 novembre 1917: una data che vivrà nell’infamia 

AUTORE:  Mazin QUMSIYEH

Tradotto da  Manuela Vittorelli

Passo sulla dichiarazione Balfour estratto dal libro Sharing the Land of Canaan: Human Rights and the Israeli Palestinian Struggle, di Mazin Qumsiyeh, e breve commento sulla sua rilevanza per gli eventi attuali (la guerra contro l’Iraq e quella imminente contro l’Iran):

I fatti che condussero all’appoggio della Gran Bretagna e della Francia alle aspirazioni sioniste hanno ricevuto scarsa attenzione storica. Esaminando i documenti di nazioni influenti come Francia e Gran Bretagna notiamo la presenza di dichiarazioni di supporto alle aspirazioni sioniste. Cominciò la Francia, con una lettera di Jules Cambon, Segretario Generale del Ministero degli Esteri francese, a Nahum Sokolow (allora capo dell’ala politica dell’Organizzazione Sionista Mondiale con sede a Londra) datata 4 giugno 1917:

"Siete stati così gentili da informarmi del vostro piano riguardo l’espansione della colonizzazione ebraica della Palestina. Mi avete comunicato che, se le circostanze lo consentissero e se d’altro canto fosse garantita l’indipendenza dei luoghi sacri, sarebbe cosa equa e giusta se le forze alleate contribuissero alla rinascita della nazionalità ebraica sulla terra da cui il popolo ebraico fu esiliato secoli fa. Il Governo francese, che è entrato in guerra per difendere un popolo ingiustamente attaccato, e che continua a combattere per assicurare la vittoria della giustizia sulla forza, non può che simpatizzare per la vostra causa, il cui trionfo è legato a quello degli Alleati. Sono dunque felice di potervi dare questa assicurazione".

Circa cinque mesi dopo, il 2 novembre 1917, il Ministro degli Esteri britannico James Balfour fece pervenire a Lord Rothschild una simile dichiarazione di simpatia per le aspirazioni sioniste. Affermava infatti:

"Il Governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni".

I palestinesi e altre componenti del mondo arabo si allarmarono immediatamente. Questa dichiarazione fu diffusa quando la Gran Bretagna non aveva alcuna giurisdizione su quell’area, e fu fatta senza consultare gli abitanti della terra destinata a diventare un "focolare nazionale per il popolo ebraico". La dichiarazione voleva anche proteggere "i diritti e lo status politico" degli ebrei che non scegliessero di emigrare in Palestina. Ai palestinesi ci si riferiva invece semplicemente come a non-ebrei e non veniva fatta menzione dei loro diritti politici ma solo dei loro diritti "civili e religiosi". Lord Balfour scrisse in una nota privata a Lord Curzon, suo successore al Foreign Office (Curzon inizialmente si oppose al Sionismo) l’11 agosto 1919:

"Perché in Palestina non ci proponiamo di avviare consultazioni per conoscere i desideri degli attuali abitanti… Le quattro grandi potenze si sono impegnate con il Sionismo e il Sionismo, giusto o sbagliato, bene o male che sia, è radicato in una tradizione secolare, in esigenze attuali e future speranze che hanno una portata più vasta e profonda dei desideri e dei pregiudizi dei 700.000 arabi che ora abitano quella terra antica".

Le dichiarazioni Cambon e Balfour sono due documenti che dimostrano l’appoggio dato all’entità sovranazionale sionista, un appoggio che contribuì a concederle il controllo su una terra che nessuno dei due governi all’epoca controllava. Alcuni autori britannici hanno fornito delle spiegazioni per questo appoggio motivandolo con un quid pro quo per il contributo di Weizmann all’impegno bellico britannico con mezzi come lo sviluppo di migliori sostanze chimiche per gli esplosivi. Secondo alcuni, la spiegazione va cercata semplicemente nella situazione interna della Gran Bretagna, caratterizzata da un gran numero di sionisti sia al governo sia nell’elettorato. Si potrebbe anche affermare che la Gran Bretagna e la Francia ora avevano tutto da guadagnare da un risveglio dell’idea dei primi anni Quaranta di insediare gli ebrei europei in Palestina per rimodellare la struttura della geo-politica mediorientale. L’intento di minare l’Impero Ottomano, che era ora alleato con la Germania, offre solo una spiegazione parziale e quanto meno insufficiente.

La popolazione ebraica della Palestina al tempo era a dir poco minuscola, e non certo nella condizione di resistere all’Impero Ottomano. Invece gli arabi nazionalisti della Penisola arabica erano intenzionati a opporsi all’Impero Ottomano e desiderosi di liberare le loro terre dalla morsa dei turchi. L’Inghilterra di fatto promise di appoggiare la loro indipendenza basandosi su una convergenza di interessi, come dimostrano documenti come la corrispondenza britannica con Sharif Hussain d’Arabia e le memorie di T. E. Lawrence "d’Arabia". Storici ed esperti hanno discusso a lungo sui fattori che condussero alle decisioni prese dai governi in questione. Molto viene scritto su come gli Stati Uniti entrarono in guerra e sul possibile ruolo di influenti interessi corporativi e degli sionisti statunitensi nel portare il governo e i mezzi di informazione americani ad appoggiare gli sforzi bellici.

I britannici avevano anche promesso l’indipendenza agli arabi in cambio del loro aiuto contro l’Impero Ottomano.
Era dunque una delle tante "promesse", ma era quella destinata a prevalere sulle altre, come le azioni concrete avrebbero rivelato a breve. È importante notare che questi governi dichiararono pubblicamente il loro appoggio al Sionismo pur facendo privatamente promesse agli arabi. Al supporto pubblico di Gran Bretagna e Francia si aggiunse in seguito quello degli americani.

Con il tacito consenso dell’infermo Presidente Wilson e di un’amministrazione americana che sprofondava silenziosamente nell’isolazionismo, i britannici furono liberi di applicare i loro piani in Palestina. Il 27 febbraio del 1920 i palestinesi, sia cristiani che musulmani, si ribellarono ai britannici a Gerusalemme. Il comando britannico in Palestina raccomandò la revoca della Dichiarazione Balfour. Il governo di Londra però non condivideva le idee dei soldati e dei comandanti in Palestina. Non appena la Gran Bretagna riuscì ad assicurarsi il mandato della Lega delle Nazioni, sostituì il suo governatore militare con un ebreo sionista, Sir Herbert Samuel, nel ruolo di prim
o Alto Commissario per la Palestina (1920-25). Samuel era colui che aveva tanto efficacemente istruito Weizmann durante i negoziati Balfour. Quando Samuel divenne Alto Commissario l’immigrazione ebraica aumentò considerevolmente, e con essa la resistenza palestinese. Herbert Samuel e le autorità coloniali in Palestina che simpatizzavano con i sionisti si misero a gettare le basi politiche, legali ed economiche per la trasformazione dell’area in un paese ebraico. La Gran Bretagna, con il consenso di altre grandi potenze, acquisì i poteri di cui aveva bisogno per la sua avventura coloniale. All’incontro dell’Organizzazione Sionista Mondiale che si svolse a Londra nel 1920 fu costituito un nuovo braccio finanziario chiamato Keren Hayesod.

Fine dell’estratto da Sharing the Land of Canaan.

Il 2 novembre del 1918, durante la parata per il primo anniversario della Dichiarazione Balfour nella Gerusalemme ebraica, Musa Kathim al-Husseini, allora sindaco della città, consegnò al governatore britannico della Palestina, Storrs, una petizione firmata da più di 100 notabili palestinesi che cominciava così:

"Ieri abbiamo notato una grande folla di ebrei che recavano manifesti e si accalcavano nelle strade gridando parole che hanno ferito i nostri sentimenti e le nostre anime. Essi [gli ebrei sionisti] a GRAN VOCE sostengono falsamente che la Palestina, che è la Terra Santa dei nostri padri e la tomba dei nostri antenati, e che è abitata da secoli dagli arabi, che l’hanno amata e sono morti per difenderla, è ORA il loro focolare nazionale". (Benny Morris, Righteous Victims , p. 90)

Lord Sydenham della Camera dei Deputati britannica replicò profeticamente a Balfour:

"… al danno fatto riversando una popolazione straniera in un paese arabo – con un entroterra completamente arabo – non si potrà mai più porre rimedio… ciò che abbiamo fatto è, con concessioni non al popolo ebraico ma a una sezione sionista estremista, aprire in Oriente una piaga infetta, e nessuno sa quanto quella piaga si estenderà" (UN: The Origins And Evolution Of Palestine Problem, section IV)

Edward Mandell House, l’assistente del Presidente degli Stati Uniti Wilson, scrisse a Lord Balfour predicendo gli esisti della futura applicazione della Dichiarazione Balfour:

"È tutto sbagliato, e l’ho detto a Balfour. Stanno trasformando [il Medio Oriente] nel terreno di coltura di una nuova guerra" ( Benny Morris, Righteous Victims, p. 73)

L’AIPAC e altri sostenitori di Israele hanno spinto per la guerra in Iraq (500 miliardi di dollari e un numero incalcolabile di vittime) e stanno facendo pressioni per un conflitto con l’Iran dopo innumerevoli guerre, migliaia di vittime e milioni di profughi privati della loro terra. Dire che si è trattato di un "terreno di coltura per future guerre" è usare un eufemismo.

http://qumsiyeh.org/

Originale da: Window Into Palestine

Articolo originale pubblicato il 2 novembre 2007 

Manuela Vittorelli è membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguística. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

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