A Istanbul i primi sforzi internazionali per ricostruire Gaza.

Istanbul – Infopal. L’Organizzazione araba per la ricostruzione di Gaza ha organizzato la prima Conferenza internazionale per la ricostruzione di Gaza, svoltasi mercoledì e giovedì nella città di Istanbul, in Turchia.

Alla Conferenza hanno partecipato circa 800 personalità provenienti da più di trenta paesi del mondo arabo, musulmano e europeo, tra cui rappresentanti di organizzazioni sindacali e associazioni benefiche, imprenditori e uomini d'affari.

L’Organizzazione, fondata dopo l'aggressione sionista sulla Striscia di Gaza dall’ordine degli ingegneri giordani e da altri ordini di paesi arabi e internazionali, ha invitato a muoversi rapidamente su tutti i fronti per ridare vita alla città martoriata, sottolineando che la guerra ha distrutto le infrastrutture e i settori principali al servizio dei cittadini.

A tal proposito, sarebbero stati già individuati 450 progetti per la sanità, l’edilizia abitativa e l’istruzione, per un costo complessivo di circa mezzo miliardo di dollari.

La conferenza ha inoltre annunciato il lancio di un’azione appoggiata da ordini ed associazioni di tutti i paesi del mondo. Wael as-Saqqa, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Organizzazione, ha comunicato che il valore dell’azione sarà pari a 100 €, e che la sua sottoscrizione su scala internazionale aprirà la strada a molte persone perché contribuiscano alla ricostruzione.
 
Per i partecipanti musulmani alla conferenza di fede musulmana è stata ricordata la fatwa (un parere ufficiale emanato da un’autorità religiosa musulmana, ndr) del presidente dell’Unione internazionale dei sapienti musulmani, il dott. Yusuf al-Qaradawi, nella quale si afferma che tale contributo va considerato parte “della zakat (la donazione di beneficenza richiesta dai principi dell’Islam, ndr) obbligatoria per tutti i musulmani”.

Secondo quanto dichiarato nella fatwa, “se la ummah musulmana si è divisa sulla questione dei fratelli di Gaza, se non è stata in grado di aiutare a respingere l’aggressione o fermarla, come avrebbe richiesto il dovere religioso, e se, com’è accaduto molte volte, non è stata in grado di far arrivare gli aiuti, come cibo, vestiti e medicine, allora il minimo che può fare è ricostruire quanto è stato distrutto: case, scuole, ospedali, impianti idrici e per l’elettricità, strade e infrastrutture; questo soprattutto se il nemico tenta di ottenere, facendosi carico della ricostruzione, ciò che non ha ottenuto con la sua brutale aggressione ai danni del nostro popolo”.

La linea espressa dalla fatwa prevede che tutti i musulmani dovrebbero contribuire alla causa, in quanto “imposto dalla zakat, dal momento che la popolazione di Gaza, che vive in povertà, ne ha pieno diritto”.
 
Il presidente as-Saqqa, nel corso della Conferenza, ha inoltre annunciato l'apertura di alcune sedi regionali dell’Organizzazione per la ricostruzione, ad esempio in Giordania e in Turchia, e la prossima estensione della rete ad altri paesi arabi ed islamici. L’Organizzazione è stata inoltre registrata ufficialmente in Gran Bretagna e Turchia.

Da parte sua, lo stato turco ha promesso di destinare 350 milioni di euro a Gaza.

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