A un anno dalla strage nella Striscia di Gaza: la famiglia al-Sammuni, simbolo della ferocia sionista.

Gaza – Infopal. La famiglia al-Sammuni ricorda ancora i tragici momenti del massacro perpetrato dall'esercito israeliano contro decine di suoi membri durante l'aggressione contro la Striscia di Gaza dello scorso inverno. Questa famiglia è diventata famosa, come quella che ha dato il più alto numero di martiri palestinesi durante la guerra: l'immagine del sangue e dei corpi fatti a pezzi sono nitidi nella mente dei superstiti di questa famiglia, come se tutto fosse accaduto proprio ora.

Salah al-Sammuni, un superstite del massacro commesso dalle forze israeliane, ha detto: “Non avrò pace finché il mondo non si sveglierà e punirà i criminali di guerra israeliani”.

Salah (31 anni) ripete questa frase ai visitatori, ai giornalisti e agli avvocati che simpatizzano con la famiglia che ha perso ventinove membri in un colpo solo.

La famiglia al-Sammuni è una delle famiglie palestinesi decimate dal fuoco israeliano durante l'aggressione sulla Striscia di Gaza, che ha causato la morte di circa millecinquecento palestinesi e il ferimento di oltre cinquemila, secondo le statistiche delle organizzazioni dei diritti umani.

Chi va a vedere le case di questa famiglia, che vive di agricoltura, sulla strada di Salah ed-Din, vede un enorme cartellone con le foto dei membri della famiglia uccisi il decimo giorno dell'aggressione israeliana.

Circa centocinquanta membri della famiglia al-Sammuni vivono a sud della città di Gaza. Una strada di terra conduce alle case della famiglia, le quali, ad un anno dall'aggressione, portano ancora sulle pareti le tracce del fuoco israeliano.

Per Salah al-Sammuni, tutti i soldi del mondo non ricompenseranno mai la perdita della propria figlia, dei genitori e dei cugini, giustiziati davanti ai suoi occhi mentre era con le mani legate; egli afferma che non rinuncerà mai a “perseguire giuridicamente Israele per il suo crimine ignobile” commesso contro la sua famiglia.

E di fronte alle scuse israeliane per giustificare l'aggressione a Gaza (i razzi Qassam ecc.), grida agitando la foto della figlia di due anni: “Questa bambina stava sparando razzi su Israele?”.

La vita della famiglia al-Sammuni, dopo l'aggressione israeliana, è stata stravolta.

Mahmud al-Sammuni, fratello di Salah, versa una tazza di caffè al giornalista di “Quds Press”, ma le sue braccia tremano. Questo tremore gli è stato causato dal fuoco dell'esercito israeliano durante il massacro della sua famiglia, quando Mahmud e quattro dei suoi figli sono rimasti feriti.

Salah, indicando suo fratello, ha detto: “Ho speso i soldi offerti dal governo (d'unità nazionale a Gaza) per curare mio fratello (…), che fra qualche giorno dovrà sottomettersi a un intervento chirurgico, ma spero possa cavarsela”.

Mahmud non è l'unica persona che ha bisogno di cure. Anche la moglie di Salah, Ula (27 anni), ha bisogno di cure psicologiche, poiché è ancora in stato di shock dopo aver perso la sua unica figlia 'Azza.

Il giovane Helmi al-Sammuni, che si trovava davanti alla porta di casa dove sono stati uccisi la maggior parte dei membri della sua famiglia, ha detto a “Quds Press”: “Mi hanno lasciato orfano (…), ma arriverà il giorno in cui i criminali di guerra saranno puniti”, riferendosi ai leader israeliani che hanno pianificato quest'aggressione.

Le organizzazioni per i diritti umani locali e internazionali ci hanno ragguagliato su come sono andati i fatti che riguardarono la famiglia al-Sammuni: “L'esercito israeliano radunò per ventiquattr'ore tutti i membri della famiglia in una casa in costruzione, poi bombardò quella casa”.

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