Ain al-Hilweh e la diaspora palestinese

1834532375Gaza – PIC. Il campo libanese di Ain al-Hilweh fa parte di un raggruppamento di 12 accampamenti di rifugiati palestinesi e viene riconosciuto come la “capitale” della diaspora palestinese.

Il campo profughi è abitato da più di 100 mila persone, le quali vivono in condizioni economiche e sociali estremamente complicate, senza contare le numerose controversie interne.

La storia di Ain al-Hilweh

Il campo profughi palestinese di Ain al-Hilweh è situato nella periferia della città di Saida, nella parte meridionale del Libano. È stato creato durante la Nakba (la tragedia del 1948) quando 15 mila persone furono costrette a lasciare la propria patria e all’esilio in questo campo.

Nonostante l’aumento esponenziale degli abitanti, le dimensioni del campo non sono cambiate. Le entrate e le uscite sono rigidamente controllate dall’esercito e dai servizi segreti libanesi.

È importante ricordare l’invasione del campo effettuata degli Israeliani durante la guerra civile e i numerosi bombardamenti che hanno distrutto nella loro totalità alcuni quartieri.

Le autorità libanesi hanno vietato, inoltre, la costruzione di nuovi edifici e concedono unicamente la restaurazione di antichi fabbricati.

Il campo profughi di Ain al-Hilweh forma, con altri campi, una sorta di abitazione, con delle camere riparate da alcune piastre di zinco, dove i rifugiati vivono in condizioni disperate e senza nessuna intimità.

La popolazione

Alcune recenti statistiche parlano di 120 mila rifugiati, di cui 54 mila sarebbero registrati all’UNRWA.

Il campo possiede una popolazione molto densa che vive, di conseguenza, in condizioni umane catastrofiche. Le strade sono talmente strette da impedire la circolazione delle macchine e delle persone. Le case rischiano di crollare. Secondo uno studio pubblicato nel 2010 dell’Istituto Shaded per i Diritti dell’uomo, il 32% degli abitanti del campo di Aïn al-Hilweh non si sente in sicurezza.

La salute e l’educazione

La disoccupazione, la povertà e le strade buie causano gravi problemi di salute, in particolare delle complicazioni respiratorie. I malati devono recarsi all’ospedale di al-Hamshari, situato a Saida, fuori dal campo, in quanto gli ambulatori interni non sono in grado di curare i malati gravi. Questi ambulatori non possiedono, in effetti, i medicinali e gli strumenti necessari.

Le numerose scuole presenti, tra le quali una scuola media, si trovano ugualmente in mancanza di materiale e di spazio.

L’economia

Il campo vive grazie agli aiuti dell’UNRWA, delle autorità e di alcune fazioni palestinesi. Esistono anche dei commerci semplici, dei mestieri manuali, altri occasionali o stagionali, ma il 17% degli abitanti è disoccupato.

I palestinesi, inoltre, sono spesso obbligati a lavorare la notte a causa delle leggi libanesi che limitano le entrate, le uscite e i movimenti.

Traduzione di Giulia Cazzola