Aiuti umanitari ed interessi strategici per l’Unione Europea

MEMO. Di Ramona Wadi. I Palestinesi hanno un disperato bisogno di aiuti umanitari. Così disperato, infatti, che l’Unione Europea non ha alcuna remora nel condizionare gli aiuti finanziari in termini di acquiescenza al paradigma dei due stati. 

L’Agenzia delle Nazioni Unite per gli Aiuti e il Lavoro per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA) non fa eccezione in questo tipo di ricatto politico. Durante un incontro col Segretario Generale dell’organizzazione Pierre Krahenbuhl, il rappresentante dell’UE Federica Mogherini ha dichiarato: “Dare appoggio all’Agenzia significa supportare la pace e la sicurezza nel Medio Oriente. E questo è nel nostro interesse strategico. L’UNRWA è essenziale per la prospettiva stessa della soluzione dei due stati”. 

L’UNRWA lotta per mantenere un approccio puramente umanitario, come evidenziato nella sua retorica. Eppure i suoi finanziatori stanno politicizzando gli aiuti economici rendendoli “interessi strategici”. L’ipotesi dei due stati è inoltre incompatibile col diritto al ritorno dei Palestinesi – la maggior parte dei Palestinesi può ancora sperare che, in un tale scenario, questo sia un gesto puramente simbolico e che riguarderà soltanto una piccola percentuale di rifugiati. La missione dell’UNRWA è fornire accesso ai rifugiati palestinesi ai servizi di base come educazione e cure mediche. Ma cosa accade, di preciso, quando l’UE manipola il suo aiuto trasformandolo in un interesse strategico? E l’UNRWA è in grado di tirarsi indietro, facendo in modo che l’organizzazione non entri a far parte dell’intromissione decisa dai poteri politici?

Se l’UNRWA sarà obbligata a ridurre ulteriormente i propri servizi a causa della mancanza di fondi, i rifugiati palestinesi dovranno affrontare nuove difficoltà. Finora il suo mandato per agire in risposta alla ramificata violenza politica da parte di Israele, davanti alla quale l’UE ed il resto del mondo chiudono un occhio, è risultato restrittivo (e non senza motivo), come probabilmente deciso dalla oppressiva complicità politica che ha richiesto l’esistenza dell’UNRWA fin dall’inizio. 

Se i diritti dei rifugiati palestinesi vengono ulteriormente ridotti per potersi adattare agli interessi strategici dell’UE relativamente all’imposizione dei due stati, il ruolo dell’UNRWA è via via sempre più compromesso, e non soltanto a causa della decisione del presidente USA Donald Trump di ridefinire chi deve essere considerato rifugiato palestinese. Il ruolo dell’UE nel sovvertimento dei diritti palestinesi viene portato avanti alla luce del sole ma solleva meno controversie per il fatto che Trump ha attirato su di sé lo scherno dell’intero globo, mentre l’UE è ancora posizionata dietro ad una facciata rispettabile. 

Ci viene detto che l’assistenza finanziaria dell’UE ai Palestinesi “ha un impatto cruciale” per quanto riguarda l’assistenza umanitaria. L’UE dovrebbe essere ritenuta responsabile per come il suo programma stia riducendo l’accesso ai diritti per i rifugiati palestinesi. L’aiuto umanitario sta diventando problematico visto che l’agenda dei donatori non permetterà ai destinatari di politicizzare la propria situazione. Richiede, invece, che i rifugiati palestinesi diventino destinatari senza un motivo, e ciò va contro la lotta anti-colonialista dei Palestinesi. 

Tuttavia, prevale l’idea che Trump sia un nemico solitario e potente dei Palestinesi. Trump non sta agendo nel vuoto – la sua politica sta mettendo in luce difetti nella comunità internazionale che avrebbe invece dovuto alimentare la solidarietà internazionalista di massa coi Palestinesi. Invece lo sfruttamento politico sta guadagnando forza grazie all’aspettativa che le persone in tutto il mondo rimangano incatenate per allinearsi a ciò che viene trasmesso come un’alternativa rispettabile. 

Il risultato finale è la creazione di una percezione dei Palestinesi da una prospettiva prettamente coloniale. L’unico aspetto positivo è che al posto degli imperi, ora parliamo dell’UE.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi