Al-Akhbar: Hamas in grave crisi economica

Al-Akhbar. Di Fatima Abdallah. Sembra che le rivolte della Primavera araba abbiano condotto Hamas in un vicolo cieco. Hamas deve ora affrontare una difficile situazione politica ed economica, ed è attualmente impegnata a porre fine al suo isolamento, possibilmente tornando ancora una volta sotto la protezione iraniana o egiziana.

Gaza. Sin dal primo blocco entrato in vigore sette anni fa, il governo di Hamas nella Striscia di Gaza è riuscito più volte a superare le sue crisi economiche. Tuttavia, il movimento islamista palestinese, il cui bilancio dipendeva fortemente dal sostegno dell’Iran e della Siria, nonché da quello della Fratellanza Musulmana, ha perso a uno a uno i suoi alleati.
Quando Hamas ha approvato l’opposizione armata in Siria, l’Iran ha infatti sospeso gli aiuti al gruppo islamista.  In seguito, quando l’esercito egiziano ha deposto il presidente Muhammad Mursi e l’amministrazione dei Fratelli musulmani in Egitto, i problemi di Hamas si sono aggravati, con il 90% dei tunnel distrutti e il blocco di Gaza.
Ma, nonostante la sua debolezza e disperazione, Hamas ha rifiutato di arrendersi al suo destino. Ziad al-Zaza, vice primo ministro, ha detto: ”Hamas ha affrontato molte crisi dall’inizio del blocco della Striscia, ma è sempre riuscito a superarle. Sono fiducioso che saremo capaci di superare anche quella attuale”.

Secondo il ministro delle Finanza di Gaza, Hamas deve pagare fino a 37 milioni di dollari al mese in stipendi per oltre 50 mila dipendenti pubblici e agenti di sicurezza. I ricavi mensili provenienti dai tunnel rappresentavano quasi il 40% del bilancio del governo di Hamas, poco prima della deposizione di Mursi.

Gli analisti palestinesi ritengono che il tempo, da solo, non possa risolvere la crisi e che Hamas debba cercare nuovi alleati prima che la situazione precipiti.

Rivolgendosi ad al-Akhbar, Adnan Abu Amer, analista politico, ha affermato che “Hamas non può sopravvivere da solo nella Striscia, ed è ora in una crisi reale. Per questo motivo, deve ricucire i rapporti con l’Iran”.
D’altro canto, l’analista politico Talal Okal, ha dichiarato ad al-Akhbar che ritiene che Hamas debba innanzitutto rivalutare il suo rapporto con l’Egitto. Il rapporto si è deteriorato a causa dell’appoggio di Hamas a Mursi e, di conseguenza, l’Egitto ha messo in atto le restrizioni contro Hamas. Okal crede che sia tardi, ormai, perché Hamas cerchi soluzioni di comodo.

L’analista politico Akram Atallah, concorde con Okal, ha detto ad al-Akhbar che Hamas deve assolutamente astenersi dal peggiorare i rapporti con l’Egitto, anche a livello di media.
Atallah ha dichiarato che l’ultima cosa di cui Hamas ha bisogno è uno scontro con l’esercito egiziano, l’unico soggetto che possa controllare Gaza, e Hamas, grazie alla sua posizione geografica. Atallah ha aggiunto: ”Nessuna persona sana di mente può pensare che il popolo di Gaza nutra sentimenti di animosità verso l’Egitto, unico collegamento con il mondo esterno”.

Recentemente, per la prima volta dall’inizio del blocco, Israele ha consentito l’ingresso giornaliero nella Striscia di Gaza, attraverso il valico di Kerem Shalom, di circa 70 camion carichi di materiali da costruzione, anche se questo non è del tutto sufficiente a compensare le perdite derivate dalla chiusura dei tunnel.

Secondo la Federazione industriale palestinese, si registra una carenza di materiali da costruzione, che determina l’aumento dei prezzi, penalizzando l’intera attività di costruzione. Il ministero dell’Economia stima che la Striscia necessiti quotidianamente di circa 6.000 tonnellate di ghiaia, 4.000 tonnellate di cemento e 1.500 tonnellate di lamiera ondulata.

Abu Naji al-Shaer, proprietario di un tunnel adibito al trasporto dei materiali da costruzione, non riesce a nascondere la sua rabbia contro il governo al potere a Gaza. “Da sempre”, ha detto, “Egitto e Israele hanno minacciato di distruggere i tunnel, ma solo in minima parte sarebbero stati colpiti. Ma ora, grazie a Hamas, i mezzi di sussistenza per me e per la mia famiglia sono stati distrutti a causa del sostegno di Hamas ai Fratelli musulmani  e alla sua ingerenza negli affari egiziani”.
“Ora che abbiamo perso i tunnel, come farà Hamas a risolvere il problema?”, ha aggiunto.

Come farà Hamas? E’ questa la domanda che molti si pongono a Gaza. Dopo tutto, Hamas non è solo un gruppo islamico con un’ala militare di resistenza all’occupazione, ma è anche un governo che deve controllare una zona  abitata da 1,8 milioni di persone il cui benessere dipende, appunto, da Hamas.

Traduzione di Federica Pistono