Al-Issa: pronti a presentare un dossier sui prigionieri alla Corte Internazionale dell’Aja

Qudsn.ps. Shawqi Issa, avvocato e direttore del “Centro per i diritti umani”, dichiara quanto sia importante che la Corte Internazionele dell’Aja faccia pressione sull’occupazione israeliana, specie dopo il riconoscimento dello Stato palestinese come membro non osservatore delle Nazioni Unite.

L’avvocato dunque, in difesa dello Stato palestinese, si rivolgerà al più presto al Tribunale dell’Aja perchè i diritti dei prigionieri palestinesi vengano riconosciuti, affermando che le istituzioni per i diritti umani sono già all’opera per raccogliere le informazioni e monitorare le violazioni. Una volta ottenute, saranno pronte ad intraprendere azioni legali contro l’occupazione israeliana.
Rivolgendosi all’agenzia stampa “al-Quds”, Issa afferma: “Aspettiamo ancora la decisione delle Nazioni Unite di accettare la Palestina come membro della Corte Penale Internazionale, alla quale dunque ci appelliamo. Qui, invece, possiamo contare solo sui nostri “fratelli arabi”.
Precisa inoltre che “il team della Corte Internazionale che lavora al caso dei prigionieri palestinesi è già pronto a presentare il proprio dossier, ma è necessario che, a riguardo, si pronunci l’Assemblea Generale dell’Onu ed uno stato arabo membro della Corte Internazionale”.
Il diritto internazionale -continua Issa- “definisce caratteri e condizioni della detenzione amministrativa soprattutto nella quarta Convenzione di Ginevra, e ciò significa che Israele utilizza la legge per soddisfare i propri interessi, incurante della violazione delle leggi internazionali, le quali impongono l’applicazione di forti restrizioni.
Di conseguenza ogni passo effettuato per internazionalizzare la questione dei prigionieri dovrà considerare priorità dei lavori proprio la detenzione amministrativa, pratica illegale che va fermata affrontando direttamente l’occupazione israeliana. Inoltre, secondo la terza e quarta Convenzione di Ginevra, il trasferimento dei detenuti, dai Territori Occupati in altre zone, è una violazione del diritto internazionale, il quale prevede invece la costruzione di carceri all’interno dei Territori stessi.

L’avvocato palestinese insiste dunque sull’importanza che la Palestina entri a far parte dei Tribunali Internazionali, e che i lavori portino a conoscenza, su scala internazionale, della questione dei prigionieri, giungendo ad “un parere consultivo”. E poiche le trattative, nelle loro clausole, non hanno di fatto contemplato la liberazione dei prigionieri, è necessario lottare, nel rispetto della legge ed a livello internazionale, per garantire ai prigionieri la loro liberazione. Rivolge dunque alle istituzioni per i diritti umani un appello urgente a registrare i crimini contro l’umanità perpetrati dall’occupazione israeliana, a lavorare per mostrarli agli occhi della comunità internazionale, e a rimanere all’interno delle istituzioni internazionali.
E ciò -afferma Issa- dal momento che ci troviamo di fronte ad un’occupazione che contravviene deliberatamente al diritto internazionale, che continua a commettere, nei confronti dei prigionieri, crimini, l’ultimo dei quali è il martirio di Hasan al-Turabi, e ad esercitare, a livello internazionale, la politica della detenzione amministrativa.
Amjad al-Najar, direttore del “Comitato dei prigionieri” (“Nadi al-asir”), afferma che 147 sono i prigionieri sottoposti a detenzione amministrativa nelle carceri dell’occupazione, 81 dei quali provenienti dalla sola Hebron. Ciò dimostra che tale battaglia di liberazione non è iniziata adesso, che c’è la speranza di completare il dossier sui prigionieri, e che la mossa di boicottare i tribunali dell’occupazione, la quale s’è conclusa con uno sciopero della fame, non ha portato alla fine del dossier sulla detenzione amministativa.
Parlando soprattutto a proposito dei detenuti malati, al-Najar ha aggiunto che si potrà perseguire chi commette errori medici nei loro confronti, e che lo Stato palestinese, nei prossimi giorni, darà la caccia a chi ha commesso crimini contro i prigionieri. Infine afferma che “proseguiremo in ogni direzione legale per sistemare e disporre ogni elemento importante prima di rivolgerci al Tribunale”.

Il “Centro palestinese per gli studi sui prigionieri” ha mostrato la propria preoccupazione nei confronti delle condizioni di salute di dieci prigionieri soggetti a detenzione amministrativa ed in isolamento da otto giorni. Questi sono: Yasser Dawd Mansur, Abd al-Khaliq Natsha, Mahmoud Musalama, Abd al-Hakim Bawatina, Mahmud Abu Sharkh, Huseyn Amru, Yasser al-Badrisawi, Sufiyan al-Wahhadin, Muayyad Sharab, e Adil Shanior. Tutti e dieci sono ammalati, cosa che mette a rischio la loro vita.
Ha chiesto inoltre alle autorità competenti di intervenire immediatamente per mettere fine alle pressioni esercitate dall’occupazione nei confronti dei prigionieri al fine di dissuaderli da ulteriori iniziative di protesta.

Traduzione di Salvatore Michele Di Carlo