Al-Resalah: Abbas pronto a sciogliere Comitato per i Prigionieri Palestinesi

Betlemme-Ma’an. Un sito di notizie affiliato a Hamas ha riferito domenica 19 giugno che l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) sta considerando l’idea di sciogliere il Comitato per i Prigionieri Palestinesi a causa di pressioni sempre maggiori da parte di Israele e degli Stati Uniti, che chiedono la sospensione del programma di compensazione dei “martiri”, il quale prevede aiuti finanziari ai prigionieri incarcerati da Israele e alle loro famiglie.

Il sito di notizie Al-Resalah, affiliato a Hamas – il partito che di fatto governa la Striscia di Gaza, e rivale dell’ANP, guidata da Fatah – cita fonti palestinesi “credibili” secondo cui Abbas starebbe considerando di sciogliere ufficialmente il comitato e “incorporarlo a uno dei rami o degli uffici del ministero dell’interno, nella Cisgiordania occupata”.

Dalla metà mattina di lunedì, ore dopo la pubblicazione della notizia, non è stato possibile accedere al sito di al-Resalah dagli uffici del giornale Ma’an a Betlemme, in Cisgiordania, anche se il sito era accessibile tramite VPN. Tuttavia uno membro dello staff di al-Resalah a Gaza ha confermato telefonicamente al Ma’an che il sito era visibile in Cisgiordania.

L’ANP di recente ha bloccato 11 siti palestinesi di notizie in Cisgiordania, tutti apparentemente affiliati a Hamas o a Muhammad Dahlan, un rivale politico del presidente Abbas.

Secondo il reportage, “il presidente Abbas non si è opposto ai piani del governo (del primo ministro Rami) Hamdallah per sciogliere il Comitato per i Prigionieri Palestinesi”, citando fonti anonime secondo le quali “la decisione verrà presa in accordo con l’amministrazione statunitense come gesto di buona volontà da parte dell’ANP nei confronti degli interessi politici americani”.

Le fonti hanno anche ipotizzato che la decisione di sciogliere il comitato facesse parte degli sforzi continui da parte dell’ANP di ripristinare i decennali processi di pace.

“Il governo palestinese annuncerà ufficialmente che la decisione di sciogliere il Comitato per i Prigionieri Palestinesi è stata presa a causa della crisi economica, ma la realtà è un’altra, date le pressioni sull’ANP per l’inizio di un altro ciclo di negoziati (di pace) senza precondizioni”, hanno rivelato le fonti al sito al-Resalah.

Issa Qaraqe, a capo del comitato, ha reagito al reportage affermando di non essere stato informato di questi piani di scioglimento. “Non siamo stati informati sulle intenzioni del presidente o di altri membri del governo (palestinese) di congelare il comitato”, ha detto Qaraqe a Ma’an via telefono domenica sera 19 giugno, senza fornire altri dettagli.

Il reportage è uscito pochi giorni dopo che Rex Tillerson, Segretario di Stato americano, ha annunciato che l’ANP ha acconsentito alla rimozione del programma di compensazione dei “martiri”, facendo in seguito marcia indietro dopo che le dichiarazioni sono state negate da fonti ufficiali palestinesi.

Qaraqe ha detto che le affermazioni di Tillerson sono false e rappresentano “un atto d’aggressione contro il popolo palestinese”. Ha inoltre dichiarato al sito di notizie Haaretz che una decisione del genere non avrebbe alcun senso dal momento che significherebbe la fine dei rapporti dell’ANP con la popolazione palestinese.

“Quasi tutti i palestinesi hanno avuto un martire o hanno un familiare che ora si trova in una prigione israeliana”, ha detto Qaraqe, aggiungendo che “chiunque pensi di poter prendere una decisione del genere si sbaglia di grosso”.

Nel frattempo il parlamento israeliano, il Knesset, ha avanzato una proposta di legge che prevede la cessazione dell’invio di una somma annuale quantificata a 1 miliardo di shekel (280 milioni di dollari americani) all’ANP per il finanziamento del programma, il quale fornisce aiuti economici ai palestinesi nelle carceri israeliane e alle loro famiglie, a chi è stato ferito dalle forze militari d’Israele e alle famiglie dei “martiri” palestinesi (i caduti durante attacchi contro lo Stato ebraico o in situazioni in cui non avevano commesso alcun reato).

Il programma di aiuti sociali, partito nel 1966, è stato criticato da Israele per anni. Mentre il grosso dei programmi dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) è stato trasferito nelle mani dell’ANP dopo gli accordi di Oslo del 1998, a seguito delle critiche degli Stati Uniti e dell’approvazione di una serie di leggi mirate al taglio dei fondi all’ANP, la distribuzione dei fondi è poi passata di nuovo nelle mani dell’OLP nel 2014.

Traduzione di Simona Pintus