Al via i negoziati diretti Israele-Anp promossi dagli Usa.

Infopal. Ieri, sera, giovedì' 2 settembre, hanno avuto inizio i negoziati diretti tra Israele e l'Anp guidata da Mahmud Abbas.

Come annunciato, erano presenti il presidente Usa, Barak Obama, il presidente egiziano Hosni Mubarak (con figlio Gamal) e il re 'Abdallah di Giordania.

Tra le tensioni e le opposizioni generali in campo, Netanyahu e 'Abbas hanno pubblicamente concesso l'un l'altro di essere i reciproci e credibili partner di pace, e hanno condannato gli attacchi di al-Khalil (Hebron) e di Ramallah, entrambi rivendicati dalle brigate al-Qassam.

Altrove, i ministri degli Esteri di Gran Bretagna e Germania hanno salutato l'evento in una conferenza stampa congiunta.

In apertura, Netanyahu ha affermato: “Lavoreremo per riportare la speranza e la pace alle generazioni future”, mentre 'Abbas ha dichiarato pubblicamente: “Sono qui a nome dell'Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp) per raggiungere una soluzione alle questioni principali quali sicurezza e frontiere, risorse idriche e detenuti. Per la stabilità regionale”.

Erano quasi 20 mesi che le due parti non si erano più incontrate – almeno in via ufficiale. Intanto, la colonizzazione incessante di al-Quds (Gerusalemme) e la pulizia etnica della popolazione palestinese con ordinanze e legislazioni costruite ad hoc, sono proseguite. Così come la demolizioni d'interi quartieri palestinesi ed eliminazione di villaggi beduini. E poi arresti, assassini, umiliazioni, la guerra contro Gaza, tra il 2008 e il 2009.

Rievocando l'organizzazione degli accordi di Oslo, nella seconda metà di settembre già subentreranno l'inviato Usa in Medio Oriente, George Mitchell e il segretario di Stato Usa, Hilary Clinton.

Si parla di 'status finale' al centro dei negoziati tra Israele e palestinesi.

Le reazioni. Il premier di Gaza, Isma'il Haniyah, ha dichiarato: “'Abbas non è autorizzato a negoziare a nome del popolo palestinese. Sta operando una pericolosa violazione del consenso nazionale. Nessuno si considererà vincolato da qualunque conclusione. Si tratta di una palese copertura ai crimini che Israele proseguirà contro la Striscia di Gaza, alla giudeizzazione di Gerusalemme e all'allontanamento coercitivo dell'intero popolo palestinese dalla nostra terra”.

Si appella ai paesi arabi e islamici, volge le proprie parole alla Lega Araba e all'Organizzazione Islamica perché si assumano le rispettive responsabilità sulla città santa.

Coercizione, illegittimità e pressione è il clima di questi incontri secondo Haniyah, il quale ha proseguito: “Israele tenterà di piegare definitivamente la volontà nazionale palestinese e di concludere – una volta per tutte – la colonizzazione della Palestina”.

Salah al-Bardawil, leader di Hamas, ha parlato di 'episodi senza precedenti nella storia dei movimenti di liberazione dei popoli' mentre in numerosi, all'interno del Movimento di Resistenza Islamica fanno paralleli con Oslo, quando si crearono i presupposti per la repressione di qualunque forma di resistenza.

Il Jihad islamico intanto ha avvertito che gli Usa tenteranno di cancellare per sempre la causa palestinese a protezione dello stato ebraico e ha parlato di 'mere operazioni di marketing' con riferimento alla sponsorizzazione dell'evento.

In risposta alla Conferenza mondiale ebraica svoltasi da poco a Gerusalemme dove ha avuto luogo un'importante opera di raccolta fondi per la colonizzazione della città, il Jihad Islamico propone una giornata Mondiale al-Quds e contrastare i tentativi di pulizia etnica dei palestinesi gerosolimitani.

Sarebbe però un errore credere che l'oltranzismo provenga unicamente dai Movimenti islamici.

Da Ramallah, da un sit in di protesta per quanto avviene a Washington, è intervenuto Mustafa al-Barghuti, segretario generale di al-Mubadara al-Wataniyye al-filsatiniyye (Iniziativa nazionale) con la partecipazione del Fronte Popolare e quello Democratico per la Liberazione della Palestina (Fplp/Fdlp).

“All'attuale stato dei fatti forniti da insediamenti e decisione di non prorogare il congelamento dei piani di colonizzazione, sarebbe impensabile, oltreché irresponsabile, sostenere un'iniziativa del genere. È la maggioranza del popolo palestinese ad opporsi a questa politica”.

Ha richiamato alla necessità di un'unità nazionale che goda del consenso popolare prima di farsi carico di decisioni di questa portata e conclude: “Non è altro che un'istigazione e un atto di umiliazione contro il nostro intero popolo”.

Farawne, ricercatore, e a sua volta, ex detenuto di Israele, ha chiesto alle parti in causa di partire proprio dalla questione dei prigionieri – tra le più sensibili a dimostrazione della maturità politica e per non ripetere le offese di Sharm ash-Shaykh.

Tuttavia, anche all'interno dell'Olp c'è molto scetticismo sui negoziati diretti promossi da Obama.

Tayseer Khaled ha sfatato il mito del raggiungimento di un accordo per lo status finale e ammette che, ancora una volta, “sicurezza e proseguimento dell'aggressiva espansione israeliana saranno le uniche questioni affrontate e legalizzate”.

Più esteso invece è il commento del leader di Hizbllah, Ibrahim Nasrallah quando ha affermato: “Si tratta di una necessità elettorale statunitense, dopo lo smacco iracheno e, con tutta probabilità, si darà ampio spazio alla questione nucleare iraniana”.

Restano negoziati dalle concessioni 'pericolose' anche per vari partiti giordani che protestano e criticano le scelte del proprio governo riportando la priorità su questioni quali 'l'allentamento del blocco sulla Striscia di Gaza'.

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