Apartheid sudafricana contro Apartheid israeliana

MEMO. Di Aayesha J Soni. La 14a Settimana dell’Apartheid Israeliana quest’anno verrà commemorata in oltre 200 città del mondo. Comunemente indicata con l’acronimo IAW, essendo io sudafricano ritengo che un nome più appropriato non potesse essere scelto per sottolineare le atrocità compiute dal regime sionista pressoché quotidianamente.

Ogni qualvolta la situazione del popolo palestinese viene definita come un sistema di apartheid, vengono avanzate forti obiezioni da parte della comunità schierata a favore di Israele. L’idea stessa che questo accostamento possa venir fatto viene respinta da parte di coloro che supportano il sistema oppressivo attuato dal governo israeliano, e le dichiarazioni appassionate contro questi commenti si sprecano. Tuttavia, se analizziamo la situazione da un punto di vista storico e senza pregiudizi, le analogie tra l’apartheid del Sudafrica e l’attuale situazione in Israele sono sorprendenti e non possono essere ignorate.

Le politiche restrittive praticate nel vecchio Sudafrica sono paragonabili a quelle attualmente applicate nella Palestina occupata. Sappiamo che il governo qui in Sudafrica aveva emanato la Legge sulla Suddivisione delle Zone per Gruppi, e che le persone non bianche furono obbligate a vivere in aree specifiche distruggendo intere famiglie; tutti i loro movimenti furono limitati a causa dell’obbligo di utilizzare i documenti di accesso. Anche in Israele si assiste ad una politica simile, nella quale le colonie israeliane vengono costruite all’interno e tra le città palestinesi e poi vengono circondate da muri di cemento e filo spinato, isolando completamente i Palestinesi dagli altri membri della famiglia o addirittura dai servizi basilari come l’accesso agli ospedali. Se i Palestinesi hanno bisogno di raggiungere qualsiasi luogo all’esterno della loro “terra madre”, i loro documenti devono essere approvati dai militari israeliani, un processo che prende spesso ore, e l’approvazione non sempre viene data. Innumerevoli storie orribili sono state raccontate secondo le quali Palestinesi, spesso bambini ed anziani, hanno subito gravi deterioramenti della loro salute o addirittura sono deceduti, a causa di questi controlli di “sicurezza”.

Possiamo anche valutare le politiche repressive specifiche utilizzate da entrambi i governi. Il governo di apartheid agì in modo molto ordinato e strutturato. L’arresto e la detenzione di leader politici all’interno delle comunità erano all’ordine del giorno e furono sempre adottati provvedimenti adeguati per giustificare le azioni del governo. Questo è esattamente lo stesso metodo con il quale agisce Israele. Annuncia che “metterà fine” ai leader di Hamas o ai giovani Palestinesi che resistono all’occupazione, ed è la verità poiché quasi certamente veniamo poi a conoscere dell’uccisione di un leader o di una persona comune poco tempo dopo. Gli adolescenti sospettati di attività “terroristiche” vengono trascinati via selvaggiamente dalle loro case nel mezzo della notte, e di solito devono sopportare torture ed interrogatori senza seguire le procedure legali.

L’esempio attuale più eclatante è quello della diciassettenne Ahed Tamimi, che sta trascorrendo il suo terzo mese in un carcere israeliano per aver resistito ad una aggressione ingiustificata nella sua abitazione da parte dei militari israeliani. Nel caso questi giovani Palestinesi siano fortunati, verranno poi rilasciati – mesi o anche anni più tardi – senza accuse e processi, ma saranno definitivamente cambiati per il resto della loro vita.

Il governo del Partito Nazionale del Sudafrica contribuì ad una rapida militarizzazione della società e l’esercito veniva inviato regolarmente nei quartieri non bianchi. Avendo avuto recentemente il privilegio di visitare la Palestina di persona, posso testimoniare che anche l’intera società israeliana è basata sull’esercito. Le forze israeliane pattugliano in ogni luogo e, con l’illusione di garantire la sicurezza, i soldati tengono sott’occhio ed opprimono i Palestinesi, controllando ogni loro movimento. Anche il governo di Botha divenne famoso per la sua violenta repressione delle marce di protesta, e quando ho visto i potenti carri armati israeliani intervenire in mezzo ad un gruppo di adolescenti palestinesi che cercavano di cacciarli tirando pietre, è come se avessi rivisto la storia ripetersi nuovamente.

Ritengo che le similarità siano talmente innegabili che sembra come se il governo israeliano abbia utilizzato le leggi dell’apartheid come basi per il suo ruolo oppressivo sui Palestinesi che vivono sotto occupazione. E’ giusto affermare che l’occupazione della Palestina da parte del nascente stato di Israele nel 1948 sia stata davvero una Nakba, una Catastrofe.

Attraverso l’applicazione di leggi simili a quelle dell’apartheid che vediamo imposte oggigiorno contro i Palestinesi e gli innumerevoli massacri di civili innocenti che hanno avuto luogo al fine di fondare Israele, è plausibile pensare che lo stato non venne “creato” dall’ONU. Fu invece, e resta, costituito sul terrorismo delle milizie sioniste e, in seguito, delle Forze Israeliane di Difesa. E’ giunto il momento, per il mondo intero, di riconoscere la necessità di rifiutare Israele come membro legittimo di un ipotetico “mondo libero” e di sostenere i diritti di tutti i Palestinesi, compreso il loro diritto al ritorno alle terre rubate in modo così spietato, così come i loro fondamentali diritti umani.

Quello che fu il primo Primo Ministro di Israele, David Ben Gurion, disse nel 1948: “Dobbiamo fare qualsiasi cosa per essere certi che loro [i Palestinesi] non ritornino”. Riassicurando i suoi compagni sionisti che i Palestinesi non avrebbero mai fatto ritorno alle loro case, egli sosteneva che “L’anziano morirà ed il giovane dimenticherà”.

Avrei avuto piacere che Ben Gurion fosse ancora vivo, anche solo per vedere che, nel 2018, i giovani Palestinesi non hanno dimenticato, come egli aveva sperato, e neanche le persone che amano la giustizia in tutto il mondo hanno dimenticato la catastrofe inflitta ai Palestinesi. Ed è per questo motivo che la Settimana dell’Apartheid Israeliana continuerà ad essere celebrata fino a quando la verità, la giustizia ed i diritti umani siano ottenuti per tutti nella Palestina occupata.

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi