Arrestata l’attivista italiana Samantha Comizzoli

11136624_10205432097075462_3977788904900117057_nDi Marco Da Ros. La mattina di venerdi 12 giugno soldati dell’occupazione sionista hanno arrestato a Nablus l’attivista italiana Samantha Comizzoli. Samantha da diversi mesi si trova in Palestina per documentare le quotidiane violenze e gli abusi dell’esercito israeliano ai danni dei palestinesi. Ha riassunto il suo intenso e coraggioso lavoro nel film documentario Israele-il cancro uscito poche settimane fa, e recentemente è stata anche colpita da proiettili di gomma durante una manifestazione.
 
Il suo imprigionamento avviene in una fase in cui i rapimenti di palestinesi da parte dell’esercito sionista sono all’ordine del giorno, in una costante spirale di violenza; un ventunenne è stato ucciso mercoledi scorso a Jenin durante un’incursione dei soldati. 
 
I prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane attualmente sono circa 7000, di essi 450 in detenzione amministrativa, cioè senza capi d’accusa. Per il loro numero e la loro condizione essi sono un elemento cardine della Resistenza palestinese. E proprio in questi giorni tra i prigionieri ci sono forti avvisaglie di un nuovo sciopero della fame di massa.
 
Khader Adnan, 37 anni, uno dei più famosi prigionieri palestinesi attualmente in detenzione amministrativa nelle carceri israeliane, ha da pochi giorni iniziato un nuovo sciopero della fame per i diritti dei detenuti palestinesi, dopo quello del 2012 durato 66 giorni. Adnan, arrestato per la nona volta un anno fa senza alcuna accusa formale a suo carico (in tutto ha passato sei anni della sua vita nelle prigioni israeliane senza che gli siano stati rivelati i suoi capi d’accusa), da giorni rifiuta il cibo e i trattamenti medici: per questo è stato ospedalizzato con la forza.
Adnan potrebbe essere presto affiancato da un’altra persona in sciopero della fame, il segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ahmad Saadat. Saadat domenica avrebbe informato sia i suoi avvocati che la Polizia Penitenziaria dell’intenzione di iniziare uno sciopero della fame il 19 giugno.
Lo sciopero della fame di Saadat ha lo scopo di protestare non solo per la mancanza delle visite dei suoi familiari, ma anche per le ripetute violazioni da parte della Polizia Penitenziaria degli accordi che posero fine allo sciopero della fame di massa dei prigionieri palestinesi nel 2012.
Lo sciopero della fame del 2012 fu indetto per protestare contro il divieto delle visite dei familiari, i prolungati periodi di isolamento ed il largo uso della detenzione amministrativa. Ma dopo l’ondata di arresti del 2014, avvenuta in concomitanza con la sanguinaria aggressione israeliana alla Striscia di Gaza, gli accordi scritti e quelli orali raggiunti a quel tempo non sono più applicati. Tuttora i prigionieri vengono mandati in isolamento, a centinaia di prigionieri vengono negate le visite dei familiari ed il numero dei detenuti amministrativi è in aumento. 
Di fronte a questa situazione è importante organizzare iniziative pubbliche di controinformazione e di protesta, e dare continuità alla campagna di boicottaggio di Israele. 
Per manifestare solidarietà a Samantha e discutere della situazione dei prigionieri palestinesi  si invita tutti/e sabato 13 giugno alle 17 sotto la RAI di via Verdi a Torino.