Bambini di Gaza orfani per una guerra sanguinaria

289221Gaza-Afp. “Mi chiamerà sia papà sia mamma”, ripete l’undicenne Amir Hamad, cullando la giovane sorellina tra le braccia, dopo che la guerra di Gaza ha lasciato lui e i suoi fratelli orfani.

Cinquanta giorni di sanguinosa battaglia sai all’interno sia nei pressi di una Striscia di Gaza devastata dalla guerra sono costati le vite di circa 500 bambini, oltre ad avere reso orfani centinaia di altri bambini, per i quali si prospetta un futuro privo dell’affetto dei loro genitori.

“Preferirei essere morto che essere rimasto senza mia madre e mio padre”, racconta Amir ad AFP, dicendo che non dimenticherà mai quel fatale momento del secondo giorno di guerra in cui furono uccisi.

“I miei genitori stavano bevendo il caffé di sera dopo l’interruzione del digiuno (per il Ramadan), quando una bomba cadde sulla nostra casa”, dice, rievocando il modo in cui un attacco aereo israeliano colpì la loro casa situata nella parte settentrionale di Gaza.

“Li ho visti giacere a terra e mi sono reso immediatamente conto che erano morti”, dice Amir, il più grande dei cinque bambini. Sua sorella Lamis, di quattro mesi, è la più giovane.

Il fratello di Amir, Nur, 6 anni, era rimasto a terra immobile, con il viso coperto di sangue.

“Due paramedici lo hanno soccorso”, ricorda Amir guardando Nur, che ora siede al sicuro vicino a lui.

“Mi prenderò cura dei miei fratelli e delle mie sorelle. Ma sono preoccupato perché i miei genitori non sono più qui ad aiutarmi”.

Ci sono ancora delle figure adulte nella famiglia: la nonna e il nonno.

La nonna Afaf Hamad, 60 anni, ha dovuto abbandonare la sua casa a causa di una battaglia che ha lasciato circa mezzo milione di persone senza un tetto, ma dice che farebbe qualsiasi cosa per prendersi cura dei cinque bambini.

Ma non ha idea di come finanzierà la loro istruzione.

“Non li abbandonerò mai. Li crescerò così come ho fatto con mia figlia”, dice.

“Ma come pagheremo la scuola?”

 

“Mamma e papà sono in paradiso”

Bisan Daher, 8 anni, ha perso entrambi i genitori e diversi fratelli in un raid aereo israeliano nel nord di Gaza.

“Eravamo tutti a casa. Non abbiamo niente da nascondere. Nessun razzo. Ma hanno colpito la nostra casa mentre eravamo tutti dentro”.

“Adesso mamma, papà e i miei fratelli sono in paradiso”, dice la bambina, ancora coperta di bende per le ferite procuratesi durante l’attacco aereo.

“Ho ripreso coscienza dopo l’attacco; avevo sabbia e pietre negli occhi. Vorrei proprio rivedere mamma e papà”, dice Bisan.

È rimasta intrappolata per sei ore sotto le macerie prima che i paramedici la trovassero e la portassero d’urgenza in ospedale.

La sorella ventottenne di Bisan, Noha, che è sposata, l’ha ospitata a casa sua.

“È ancora scioccata e traumatizzata dall’incidente. Non dorme, piange molto e continua a cercare mamma e papà”, racconta Noha ad AFP.

“Ci hanno detto che dovrebbe essere visitata da uno psichiatra, ma con la guerra in corso era impossibile muoversi liberamente per il timore di bombardamenti aerei o di attacchi di terra”.

I dati delle Nazioni Unite mostrano che almeno 373 mila bambini a Gaza avranno bisogno di supporto psicologico come conseguenza delle sette settimane di guerra.

Anche il numero dei bambini nella lista dei deceduti è alto, ammontando a circa un quarto del totale. Infatti, 494 delle 2143 vittime sono bambini.

Fra gli israeliani è stato ucciso un bambino su 70 persone, 64 delle quali erano soldati.

 

Unico orfanotrofio sovraffollato

C’è solamente un orfanotrofio in un tutta la Striscia di Gaza ed è sovraffollato a causa della guerra.

L’orfanotrofio Al-Amal ha già accolto tra i 250 e i 300 bambini rimasti senza genitori in seguito alla guerra, racconta ad AFP il suo direttore, Ayad al-Masri.

Si è arrivati a quel numero a partire da circa 120 orfani ospitati prima dell’inizio del conflitto.

Durante il conflitto, uno dei bambini ospiti dell’orfanotrofio, Ali, 10 anni, è stato ucciso da una cannonata contro una scuola delle Nazioni Unite, presso la quale si stava riparando assieme alla sua famiglia allargata.

L’orfanotrofio ha solamente 31 stanze, ma Masri promette che si espanderà.

“Costruiremo un altro edificio, in grado di accogliere tutti gli orfani in arrivo”, dice.

La velocità con la quale questa costruzione può essere completata dipenderà da quanto materiale edile Israele lascerà entrare a Gaza dopo un divieto durato un anno per questo genere rifornimenti, risultato di otto anni di blocco.

In seguito all’accordo di pace raggiunto martedì scorso, Israele si è impegnata a lasciare entrare materiale da costruzione, ma sottoporrà tutti rifornimenti a severe ispezioni, per il timore che possano essere impiegati per fabbricare armi o costruire fortificazioni e attaccare nei tunnel.

Traduzione di Lorenzo Emanuel