Bambini palestinesi senza infanzia

Di Y.H. Samer Tamimi e Naser Mosabbeh sono due bambini palestinesi, rispettivamente di 11 e 12 anni. Samer è di Nabi Saleh, un villaggio palestinese nei pressi del governatorato di Ramallah (Cisgiordania, nonché Territorio Palestinese Occupato), mentre Naser è di Gaza.
Pur essendo ai lati opposti della Palestina, Samer e Naser, come del resto tutti i bambini palestinesi, condividono lo stesso destino, quello dell’occupazione israeliana nella propria terra.

Samer Tamimi, 11 anni, cugino della leonessa di Palestina Ahed Tamimi, è stato prelevato ed interrogato dall’esercito israeliano nella mattinata di venerdì 28 settembre, mentre giocava a pallone davanti casa sua con altri due bambini palestinesi, per poi essere rilasciato – o meglio, consegnato alla polizia palestinese dall’esercito israeliano, e infine alla famiglia – durante la notte tra venerdì e sabato.

Naser Mosabbeh, 12 anni, è stato ucciso da un cecchino israeliano sabato 29 settembre, durante la Marcia del Ritorno (una manifestazione portata avanti dal 30 marzo 1976 per chiedere l’adempimento della risoluzione 194 dell’ONU sul diritto al ritorno in Palestina dei profughi palestinesi).

Fatte queste tristi presentazioni, che cosa dice il diritto internazionale a riguardo?
Il diritto internazionale umanitario, costantemente violato da Israele fin dai suoi principi più elementari, parla ben chiaramente per entrambi i casi di Samer e Naser.
Nel caso di Naser, un bambino di 12 anni che non aveva nient’altro se non uno zaino, una bottiglietta di acqua e probabilmente la sua voce con cui urlava “Falastin hurrah” (“Palestina libera”), cita il carattere di CRIMINE DI GUERRA nel dirigere deliberatamente attacchi contro persone fuori combattimento, che non siano legittimi combattenti, ossia civili. Nel caso della presenza di bambini come Naser, la situazione si aggrava ancora di più.

Per Samer, invece, parlano la IV Convenzione di Ginevra 1949, la Convenzione sui Diritti del Fanciullo di New York 2000 e il rapporto dell’UNICEF sui bambini palestinesi nelle prigioni israeliane: in particolare, nel rapporto viene sottolineato come Israele violi in particolare l’articolo 37 Convenzione sui Diritti del Fanciullo e l’articolo 72 della IV Convenzione di Ginevra, che prevedono entrambi il diritto all’assistenza legale per i minori al momento dell’interrogatorio, sempre negato da Israele. Inoltre, la detenzione amministrativa di minori, pratica utilizzata quotidianamente da Israele e che prevede la detenzione di minori (ed anche adulti) senza capi di accusa ne processo, è considerata una pratica illegale.

Il rapporto di fine anno 2017 di Amnesty International ha mostrato come vi sono più di 300 minori palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane in detenzione amministrativa.

Samer e Naser sono solo due esempi dei soprusi e degli abusi da parte dello Stato d’Israele sui minori palestinesi.
Quando si parla della questione palestinese, è opportuno andare al di li là della giusta e sacrosanta empatia (tuttavia da non sottovalutare quando si tratta del popolo palestinese, ormai considerato soprattutto in Occidente, e grazie ad una certa propaganda, come una accozzaglia di soli terroristi di Hamas!). La questione palestinese è una questione di legalità e di diritti umani.

I tribunali penali della Ex-Jugoslavia e del Ruanda sono stati istituiti con un motto: “no peace without justice”, nessuna pace senza giustizia.