La Banca Mondiale approva i fondi di emergenza per Gaza

Betlemme-Ma’an. Secondo quanto riportato da uno dei suoi massimi funzionari, la Banca Mondiale stanzierà milioni di dollari in aiuti di emergenza alla Striscia di Gaza, lacerata dalla guerra.

Inger Andersen ha dichiarato che gli aiuti, approvati il 30 ottobre, finanzieranno la riparazione delle infrastrutture danneggiate e aiuteranno l’autorità palestinese, in gravi difficoltà economiche, a recuperare le perdite subite durante le cinque settimane di attacchi da parte di Israele.

La vice presidente della Banca Mondiale per il Medio Oriente e il Nord Africa Andersen ha dichiarato in un’intervista con Ma’an, che sarà mandata in onda durante il weekend: “Al momento ci stiamo occupando di quattro progetti di emergenza”.

“Stiamo compiendo sforzi per rispondere alla crisi, il più velocemente possibile”.

Gli aiuti economici daranno modo all’Autorità Palestinese di recuperare i costi delle spese mediche per le cure di migliaia di palestinesi coinvolti nei 50 giorni di violenza.

Il resto dei 63 milioni di dollari saranno spesi per riparare le strutture idriche, energetiche e urbane. I progetti già esistenti della Banca Mondiale valgono un totale di 180 milioni di dollari, e la metà di questo budget è stato destinato a Gaza.

Secondo le stime dell’ONU oltre 11.000 palestinesi sono rimasti feriti durante gli scontri a Gaza tra i gruppi armati israeliani e palestinesi, avvenuti lo scorso luglio e agosto. Oltre 2.000 palestinesi e 73 israeliani sono morti.

L’ONU ha inoltre stimato che oltre 18.000 case sono state distrutte o danneggiate e più di 100.000 palestinesi sono rimasti senza un tetto fino a settembre. L’unica centrale energetica del paese è stata attiva solo per poche ore al giorno da quando è stata colpita dall’incendio.

 Un aiuto “nuovo e supplementare”

Il 12 ottobre, durante una conferenza al Cairo, alcuni benefattori internazionali hanno promesso oltre 5 miliardi di dollari in aiuti per la ricostruzione della zona costiera dell’enclave. La somma ha superato i 4 miliardi chiesti dall’Autorità Palestinese.

Andersen elogia il riscontro ottenuto, ma chiede con forza ai benefattori di non ridistribuire i fondi già raccolti per altri progetti o per la Cisgiordania.

“La ridistribuzione dei fondi stanziati prima della crisi creerebbe una situazione inconcepibile e insostenibile nei confronti del disavanzo di bilancio. I benefattori devono farsi avanti e scendere in prima linea con maggiori risorse”, dichiara Andersen.

“Questi aiuti finanziari devono muoversi rapidamente, essere nuovi e supplementari”.

La vice presidente ha messo in guardia i benefattori affinché non trascurino Gaza e i territori palestinesi, con l’avanzare delle ondate di violenza in Iraq e Siria. La Banca Mondiale ha interrotto le operazioni in Siria nel 2012, ma ha ancora un ufficio a Baghdad.

Durante l’intervista registrata lo scorso martedì, la Andersen ha respinto le proteste di Hamas e di altri a Gaza secondo cui molti dei fondi raccolti verrebbero spesi in Cisgiordania.

“Sarà di fondamentale importanza che le risorse siano spese per il ripristino di Gaza. Non ho motivo di credere che questo non avvenga”, ha dichiarato, e ha aggiunto che la Banca Mondiale non ha intenzione di cooperare con Hamas.

“Trattiamo con istituzioni che sono la manifestazione dell’autorità palestinese, che ha sede in Cisgiordania. “Queste sono le istituzioni con le quali abbiamo relazioni e con le quali firmiamo gli accordi”.

Hamas sostiene che le autorità di Gaza stesse dovrebbero essere coinvolte nei processi decisionali, e ha criticato l’insistenza del primo ministro Rami Hamdallah affinché i fondi passino attraverso il governo con sede in Cisgiordania.

Ai primi di ottobre Hamdallah ha annunciato che circa metà dei fondi promessi al Cairo saranno spesi in Cisgiordania. I suoi commenti hanno attirato le critiche di Hamas, che in giugno ha formato un governo di consenso con il suo rivale Fatah.

Andersen ha dichiarato che le operazioni della banca non sono cambiate da quanto stabilito nell’accordo.

“Dal punto di vista tecnico abbiamo a che fare con le stesse persone. Come sia possibile che l’espressione del governo di consenso sia giunto a quelle conclusioni deve ancora essere confermato”, ha aggiunto.

La banca deve essere trasparente

La Andersen, dopo aver trascorso 14 anni presso l’organizzazione, si dimetterà a gennaio 2015 per prendere la guida dell’Unione internazionale per la conservazione della natura.

Sarà la quarta persona di spicco a lasciare la banca da quando si è insediato il presidente Jim Yong Kim nel 2012, istituendo un controverso piano di riorganizzazione.

Alcuni dei 15.000 impiegati della Banca hanno dato voce a preoccupazioni riguardo la mancanza di trasparenza durante la ristrutturazione, la Andersen ha però dichiarato che l’amministrazione ha preso misure per mitigare le inquietudini.

“Credo che la lezione che abbiamo imparato consista nel comunicare di più con i membri dello staff”, ha spiegato. “Credo inoltre che il nostro presidente abbia fatto dei passi in avanti significativi, per garantire la trasparenza più assoluta”.

“Che è poi, in fondo, ciò che noi predichiamo ai governi, nostri clienti – giusto?”.

Traduzione di Elena Ferrara