Bassam Saleh: ‘Primo, congelare la cooperazione militare con Israele’.

Da www.ilmanifesto.it

Primo, congelare la cooperazione militare con Israele
Bassam Saleh
Il primo ministro israeliano Olmert, arriva oggi a Roma in visita ufficiale in un momento drammatico per la Palestina e per tutto il Medioriente. Purtroppo per le nostre speranze di una rottura di continuità rispetto all’era Berlusconi, il premier israeliano nel corso dei suoi incontri romani, non potrà che ringraziare il governo italiano per la fermezza con la quale ha applicato l’embargo contro il popolo palestinese, colpevole di aver eletto democraticamente un governo diverso da quello auspicato dagli Usa e dall’Europa. Le condizioni dettate dal «Quartetto» per togliere l’embargo che sta affamando e disgregando la società palestinese, sembrano del resto fatte apposta per confermare il rifiuto israeliano a trattare con le autorità palestinesi, rifiuto in realtà già in atto ai tempi di Yasser Arafat. Hamas deve riconoscere lo stato di Israele, rinunciare alla violenza, riconoscere tutti gli accordi firmati tra Israele e Olp. Il tutto senza tener conto che il riconoscimento tra Olp e stato di Israele è già avvenuto e che Hamas già da più di due anni rispetta rigorosamente una tregua concordata con il Presidente Abu Mazen e, al contrario, mai rispettata da Israele. Singolare anche la richiesta ad una sola delle parti in causa, quella palestinese, di riconoscere degli accordi che i governanti israeliani hanno cancellato prima ancora dell’arrivo di Hamas al potere. Il tutto mentre Israele continua a reprimere impunemente i territori palestinesi. Il governo di centro sinistra, per quanto riguarda la Palestina, dopo alcuni primi segnali di un cambio di rotta rispetto al passato, non solo non ha fatto seguire fatti concreti alle sue parole, ma anzi le ha contraddette imponendo l’embargo e, negli ultimi giorni, ha persino facendo marcia indietro sulla proposta di una conferenza internazionale sul Medioriente. D’Alema ci ha così ricordato che «Noi siamo con Israele e stiamo applicando l’embargo contro i palestinesi» mentre Romano Prodi, ha sostenuto che «Israele ha bisogno della garanzia di poter mantenere in futuro il proprio carattere di stato ebraico». Di sicuro non ci saremmo aspettati un tale invito a non applicare una risoluzione dell’Onu – la 194 – che è la base di una giusta soluzione della questione dei profughi e a non tenere conto del diritto privato internazionale, negando a cinque milioni di palestinesi il loro diritto al ritorno e al risarcimento per quanto è stato loro sottratto.
Il governo Prodi, se tiene realmente alla pace, dovrebbe al contrario assumere una politica di reale «neutralità» tra le parti dando alcuni chiari segnali in questo senso: dal congelamento del trattato di cooperazione militare con Tel Aviv – che ci rende complici della ricerca israeliana sulle armi non convenzionali usate contro la popolazione palestinese e libanese – alla fine dell’embargo che sta affamando i bantustan di Gaza e Cisgiordania.

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