Basta alle oppressioni d’Israele contro gli attivisti umanitari

12 maggio 2010

Amnesty International ha chiesto alle autorità israeliane di non tormentare più un attivista umanitario palestinese, la cui condanna a sette giorni di carcere è stata estesa oggi.

Si tratta di Amir Makhul, arabo cittadino d'Israele, arrestato all'alba dello scorso 6 maggio dalla polizia e dai servizi di sicurezza israeliani dopo che questi hanno fatto irruzione nella sua casa di Haifa, nel nord d'Israele. Le accuse rivoltegli sono quelle di “contatto con un agente straniero”, sulla base di “prove segrete”.

“Makhul è un importante difensore dei diritti umani, noto per il suo attivismo sociale a favore dei cittadini arabi d'Israele” ha affermato Philip Luther, vice direttore del programma di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa. “Il suo arresto e l'estensione della sua detenzione sanno di vessazione pura, progettata per ostacolare il suo lavoro umanitario. Se fosse veramente così, lo considereremmo un individuo messo in galera per le sue opiniioni, e ne chiederemmo a gran voce il rilascio immediato e incondizionato.”

Da quando Amir Makhul si trova in cella, gli è stato negato il diritto di contattare il suo avvocato. Il dottore del carcere ha informato quest'ultimo che il detenuto soffre di dolori alla testa.

La mattina del suo arresto, Makhul è stato portato al centro d'interrogatori di Petah Tikva e, in un'udienza tenuta lo stesso giorno, gli sono stati assegnati sei giorni di reclusione. Oggi, la pena è stata estesa fino al prossimo 17 maggio.

Secondo la moglie, Janan Makhul, durante la loro irruzione le forze di sicurezza hanno anche confiscato telefonini, computer, una macchina fotografica e alcuni documenti.

La stessa mattina, altri uomini delle forze di sicurezza avevano perquisito l'ufficio di Ittijah, l'associazione di Haifa per la quale lavora Makhul.

Il ministro dell'Interno israeliano Eli Yishai, lo scorso 21 aprile, aveva già vietato all'attivista qualsiasi spostamento per i successivi due mesi, sostenendo che una sua uscita dal paese avrebbe posto “una seria minaccia alla sicurezza dello stato”.

A Makhul, però, questo è stato comunicato solo il giorno successivo, quando ha tentato di lasciare Israele per iniziare una serie d'incontri con altri attivisti della società civile in Giordania.

Quando Amnesty International ha parlato con lui alla fine del mese scorso, lui stesso si è detto preoccupato che il divieto a viaggiare facesse parte di uno schema più ampio di repressione di stato a danni delle attività politiche pacifiche dei cittadini arabi d'Israele, giustificato sotto il termine di “problemi di sicurezza”.

A conferma delle sue parole, basti pensare che nel gennaio 2009 il Comitato elettorale centrale israeliano proibì all'Assemblea democratica nazionale (Adn) – un partito che attualmente dispone di tre seggi nel Parlamento israeliano e chiede che Israele sia “uno stato per tutti i suoi cittadini” – e alla Lista araba unita (Lau) – quattro rappresentanti parlamentari – di ripresentarsi alle elezioni generali, accusandole di appoggiare il terrorismo e di non riconoscere “l'esistenza d'Israele in quanto stato ebreo e democratico”. Il bando del Comitato è stato successivamente annullato dall'Alta corte israeliana.

Lo scorso 24 aprile un attivista dell'Adn, Omar Said, è stato anche lui arrestato dalle autorità israeliane.

Inizialmente era stato imposto alla stampa israeliana un ordine di censura che vietava di menzionare gli arresti di Makhul e Said. La successiva rimozione della censura ha portato i media israeliani a riferire quattro giorni fa che, per entrambi gli attivisti, le accuse erano di spionaggio e presunti contatti presi con un agente straniero del gruppo libanese di Hezbollah.

Amir Makhul è direttore general di Ittijah – voce della comunità palestinese in Israele – fin dalla sua fondazione nel 1995.

È inoltre presidente del Comitato pubblico per la difesa della libertà politica, all'interno dell'Alto comitato arabo di monitoraggio in Israele.

“Nell'improbabile caso che vi siano le basi per perseguire Amir Makhul – afferma Philip Luther – dovrebbe essere accusato di crimini riconoscibili, e processato subito in piena conformità con gli equi standard giuridici internazionali.”



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