Betlemme perduta?

«Ora qui a Betlemme non c’è lavoro, non c’è più turismo. I pochi pellegrini che arrivano oggi vengono chiusi in pullman e trasportati fino alla Basilica della Natività. Scendono, sostano il tempo necessario per la visita all’interno della chiesa e poi ripartono per…Israele. Non dormono qui, non girano per i negozi, non parlano con noi. Sono cristiana e anche per me questa basilica ha un valore religioso grandissimo. Ma proprio per questo spererei quasi che per un po’ la chiudessero. Sì, se avessimo il coraggio di chiudere la Natività, forse il mondo si accorgerebbe e qualcuno finalmente si domanderebbe cosa succede ora a Betlemme, attorno al luogo che ricorda al mondo intero la decisione di Dio di venire a stare per sempre in mezzo agli uomini. Betlemme, diventata oggi la “prigione” che tiene in gabbia come animali migliaia figli di Dio.

“Andiamo a Betlemme”, dice il Vangelo, “per vedere cosa vi sta accadendo”. Questo dovrebbe essere l’obiettivo di tutti i pellegrini che da ogni parte del mondo vengono a vedere le pietre e non a incontrare i cristiani. Che ne è della Terra Santa? Di questa terra ora? Dei suoi crisitiani ora e fra pochi anni, se ancora ce ne sarà uno, oltre al frate custode della Basilica?

Provate a chiedere ai pellegrini che hanno messo piede a Betlemme se si sono accorti dello stato di prostrazione, sfinimento e morte che si percepisce nelle strade e nelle case della nostra città; se qualcuno ha indicato loro le mostruose colonie israeliane che continuano ad allargarsi aggressive divorando terra e speranza».

(Maha, cristiana palestinese. Da “Bocche scucite”, Nandino Capovilla e Betta Tusset, Edizioni Paoline).

(Si veda: https://www.infopal.it/testid.php?cat_id=3)

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