Black-out elettrico a Gaza diventa crisi idrica e delle acque reflue

MEMO. Il Direttore generale dell’Autorità Nazionale Palestinese per i servizi idrici dei comuni costieri (CMWU), Munther Shublaq, ha annunciato il 6 settembre un’imminente crisi idrica e delle acque reflue dovuta al persistente black-out elettrico, come ha riportato Safanews.

In comunicato stampa, Shublaq ha affermato che la situazione a Gaza è peggiorata dal momento che il combustibile offerto dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), necessario al funzionamento degli impianti idrici e di depurazione, si sta esaurendo.

Shublaq  ha avvertito che ciò porterà a una grave mancanza di acqua corrente, oltre all’allagamento di acque reflue nelle zone residenziali di Gaza, rimasta sotto l’assedio israeliano per 12 anni.

Shubaq ha comunicato che la situazione è già passata dallo stato di crisi a “un passo dal disastro”, citando il deterioramento degli impianti idrici e di depurazione in diverse aree del territorio di Gaza.

Il funzionario palestinese ha anche sottolineato che gli impianti idrici e di depurazione a Gaza necessitano di almeno 400.000 litri di combustibile industriale per poter continuare a essere operativi.

Ha aggiunto che la quantità di “acque reflue non trattate che si riversano nel mare è aumentata a causa di operazioni irregolari degli impianti di depurazione”,  sottolineando che questo causa elevati livelli di inquinamento e influisce negativamente sulla salute pubblica degli abitanti di Gaza che non hanno altro posto dove nuotare all’infuori del mare.

A conclusione della conferenza, Shublaq ha lanciato un appello a tutte le organizzazioni umanitarie internazionali e alle istituzioni delle Nazioni Unite per intervenire con urgenza e fornire adeguate quantità di combustibile per alleviare l’emergenza dovuta alla mancanza di corrente elettrica nella Striscia di Gaza e permettere alla CMWU di proseguire il suo lavoro.

Traduzione per InfoPal di Giulia Zeppi