B’Tselem: illegali gli ordini di demolire le case dei palestinesi

Gerusalemme–Pic. Martedì, in un comunicato stampa, il Centro israeliano sui Diritti Umani nei Territori Occupati “B’Tselem” ha denunciato gli ordini israeliani di demolire o sequestrare le abitazioni appartenenti alle famiglie dei palestinesi responsabili dei recenti attacchi contro Israele.

“Questa azione porta a colpire degli innocenti. Si tratta di una punizione collettiva, a un tempo illegale e immorale”, sostiene  B’Tselem.

Nella dichiarazione si sottolinea che “il sistema di sicurezza israeliano ha annunciato l’intenzione di demolire o sequestrare sei abitazioni: tre a Gerusalemme Est, una a Nablus e una a Hebron”.

Il centro afferma: “Dal 1967, quando ha avuto inizio l’occupazione, le forze di sicurezza israeliane hanno demolito centinaia di abitazioni per punire parenti di palestinesi che avevano colpito degli israeliani o che erano accusati di ciò. L’adozione di questa politica ha ridotto alla condizione di senzatetto migliaia di persone che di per sé non erano accusate di alcun crimine”.

Una decina di anni fa, un comitato militare capeggiato dal Genarale Maggiore Udi Shani ha rilevato come la demolizione punitiva delle abitazioni fosse una misura di dubbia efficacia rispetto alla prevenzione degli attacchi contro gli israeliani. Nella stessa sede si notava che alcuni indicatori mostravano come in certi casi le demolizioni provocassero l’effetto opposto e la misura in questione veniva definita come appena “al limite della legalità”.

B’Tselem afferma che gli ordini di eseguire demolizioni punitive in risposta agli attacchi contro Israele ignorano regolarmente le osservazioni del comitato e vengono emanati innanzitutto per attirare l’attenzione dei media e per trarne un vantaggio politico.

La politica della demolizione di abitazioni a scopo punitivo è sbagliata a prescindere dalla sua efficacia. Facendo pressione sulle autorità israeliane affinché non demoliscano queste abitazioni, le organizzazioni per i dirttti umani sono giunte alla conclusione che tale politica, punendo persone per crimini commessi da altri, contravviene ai più ovvi principi morali.

Traduzione di Lorenzo Emanuel