Caso Arrigoni, il ministero dell’Interno: ‘Abbiamo chiesto ai tre sospetti di arrendersi, ma hanno rifiutato’

InfoPal e Pal.info. Durante una conferenza stampa svoltasi ieri sera, il ministero dell'Interno del governo di Gaza ha dichiarato che l'attacco della polizia al covo dove si trovavano i tre uomini accusati dell'uccisione dell'attivista italiano “è stato una importante lezione per tutti coloro che tentano di interferire con la sicurezza e stabilità in Gaza, in particolare, quando il nemico sionista è alla ricerca di modi per impedire che la seconda Freedom Flotilla arrivi a Gaza”.

Il portavoce del ministero, Ihab Al-Ghussein, ha spiegato che ieri pomeriggio, nel campo di an-Nusseirat, un battaglione di poliziotti ha scoperto e accerchiato il covo dei tre fuggitivi, ricercati per l'omicidio di Vittorio Arrigoni.

Ghussein ha dichiarato che i poliziotti hanno agito “con saggezza e responsabilità: hanno chiesto ai sospetti di arrendersi e di non opporre resistenza, ma essi hanno rifiutato e hanno aperto il fuoco contro di loro, ferendo tre agenti”.

E ha proseguito: “La polizia ha portato sul posto dei mediatori, compresi dei familiari dei tre, per cercare di convincerli ad arrendersi ed evitare il bagno di sangue. Tuttavia, Abdulrahman al-Breizat, in modo particolare, ha rigettato tutti gli sforzi di mediazione, decidendo di uccidersi piuttosto che consegnarsi”.

Ha fatto notare che Breizat ha sparato contro il padre di uno dei fuggitivi, ma non l'ha ferito. 

“Dopo il fallimento della negoziazione, che è durata più di sei ore, le forze di polizia si sono mosse per prendere il controllo della casa, nel tentativo di arrestare i sospetti, e, poiché due poliziotti si erano arrampicati sul tetto, Breizat ha sparato contro di loro e ha lanciato una granata, ferendoli lievemente.

Ha lanciato inoltre un'altra granata al secondo piano, uccidendo uno dei suoi complici, Bilal al-Omari, e ferendo Mahmoud al-Salfiti, prima di spararsi e uccidersi”. 

La polizia ha poi arrestato due dei sospetti. 

Il ministero ha ringraziato i membri delle forze di sicurezza e i loro capi “per gli sforzi nel rivelare le circostanze del crimine, e la gente nel campo di Nusseirat per aver sostenuto il lavoro dei servizi di sicurezza”. 

 

 

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