Khalid Amayreh
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) non è
più ciò che era una volta. Oggi l’organizzazione che generò Laila
Khalid, George Habash e molte altre illustri personalità nei cieli
della lotta palestinese per la libertà e la giustizia, sta svolgendo
un ruolo molto simile a quello di un tirapiedi nei riguardi
dell’Autorità Palestinese sostenuta dagli americani.
La perdurante affinità tra il leader di fatto del FPLP Abdel Rahim
Mallouh e il Presidente dell’Autorità Palestinese e capo del Fatah
Mahmoud Abbas, sembra suggerire come l’organizzazione di sinistra
stia effettivamente abbandonando i suoi principi originari. Ciò che è
persino più scioccante è che gli scandalosi misfatti del regime di
Ramallah hanno poca o nessuna attinenza con il matrimonio d’interesse
tra il FPLP e la dirigenza dell’Autorità Palestinese.
Non troppo tempo fa, il FPLP non esitava ad eliminare fisicamente
qualsiasi figura palestinese che osasse "attraversare la linea
rossa", cioè negoziare con gli occupanti colonialisti israeliani. A
questo proposito, un classico esempio può essere considerato
l’assassinio compiuto più di venti anni fa da un dirigente del FPLP
contro l’ex sindaco di Nablus, nominato dagli israeliani ed accettato
dall’OLP, Thafer al Masri.
Ora, tuttavia, con tutte le linee rosse che virtualmente vengono
attraversate alla luce del giorno dalla dirigenza dell’Autorità
Palestinese, il FPLP non solo rimane in silenzio e ubbidiente ma
fornisce anche una certa copertura del "consenso nazionale" per
legittimare politiche e pratiche che George Habash, Abu Ali Mustafa,
Wadee’ Haddad e Ghassan Kanafani avrebbero considerato come suprema incarnazione del tradimento nazionale.
Sin dagli infausti accordi di Oslo avvenuti più di 15 anni fa, il
FPLP si è proposto come il rappresentante della coscienza del
nazionalismo palestinese laico. Comunque, gli ultimi cinque anni
hanno testimoniato un grave deterioramento nell’impegno del FPLP nel
sostenere e salvaguardare gli obbiettivi e gli interessi nazionali
palestinesi.
A livello teorico, la dirigenza del FPLP continua a recitare i soliti
vecchi retorici rituali circa le malvagità del sionismo e del fronte
imperialista capeggiato dall’America.
Tuttavia, in netto contrasto con la roboante retorica, i capi del
FPLP hanno camminato tranquillamente ed ubbidientemente fianco a
fianco con il regime di Ramallah lungo la strada del sacrificio degli
interessi nazionali allo scopo di ottenere riconoscimento da
americani ed israeliani.
In realtà il FPLP ha commesso ben più che semplici errori
perdonabili. Ha commesso gravi peccati che in realtà disonorano e
deturpano la storia di un’organizzazione che ha sempre giudicato
individui, entità e regimi in base al livello della loro
sottomissione all’imperialismo americano.
Esaminiamo alcuni dei madornali errori nazionali e morali commessi di
recente dal FPLP, che secondo me fanno sicuramente ribollire di
rabbia molti dei membri e sostenitori del gruppo.
L’attuale dirigenza del FPLP (mi riferisco a Mallouh, non a Ahmed
Sadaat che sta penando nelle carceri israeliani) ha effettivamente
permesso ad Abbas di manipolare il FPLP come una conveniente pedina
prontamente disponibile per la propaganda da usare nell’interminabile
confronto tra Fatah e Hamas. Questo è un fatto che molti capi
schietti del FPLP come Khalida Jarrar ammettono senza difficoltà.
Per di più, ogni volta che Abbas vuole portare avanti il suo
approccio verso la cessione di diritti nazionali palestinesi, come
l’importantissimo diritto al ritorno, o quando vuole conquistare
punti nella lotta di propaganda con Hamas, egli non fa che invocare
la vecchia e noiosa litania secondo cui l’OLP è la sola e legittima
organizzazione rappresentativa del popolo palestinese.
Curiosamente, questo avviene nonostante il fatto che le politiche e
gli obiettivi perseguiti da Abbas e dal suo regime, che sopravvive
grazie alle mani tese dagli Stati Uniti, dall’Europa e da qualche
paese arabo ricco di petrolio, costituiscono l’esatta antitesi di
quelli stessi obbiettivi ed aspirazioni per cui l’OLP fu fondata.
Inoltre, la dirigenza del FPLP non ha detto né fatto niente durante
tutti gli anni in cui il Fatah stava erodendo, corrompendo e
svuotando costantemente l’OLP della sua sostanza e persino della sua
importanza fino a quando l’organizzazione alla fine è diventata la
pallida imitazione di quello che era una volta.
Alcuni mesi fa ho chiesto al sig. Mallouh, durante una conferenza a
Ramallah, se la sua fazione avrebbe ancora aderito all’OLP nel caso
in cui il regime di Abbas fosse sceso a compromessi sui sacrosanti
punti cardini nazionali palestinesi come la questione di Gerusalemme,
il diritto al ritorno dei profughi e le colonie ebraiche della
Cisgiordania e di Gerusalemme Est.
Mallouh si è astenuto dal suggerire una risposta diretta e chiara.
Invece ha detto che "attraverseremo il ponte quando lo
raggiungeremo". Tuttavia Mallouh e tutti i palestinesi hanno già
raggiunto quel ponte poiché Abbas ha detto in termini che non possono
essere fraintesi che non chiederà il ritorno di tutti i profughi
palestinesi nelle loro case e nella loro ancestrale patria che oggi
si chiama Israele.
E’ vero, la base del FPLP ha condannato le affermazioni di Abbas,
cosa che dovrebbe essere elogiata e apprezzata.
Tuttavia l’assordante silenzio di Mallouh e i suoi stretti
collaboratori non può essere perdonato. Questo non è più lo stesso
FPLP con cui siamo cresciuti e che rispettavamo. E’ veramente triste
che il FPLP, insieme ad altri gruppi ed organizzazioni palestinesi
che si professano sostenitori della tradizione di sinistra di
schierarsi con la classe lavoratrice e di difendere i principi di
giustizia, si stia arrendendo all’egemonia americana, o per interesse
o per la scarsa fiducia nelle possibilità di sconfiggere le trame
imperialiste.
Queste organizzazioni sembrano aver scelto di accontentare l’Autorità
Palestinese, gli israeliani e gli americani piuttosto che parlare
chiaro e gridare forte contro alcune delle azioni chiaramente
criminali che Israele e l’Autorità Palestinese hanno intrapreso nella
Cisgiordania, compresa la distruzione o la chiusura di scuole
primarie, orfanotrofi, associazioni di beneficenza e altre
istituzioni civili che aiutano i palestinesi e rafforzano la loro
capacità a resistere all’occupazione in stile nazista degli israeliani.
Come esempio ben più calzante, il FPLP è rimasto zitto mentre il
regime di Ramallah sponsorizzato dagli americani si è rifiutato di
pagare gli stipendi regolari di circa 600 insegnanti i cui dossier e
le cui pratiche continuavano ad esser trattenute presso gli uffici
del Mukhabarat (servizi d’intelligenza).
Allora, perché il FPLP non ha detto una parola a nome di questa gente
trattata ingiustamente? Perché Mallouh non ha sollecitato il suo
intimo amico Abbas a trattare questi sfortunati lavoratori con il
rispetto e la dignità che meritano?
Un’altra grave pecca comportamentale che mina l’immagine e la
reputazione del FPLP è la prolungata frequentazione tra Mallouh e
Abbas che suggerisce come l’organizzazione di sinistra non ha alcuna
seria obiezione da sollevare contro la completa conversione da parte
del regime dell’Autorità al fronte americano-sionista. Per caso i
dirigenti del FPLP sono così sprovveduti da non capire che l’Autorità
è diventata una parte integrante del progetto globale americano
contro le forze della resistenza e della fermezza in Medio Oriente?
Infine, il silenzio da parte del FPLP di fronte allo stato di polizia
che si consolida in Cisgiordania, grazie all’intervento attivo della
CIA e di Israele, è più che rivelatore. Riflette un elevato grado di
autocompiacimento e corruzione morale da parte dei capi del FPLP che
osservano tutti questi empi atti venir commessi mantenendo al tempo
stesso la bocca chiusa.
Infatti il FPLP sembra seguire alla lettera il vecchio adagio "la
parola è d’argento, il silenzio è d’oro", anche se ovviamente in modo
patetico. Forse l’adagio che meglio rispecchia di questi tempi la
condotta del FPLP è quello coniato da Saadi Shirazi, "quando c’è di
mezzo il denaro, le teste si chinano".
Sfortunatamente, questa sembra essere la spiegazione più plausibile
del comportamento del FPLP nei riguardi dell’Autorità Palestinese in
questi anni.
Ad esser onesti, nessuno si aspetta che il FPLP possa vigorosamente
correggere o conciliare la scena palestinese.
Comunque sia, ci si aspetta che il FPLP sia un minimo ligio ai propri
principi, specialmente quelli attinenti all’inviolabilità dei diritti
palestinesi e all’onore e alla dignità della battaglia palestinese,
entrambi i quali stanno chiaramente venendo compromessi da quella
stessa entità con cui la dirigenza del FPLP si sta oggi mostrando
compiacente.
Originale da: What is wrong with the PFLP? (http://
palestinethinktank.com/2008/10/16/khalid-amayreh-what-is-wrong-with-
the-pflp/)
Articolo originale pubblicato il 16 Ottobre 2008 su PIC
L’autore: http://www.tlaxcala.es/detail_auteurs.asp?lg=it&reference=46
Tradotto dall’inglese da Diego Traversa per Tlaxcala, la rete di
traduttori per la diversità linguística. Questo articolo è
liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e
di menzionarne autori, traduttori e la fonte.
URL di questo articolo su Tlaxcala: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?
reference=6120&lg=it