‘Chi conosce la questione palestinese, non può essere equidistante’

Riceviamo e pubblichiamo.

Sig. Direttore,

seguo da tempo, come  cittadino che si documenta, quanto accade in Israele-Palestina e constato che mai sono stati evidenti come ora, da parte degli ultimi governi israeliani nei confronti del popolo palestinese : l’assenza del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, l’assoluta mancanza di una volontà di pace, ed attuati, come se fosse lecito, l’apartheid, la pulizia etnica e, la colonizzazione, con la complicità degli Stati Uniti, UE e Paesi arabi amici filo-occidentali, nel silenzio dei grandi mezzi d’informazione.

In Italia, si tratta degli stessi giornali e Tv che hanno sostenuto la partecipazione italiana a tutte le guerre e le missioni militari dalla prima guerra del Golfo ad oggi, favorevoli alle grandi opere come la Tav Torino-Lione e prevedibilmente all’intervento, con la Nato, in una nuova guerra preventiva decisa dagli Stati Uniti e da Israele contro l’Iran. Può sembrare fuori luogo mettere insieme guerre, Israele e No-Tav ma ci sono punti in comune: le guerre e le grandi opere fanno parte della stessa politica liberista ed imperialista occidentale, la Comunità internazionale occidentale sta minacciando, spinta da Israele, una guerra disastrosa contro l’Iran che avrebbe nell’occupazione israeliana dei Territori la causa principale; ho notato in Val di Susa, l’uso contro i valligiani dell’inconfondibile tagliente filo spinato israeliano. Non è un caso che l’unico giornale che si è opposto alle guerre occidentali, all’occupazione israeliana ed alla Tav sia ‘il manifesto’ (Liberazione non c’è più) e anche per questo è importante che sopravviva e sarebbe meglio per il mondo intero se Stati Uniti e UE, invece di preparare ed assecondare una nuova guerra, intervenissero su Israele, che è dotato di armi nucleari e non ha firmato il Trattato di non proliferazione, per la fine dell’occupazione .

Potrei scrivere molto sull’apartheid  e la pulizia etnica in Israele-Palestina ma la lettera sarebbe troppo lunga e rimando, chi fosse interessato, agli ottimi e documentati libri dello storico Ilan Pappé ‘La pulizia etnica della Palestina’, dell’antropologo Jeff Halper ‘Ostacoli alla pace’, e dell’architetto Eyal Weizman ‘Architettura dell’occupazione’, tutti ebrei.

Aggiungo solo che non si può non essere d’accordo con il giornalista Gideon Levy, quando nel documentario ‘This is my land…Hebron’, dice che il popolo palestinese nel sopportare quanto accade a Hebron “è uno dei popoli più tolleranti e meno violenti del mondo. Chiunque, in tale situazione esploderebbe”, e basterebbe guardare quel documentario per rendersi conto di quanto accade nei Territori Occupati.

Per quanto riguarda i crimini commessi dallo Stato israeliano, sono stati riconosciuti e denunciati da diverse Commissioni internazionali e da Rappresentanti dei diritti umani e del diritto internazionale. Ricordo:

La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza del 2008-2009, composta da quattro membri, tra cui il giudice Richard Goldstone che la presiedeva, ha riconosciuto che nell’attacco a Gaza, Israele ha compiuto crimini di guerra e probabilmente anche crimini contro l’umanità, e anche se il giudice Goldstone, sottoposto a fortissime pressioni israeliane, ha fatto una parziale marcia indietro, gli altri membri, Hina Dilani avvocato dei Diritti umani, Christine Chinkin docente di Diritto internazionale, e Desmond Travers esperto di missioni di pace in Irlanda, hanno confermato le conclusioni del rapporto, che rimane valido.

Il rapporto della Commissione d’inchiesta di Ian Martin, Alto mediatore delle Nazioni Unite, incaricato da Ban-Ki-Moon, sui bombardamenti israeliani  contro le strutture dell’Onu a Gaza, ha concluso che Israele “aveva mostrato uno spericolato disprezzo della vita dei civili’, e in sette episodi su nove aveva agito in modo illegale.

Il Tribunale Russel ha presentato nel gennaio 2012 un rapporto al “Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale” e il suo delegato, il giurista Michael Mansfield, presidente della Haldane Society of Lawyers Socialist, ha dichiarato: “L’Onu deve perseguire Israele per crimini di guerra”,

Raquel Rolnik, Rapporteuse dell’Onu, nella Conferenza stampa del 12 febbraio, a Gerusalemme, ha accusato Israele di “strategia di giudaizzazione” in Cisgiordania, Gerusalemme-Est e in aree dello stesso Israele, con una politica che esclude, discrimina e deporta le minoranze, particolarmente i palestinesi, non rispettando né i Diritti dell’Uomo né il Diritto umanitario internazionale.

Navi Pillay, Responsabile dei Diritti umani e tutti gli inviati dell’Onu  in Israele-Palestina, nel corso di diversi anni, Alvaro de Soto, John Ging, John Dugard, Richard Frank, hanno denunciato il costante deterioramento delle condizioni di vita della popolazione palestinese, i crimini quotidiani e le violazioni dei diritti umani da parte di Israele.

Aggiungo che anche la Corte internazionale dell’Aia, nel 2002 ha emesso una sentenza sull’illegalità del Muro, e che la Quarta Convenzione di Ginevra impone alle potenze occupanti di assicurare il benessere alle popolazioni civili sotto controllo; tuttavia, dopo tutte queste critiche e denunce, non c’è stato alcun intervento della Comunità internazionale su Israele.

Ma ciò che mi ha spinto a scrivere questa lettera è la distanza siderale tra quanto si legge  e si vede in internet e sulla stragrande maggioranza dei giornali e in tv a proposito della situazione israelo-palestinese.

Leggendo le notizie e guardando i video diffusi da you-tube che arrivano dai siti palestinesi, da associazioni di amicizia ebraico-palestinesi, israeliane ed internazionali, da Ong laiche e cattoliche, da siti di amicizia Italia-Palestina ci si rende conto della crudeltà e della insopportabilità dell’occupazione israeliana, della negazione di ogni diritto al popolo palestinese, perché dovunque ci sono soldati israeliani in assetto di guerra, check-point, il Muro e strade riservate ai coloni, che impediscono la libertà di movimento a lavoratori, malati, studenti, al passaggio delle merci. Nelle case palestinesi avvengono ogni giorno, in qualche luogo dei Territori, controlli in piena notte da parte dell’esercito israeliano, anche senza motivi, arresti amministrativi con pestaggi e talvolta torture, demolizioni di case, espulsioni, espropriazioni e costruzioni di nuove abitazioni per coloni, sradicamento di ulivi e di alberi da frutta, aggressioni di coloni sempre più prepotenti nei confronti di contadini e studenti, attacchi dell’Idf ai pescatori di Gaza, a manifestanti disarmati che protestano contro il Muro illegale colpiti da pallottole e fumogeni che hanno determinato la morte di diverse persone, e frequentemente bombardamenti di Gaza con uccisione di resistenti e civili ed omicidi extragiudiziali. A Hebron, 600 coloni condizionano la vita di 130mila palestinesi ingabbiati.  

Come si può accettare che un ragazzo che scaglia pietre contro un carro armato o entra nella buffer zone, un pescatore che fa il suo lavoro, un contadino che raccoglie quanto ha seminato, vengano uccisi impunemente?

L’acqua, il carburante, l’energia elettica, la telefonia e perfino i pannelli solari, tutto nei Territori Occupati è sotto il controllo dell’esercito israeliano e le migliori merci agricole esportate da Israele provengono dalle colonie, da terreni rubati ai palestinesi.

Il governo Netanyahu sta attuando, in modo evidente e senza alcun ostacolo, il progetto sionista del Grande Israele, iniziato già nel 1948, rendendo impossibile, per mancanza di territorio, uno Stato palestinese, solo in apparente contraddizione con la dichiarata accettazione da parte del primo ministro Netanyahu della possibilità di esistenza di uno Stato palestinese, perché per Stato egli intende un agglomerato di bantustan. D’altra parte, nessun primo ministro israeliano ha mai voluto un vero Stato palestinese, neppure Yithzak Rabin che, proprio in una intervista rilasciata al giornalista  della Rai, G.Giacovazzo, andata in onda in questi giorni, ha espresso chiaramente il proprio pensiero, dicendo che non c’era posto per uno Stato palestinese, costituito da Cisgiordania e Gaza, tra un unico Stato ebraico ed uno Stato giordano-palestinese.

Chi conosce quanto accade in Israele-Palestina, e ciò vale soprattutto per i giornalisti ed i politici, non può dirsi equidistante tra il popolo palestinese e lo Stato d’Israele, ed invece proprio molti fra coloro che informano e condizionano l’opinione pubblica, che ricordano e celebrano giustamente la Shoah, non ne hanno recepito l’insegnamento, non sentono l’ingiustizia e non hanno umanità nei confronti di un popolo che ha sofferto la Nakba e oltre 60 anni di occupazione, causa di 7 milioni di profughi ed esiliati.

Se l’opinione pubblica occidentale conoscesse la crudeltà dell’occupazione israeliana, questa non potrebbe continuare e la pace sarebbe più facile.

Cordiali saluti,

Ireo Bono, Savona