Cinque minorenni palestinesi rischiano alte condanne

Salfit-InfoPal. Un centro palestinese per i diritti umani ha reso noto che i tribunali israeliani hanno rinviato il processo di cinque detenuti palestinesi minorenni, provenienti dal villaggio di Haris, vicino a Salfit (Cisgiordania), e accusati di aver provocato un incidente stradale in cui otto coloni israeliani sono rimasti feriti.

Riportando dall’avvocato Camille Sabbagh, il Centro studi Asra Filastin (Prigionieri della Palestina) ha reso noto che “il tribunale militare israeliano di al-Jalma ha rinviato di dieci giorni il processo di cinque minorenni palestinesi, cui età varia tra i 14 e i 17 anni, per completare le indagini. Si tratta di Mohammed Clep, di 15 anni, Mohammed Suleiman, di 14, Tamer, Ammar e Mohammed as-Souf , di 16, 17 e 15 anni rispettivamente”.

Martedì 26 marzo, l’avvocato Sabbagh ha avvertito dal rischio che le autorità israeliane infliggano alte condanne ai bambini detenuti, “a causa della natura delle accuse mosse nei loro confronti, cioè il lancio di pietre contro le automobili israeliane, che ha provocato un incidente stradale in cui otto coloni sono rimasti feriti, uno dei quali in modo grave”.

Dal canto suo, Qaher Abu Kamal, portavoce del centro per i diritti umani ha lanciato un appello a tutte le organizzazioni umanitarie che si occupano di diritti umani e dell’infanzia, oltre alle istituzioni attive nel sostenere i prigionieri “per stare accanto ai cinque minorenni, sottoposti a torture da parte dell’autorità di occupazione per estorcere le loro confessioni, e che rischiano pene detentive fino a decine di anni, come era già avvenuto in casi simili”.

Abu Kamal ha considerato che “tacere sulla causa dei bambini detenuti equivale a lasciarli soli nelle mani dell’occupazione che provvederà a processarli in modo arbitrario”. Ha ammonito, allo stesso tempo, che “Israele prende il lancio di pietre contro le auto dei coloni come pretesto per continuare ad arrestare i bambini palestinesi, trattenendoli in difficili condizioni, e infliggendo loro alte condanne, in violazione delle norme più elementari del diritto internazionale umanitario”