Coloni israeliani sradicano 5.000 piantine di ulivo a Turmusayya

Betlemme-Ma’an. Coloni israeliani hanno sradicato più di 5.000 piantine di ulivo nei terreni agricoli ad est della città di Turmusayya, a nord di Ramallah.

Uno dei proprietari dei terreni colpiti, Awad Abu Samra, ha riferito a Ma’an che, nell’ultima settimana, i coloni hanno ripetutamente fatto irruzione nell’area per distruggere le piantine di ulivo.

Gli attacchi sono compiuti per assicurarsi che gli agricoltori palestinesi non siano in grado di piantare nella zona e per costringerli quindi ad abbandonare la loro terra, lasciandola  alla mercé dei coloni.

Ha stimato che gli assalitori sono riusciti a sradicare circa 5.000 alberi di ulivo su un totale di 8.000 che erano stati piantati da metà dicembre nell’area conosciuta come al-Zahrat.

Gli alberelli erano state piantati in onore di Ziad Abu Ein, dirigente palestinese morto dopo essere stato picchiato da un soldato israeliano durante una marcia per aiutare a piantare gli ulivi e per protestare contro la confisca delle terre nella zona, il 10 dicembre.

Abu Samra ha detto che i coloni che hanno compiuto gli attacchi provengono molto probabilmente dal vicino insediamento di Adei Ad, un avamposto dell’insediamento ebraico di Shilo, situato nelle vicinanze, che è stato costruito su terre confiscate ai Palestinesi.

Abu Samra ha affermato che ogni giorno i coloni compiono incursioni e sradicano centinaia di piantine con la protezione dell’esercito israeliano, e che avevano sradicato le piantine e rotto le radici, per evitare che venissero riposizionate.

Jamil al-Barghouti, presidente del Comitato di Resistenza contro il Muro e gli Insediamenti, ha dichiarato a Ma’an che l’”atto barbarico” si è verificato con la copertura e la protezione dell’esercito israeliano”.

Barghouthi, che vive nella zona, ha detto di aver visto con i propri occhi i coloni attaccare i contadini mentre lavoravano nei campi, nel tentativo di portare via la loro terra e impadronirsene per l’insediamento.

Ha sottolineato che il Comitato ripianterà migliaia di piantine di ulivo e fornirà piena assistenza agli agricoltori per aiutarli a coltivare di nuovo la terra.

Ha sottolineato che Ziad Abu Ein, che era a capo del comitato di resistenza prima di essere ucciso all’inizio di dicembre, è stato “martirizzato” mentre lavora per piantare la terra e che il comitato si dedicava a continuare la sua opera.

Gli attacchi contro gli ulivi sono un punto chiave perché i Palestinesi sono costretti ad abbandonare le loro case e le loro terre sono confiscate per costruire gli insediamenti; la perdita del raccolto di un anno può portare molti alla miseria.

Oltre 7.500 alberi di ulivo sono stati danneggiati o distrutti dai coloni, da gennaio alla metà di ottobre 2012, secondo le Nazioni Unite.

Dal 1967, circa 800.000 alberi di ulivo sono stati sradicati nella Cisgiordania occupata, secondo un rapporto congiunto dell’Autorità palestinese e dell’Istituto di ricerca applicata di Gerusalemme.

Il settore dell’olivicoltura mantiene circa 80.000 famiglie nella Cisgiordania occupata.

La violenza dei coloni contro i Palestinesi e le loro proprietà nella Cisgiordania occupata è sistematica e ignorata dalle autorità israeliane, che raramente intervengono durante i violenti attacchi o perseguono i responsabili.

Secondo l’Ufficio dell’ONU per il Coordinamento delle Questioni Umanitarie, fino a metà dicembre, si sono verificati  320 episodi di violenza da parte dei coloni contro i Palestinesi nella Cisgiordania occupata, nel solo 2014.

Traduzione di Edy Meroli