Come un’organizzazione benefica sta migliorando la vita degli amputati di Gaza

MEMO. Decine di migliaia di civili palestinesi nella Striscia di Gaza sono rimasti feriti durante le offensive e le incursioni militari israeliane. Molti di loro hanno subito ferite che hanno cambiato le loro vite.

Per i due milioni di Palestinesi che vivono a Gaza sotto l’assedio guidato da Israele e appoggiato dall’Egitto, la vita è già abbastanza difficile. A causa dell’accesso limitato alle strutture di riabilitazione e ad arti protesici, la vita di una persona fisicamente disabile in questo territorio impoverito è particolarmente desolante.

Nelle strade di Gaza è frequente vedere Palestinesi a cui manca qualche arto. Le statistiche ufficiali rivelano che vi sono circa 49.000 persone con disabilità nella sola Striscia di Gaza. Questi vivono in condizioni estremamente difficili. Secondo il presidente del Palestine Children’s Relief Fund (PCRF), Steve Sosebee, questi disabili devono affrontare problemi aggiuntivi oltre a quelli dovuti all’occupazione. Fondato nel 1992, il PCRF ha portato negli Stati Uniti oltre 2.000 bambini feriti per essere curati, ed ha inviato decine di gruppi di medici per aiutare i bambini nella Palestina occupata.

“Mentre lavoravo come giornalista sul campo in Palestina nel 1988 per coprire la Prima Intifada, ho iniziato a vedere bambini feriti che avevano bisogno di cure mediche urgenti”, spiega Sosebee. “Ho incontrato un bambino di dieci anni ferito gravemente ed ho organizzato le cure mediche per lui negli USA”.

In seguito ha trovato molti altri bambini che avevano bisogno di essere aiutati. “Ho sentito che in questo modo avrei potuto contribuire alla lotta palestinese in una maniera che, spero, avrebbe fatto la differenza nelle vite di questi ragazzi, perché credo nella loro causa per la libertà e per la giustizia”.

Medici provenienti da tutte le parti del mondo contribuiscono col loro tempo e le loro conoscenze per aiutare, ha tenuto a sottolineare. “All’inizio ho cominciato portando i bambini per ricevere le cure al di fuori dalla Palestina, ma dopo sei o sette anni l’ONG ha iniziato ad inviare qui i team di medici volontari. Questo ha cambiato in modo sostanziale il nostro modo di lavorare come organizzazione perché abbiamo potuto essere più incisivi ed efficaci con la presenza dei medici che operano direttamente sul campo”.

Ottenendo un passaporto e una carta d’identità palestinesi nel 2018, Sosebee insiste sul fatto che il suo status personale è quello di operatore umanitario piuttosto che quello di qualcuno che sta cercando di cambiare la politica nella Palestina occupata. “Sono trent’anni che faccio questo. Ho ospitato alcuni dei bambini amputati a casa mia negli Stati Uniti quando vivevo lì e ho fatto amicizia con loro, quindi ho visto bambini feriti diventare loro stessi dei padri con figli e sono rimasto in contatto con loro”.

Il presidente dell’ONG ritiene che sia importante ricordare, a tutte le persone che supportano la causa palestinese, che possono fare la differenza; non sono senza speranza o senza aiuto. “Non dobbiamo permettere che il cinismo dei politici regionali ci impedisca di lavorare individualmente o insieme per aiutare la guarigione dei feriti e la sofferenza dei bambini nel Medio Oriente”.

Gran parte dei casi che segue il PCRF sono il risultato di proiettili sparati dai cecchini israeliani, che utilizzano armi ad alto potenziale. “Pertanto assistiamo ad un alto numero di incidenti o di difetti presenti dalla nascita a seguito di matrimoni fra consanguinei. E la scarsa qualità dell’assistenza sanitaria influisce negativamente sulla possibilità dei bambini di ricevere cure mediche adeguate”, fa notare Sosebee.

L’offensiva militare israeliana contro i Palestinesi della Striscia di Gaza ha reso il 2014 uno degli anni più sanguinosi della storia palestinese. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, l’esercito israeliano ha colpito Gaza con 6.000 attacchi aerei e quasi 50.000 colpi di carri armati e di artiglieria per cinquanta giorni. La cosiddetta “Operazione Scudo Protettivo” ha lasciato 1.100 Palestinesi con disabilità permanenti; almeno in 100 casi si tratta di amputazioni.

A Gaza esistono poche opportunità per la riabilitazione in quanto spesso i medici non sono in grado di trattare queste lesioni traumatiche. Gli ospedali del territorio sono sovraccarichi e carenti di personale e non dispongono di medicinali e risorse mediche sufficienti, compresi i dispositivi usa e getta.

Per di più, la continua carenza di elettricità costringe gli ospedali a razionare l’energia e a fare affidamento su quelli che dovrebbero essere generatori di emergenza, ma che spesso si guastano a causa dell’uso eccessivo. L’assedio di Israele limita le importazioni e le esportazione da e verso Gaza, in particolare quelle con presunto “duplice uso”, portando a lunghi ritardi nell’ottenere forniture e attrezzature mediche adeguate e materiali per poter effettuare le riparazioni essenziali.

In risposta alle numerose lacune nel sistema sanitario pubblico, il PCRF cerca di fornire aiuti umanitari e programmi di sostegno ai bambini palestinesi, compreso un reparto di oncologia pediatrica. I bambini malati di cancro non devono più sopportare duri viaggi all’estero per ricevere i trattamenti.

Oggi il PCRF è orgoglioso di essere la principale ONG senza scopo di lucro che fornisce assistenza medica gratuita ai bambini malati e feriti del Medio Oriente, e che non è disponibile nei loro paesi”. L’anno scorso l’organizzazione di base ha finanziato diversi progetti negli ospedali palestinesi, incluso il recupero di un pronto soccorso e di altre strutture per gli amputati di Gaza.

Il fatto che il settore sanitario di Gaza sia in estrema difficoltà può essere attribuito a due fattori, ha detto Sosebee. “Uno è l’isolamento politico dei civili palestinesi dal resto del mondo. Non sono autorizzati a lasciare o ad entrare a Gaza per poter essere curati, quindi sono molto isolati e questo ha un impatto anche sul settore sanitario”.

Inoltre egli ritiene che il secondo fattore sia che la maggioranza dei Palestinesi di Gaza – circa il 70 percento della popolazione totale – sono rifugiati o loro discendenti dei territori occupati da Israele dal 1948. “Pertanto già sopravvivono in circostanze economiche e politiche molto difficili, a cui si aggiungono gli effetti dell’assedio. Ciò ha un impatto negativo sul settore sanitario”.

Tuttavia, nonostante gli enormi problemi per riuscire ad adattarsi alla loro nuova vita, i Palestinesi amputati di Gaza hanno dimostrato di essere determinati a superare le loro disabilità e tutte le aspettative. Una bambina di sette anni, ad esempio, ha perso una gamba quando la sua casa è stata colpita da un missile israeliano proprio mentre la sua famiglia era seduta per interrompere il digiuno alla fine di una lunga giornata durante il mese di Ramadan del 2014, parte del quale ha coinciso con l’offensiva militare israeliana.

“Un missile israeliano lanciato da un aereo F-15 ha colpito la sua casa ed è stata ferita in modo grave perdendo la sua gamba”, mi ha raccontato Steve Sosebee. “La nostra associazione l’ha trasferita dapprima a Jeddah, in Arabia Saudita, e poi ad Atlanta, in Georgia, per una nuova protesi. Adesso frequenta la scuola ed è famosa come leader nella sua comunità per l’aiuto agli altri bambini. Ed ha soltanto 14 anni, ma è molto motivata ed intelligente”.

Questo tipo di resilienza, ha aggiunto, è una caratteristica del popolo palestinese, in particolare degli abitanti della Striscia di Gaza. Li aiuta il fatto di sapere che le ONG come il PCRF li stanno supportando lungo il loro cammino.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi