Comitato palestinese: Israele cerca di uccidere “deliberatamente” i palestinesi in sciopero della fame

329754CBetlemme-Ma’an. In una dichiarazione rilasciata lo scorso giovedì, un’associazione per i diritti dei detenuti palestinesi ha accusato le autorità israeliane di aver “deliberatamente” tentato di uccidere i palestinesi in sciopero della fame, e di aver inoltre usato tattiche per convincerli a desistere.

La Società per i prigionieri palestinesi (PPS) ha dichiarato che Ammar Ibrahim Hamour, palestinese di 28 anni, da 18 giorni in sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione amministrativa – il controverso provvedimento adottato da Israele di detenere cittadini senza accuse o processo –, ha riferito all’avvocato del PPS Khalid Mahajna che il servizion carcerario israeliano (IPS) ha tentato di convincerlo a interrompere lo sciopero.

Secondo Mahajna, Hamour è detenuto in isolamento nel carcere israeliano di Ashkelon dopo essere stato trasferito dal carcere di Ktziot qualche giorno fa, e ha informato l’avvocato che si trovava in “condizioni davvero pessime” e che gli agenti dell’IPS hanno schernito il suo sciopero continuando a portargli pasti. Un medico israeliano lo ha visitato per convincerlo a prendere vitamine, secondo quanto si legge nella dichiarazione.

I medici israeliani sono stati a lungo oggetto delle critiche da parte delle associazioni per i diritti dei detenuti per via della loro presunta complicità nel maltrattamento dei palestinesi detenuti da Israele.

Tuttavia, Hamour ha continuato a rifiutare cibo o vitamine, consumando soltanto acqua durante il suo sciopero della fame. Ha iniziato perciò a soffrire prima di dolori di stomaco e ora anche di insonnia.

Hamour viene da Jenin, città a nord della Cisgiordania occupata, e ha iniziato il suo sciopero della fame il 21 novembre.

Nel frattempo, il capo del Comitato per gli Affari dei prigionieri palestinesi, Issa Qaraqe, ha dichiarato che le autorità israeliane hanno “deliberatamente” tentato di uccidere i palestinesi in sciopero della fame lasciando che la loro salute peggiorasse, e allo stesso tempo detenendoli in “circostanze difficili”. Ha sottolineato, inoltre, che Anas Shadid e Ahmad Abu Farah sono rimasti a digiuno rispettivamente per 76 e 77 giorni, in protesta contro la loro detenzione amministrativa.

Shadid e Abu Farah, rispettivamente di 20 e 29 anni ed entrambi residenti nel villaggio di Dura, nella parte sud della Cisgiordania Occupata, questa settimana versavano in “condizioni critiche”.

Qaraqe ha definito “crimine” questa “lenta uccisione dei palestinesi in sciopero della fame”, e ha rivolto un appello alla comunità internazionale affinché intervenga, aggiungendo che il trattamento riservato da Israele ai palestinesi in sciopero della fame è una vera e propria “crisi umanitaria” e che Israele è pienamente responsabile delle condizioni dei palestinesi nelle carceri israeliane, costretti a protrarre lo sciopero della fame.

Ha anche dichiarato che 75 giorni è “il massimo” che un essere umano può resistere consumando soltanto acqua, sottolineando che la salute di Shadid e Abu Farah sta peggiorando in quanto i loro organi stanno collassando.

Nel frattempo, giovedì scorso, Muhammad e Mahmoud Balboul, rispettivamente di 26 e 23 anni, sono stati rilasciati da un carcere israeliano dopo essere rimasti per 77 e 79 giorni a digiuno, per protesta contro la loro detenzione amministrativa.

Quest’anno molti detenuti palestinesi hanno iniziato lo sciopero della fame per protestare contro varie questioni, prima fra tutte la detenzione amministrativa. Tra le personalità di spicco ci sono stati Muhammad al-Qiq, Bilal Kayid e ora i due fratelli Muhammad e Mahmoud Balboul.

Nonostante le autorità israeliane abbiano dichiarato che il possesso di prove durante la detenzione amministrativa, che permette la detenzione a intervalli rinnovabili da tre a sei mesi, è essenziale per questioni di sicurezza nazionale, le associazioni in difesa dei diritti dei detenuti ritengono che questa politica permette alle autorità israeliane di trattenere i palestinesi per periodi di tempo indefiniti senza mostrare alcuna prova che possa giustificare la loro detenzione.

Le associazioni hanno inoltre dichiarato che la politica di detenzione amministrativa adottata da Israele è stata impiegata come tentativo di mettere scompiglio tra i processi politici e sociali palestinesi, prendendo come obiettivi personalità politiche, attivisti e giornalisti palestinesi.

Il Rappresentante dell’Unione Europea, il Capo Missione UE e i Capi Missione della Svizzera e della Norvegia a Gerusalemme e Ramallah hanno rilasciato una dichiarazione lo scorso giovedì condannando queste politiche e sottolineando le loro preoccupazioni sul deteriorarsi delle condizioni mediche di Shadid e Abu Farah.

“L’UE, la Svizzera e la Norvegia fanno appello al pieno rispetto dei diritti umani internazionali nei confronti di tutti i detenuti, che hanno il diritto di essere informati riguardo le proprie accuse, di essere rappresentati legalmente e di essere sottoposti a un giusto processo” si legge nella dichiarazione.

Secondo Addameer, 7000 palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane da ottobre. 720 di loro sono in detenzione amministrativa.

Traduzione di Giovanna Niro