Comunicato stampa di Luisa Morgantini su massacro di Beit Hanoun.

COMUNICATO STAMPA

DI

LUISA MORGANTINI

Vicepresidente del Parlamento Europeo

(GUE/NGL)

 

GAZA, 8 MORTI TRA CUI UNA MADRE E 4 BAMBINI UCCISI DA UNA CANNONATA ISRAELIANA:

 

questa volta però l’Ambasciatore italiano Marcello Spatafora non sospende per protesta la riunione del Consiglio di Sicurezza

                             

 

Roma, 29 aprile 2008

 

Ieri una cannonata di un tank israeliano ha ucciso otto civili, tra cui una madre e i suoi quattro bambini di sette, sei, quattro anni e quindici mesi, mentre stavano facendo colazione, morti tutti tra le macerie della loro casa a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza.

 

Lo scorso mercoledì 23 aprile, invece, al Palazzo di vetro la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dedicata alla situazione in Medio Oriente, veniva sospesa su richiesta dell’ambasciatore italiano, Marcello Spatafora, in segno di protesta in seguito alle dichiarazione del rappresentante della Libia, l’ambasciatore Giadalla Ettalhi, che ha paragonato "la situazione di oggi a Gaza a quella dei campi di concentramento nazisti” durante la seconda guerra mondiale.

 

Non dirò mai e non ho mai detto che la politica israeliana nei confronti del popolo palestinese è come quella dei nazisti contro ebrei, comunisti, omosessuali e zingari. L’unicità dell’olocausto appartiene alla storia europea, così come le persecuzioni contro gli ebrei, ed abbiamo detto mai più.

 

Non biasimo quindi il nostro ambasciatore che ha protestato contro il paragone fatto dal rappresentante della Libia su Gaza sulla politica israeliana uguale a quella nazista.

Ma protesto fortemente perchè il nostro Ambasciatore non ha agito in nessun modo affinché cessi l’illegale occupazione militare della Cisgiordania e di Gaza e la punizione collettiva inflitta alla popolazione di Gaza ormai stremata.

 

Le notizie di uccisioni di civili, di bombardamenti, di demolizioni di case, di confisca di terre, si susseguono giorno dopo giorno: perchè il nostro ambasciatore non prova la stessa indignazione di fronte alle persone -donne, bambini, anziani- che a Gaza non hanno più pane o ai malati della Striscia che muoiono perché non possono curarsi o agli studenti che pur vincendo borse di studio in università prestigiose non possono andare fuori dalla Striscia perchè Gaza è chiusa e la sua popolazione rinchiusa in una prigione a cielo aperto?

 

Non indigna abbastanza il nostro ambasciatore il fatto che l’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, è stata costretta lo scorso 24 aprile a sospendere la distribuzione di aiuti alimentari nella striscia di Gaza perché rimasta completamente priva del carburante necessario per il funzionamento dei suoi automezzi, in seguito al taglio dei rifornimenti decisi dalle Autorità Israeliane?

 

Non indignano sufficientemente neanche i 1562 ammalati palestinesi che necessitano di lasciare Gaza per cure urgenti ma ai quali vengono sistematicamente rifiutati i permessi di uscita rischiando la vita come i 133 palestinesi della Striscia già morti per aver ricevuto tale rifiuto?

 

Invito il nostro ambasciatore a recarsi a Gaza e vedere i corpicini dei bimbi nati prematuri che combattono per vivere ma che potrebbero morire per la mancanza di luce o di gasolio dovuto all’assedio israeliano: ma forse anche se volesse vederli con i propri occhi non potrebbe farlo, dato che sono le autorità israeliane in quanto forza occupante a decidere chi entra e chi esce da Gaza e persino un Nobel per la pace ed ex capo di Stato Usa,  Jimmy Carter, non è potuto entrare.

 

E’ davvero tempo che la diplomazia italiana, i Governi europei e l’intera Comunità internazionale non facciano dell’indignazione lo strumento ipocrita e connivente di una politica di "due pesi e due misure", ma siano capaci di ascoltare e di agire, facendo proprie le costanti denunce di violazioni dei diritti umani lanciate non solo dalle Organizzazioni israeliane, palestinesi e internazionali, ma anche dall’Onu o dalla Banca Mondiale che proprio ieri ha segnalato ancora una volta il drammatico deterioramento dell’economia palestinese nei Territori Occupati, dove, a causa "delle restrizioni imposte da Israele alla libertà di movimento e di accesso in Cisgiordania", il 35% della popolazione è in condizioni di assoluta povertà, nel 2007 si è registrata una crescita zero, con previsioni di stagnazione anche nel 2008 e dove il tasso di disoccupazione è in West Bank al 23%  e  nella striscia di Gaza al 33%, malgrado i 7,7 miliardi di dollari di aiuti promessi dai Paesi donatori.

 

I palestinesi, dopo 40 anni di occupazione e 60 anni di Nakbah hanno bisogno e diritto, non solo di aiuti, ma soprattutto di prospettive per il loro futuro, di giustizia e pace, della creazione di un loro stato, autonomo, sovrano, indipendente, basato sui confini del ’67, con Gerusalemme capitale condivisa e in co-esitenza pacifica e in sicurezza  con lo Stato di Israele.

 

Chiedono, non tanto e non solo indignazione, ma libertà, indipendenza, legalità e fatti da parte del Governo Israeliano e della Comunità Internazionale che potrebbero cominciare proprio dalla fine dell’occupazione militare, dall’applicazione delle molte risoluzioni Onu da anni rimaste disattese e dal rispetto di diritti universali.  E questo darebbe libertà e sicurezza ai palestinesi ma anche agli israeliani e i bambini di Sderot non vivrebbero più nell’ansia e nella paura di essere colpiti da rockets illegali che piovono sulla loro città.

 

Per informazioni Luisa Morgantini: +39 348 39 21 465 o Ufficio Roma +39 06 69 95 02 17 www.luisamorgantini.net; luisa.morgantini@europarl.europa.eu

 

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