Il Congresso USA dichiara Gerusalemme “capitale indivisa di Israele”

Meno di una settimana dopo che il presidente americano Donald Trump aveva firmato un atto di rinuncia presidenziale che impedisce lo spostamento dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, lunedì, 50° anniversario dell’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi, il Senato americano ha approvato un decreto che dichiara Gerusalemme “la capitale indivisa di Israele”.
Il decreto, non vincolante, presentato dal leader di minoranza del senato Chuck Schumer, è stato approvato con un ampio sostegno bipartisan con un voto di 90-0, secondo quanto riportato dal  Jerusalem Post.

Secondo il Jerusalem Post, il senato ha approvato la risoluzione per esprimere il proprio sostegno al “Jerusalem Embassy Act” del 1995, che prevede il trasferimento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme. Trump aveva firmato una rinuncia presidenziale per impedire l’attuazione della legge, la scorsa settimana, seguendo le orme di ogni Presidente degli Stati Uniti dall’introduzione dell’atto.

L’approvazione della risoluzione è arrivato nel giorno in cui i Palestinesi in tutto il mondo commemoravano la “Naksa”, “battuta d’arresto”, che segnala l’invasione ed occupazione israeliane della Cisgiordania, di Gaza, del Sinai e delle alture del Golan, durante la guerra di sei giorni, nel giugno del 1967, a seguito della quale vennero dislocati dalle loro case circa 300.000 Palestinesi e migliaia di Siriani.

Mentre Israele ha ufficialmente annesso Gerusalemme Est nel 1980, secondo i Palestinesi e la comunità internazionale la città è rimasta una parte intricata del Territorio palestinese occupato ed è considerata la capitale di qualsiasi futuro stato palestinese.
Il destino di Gerusalemme è, da decenni, un punto focale del conflitto israelo-palestinese, con molteplici tensioni scatenate dalle minacce israeliane riguardanti lo status dei luoghi religiosi non ebraici in città, e la “ebraicizzazione” di Gerusalemme Est attraverso la costruzione di insediamenti e le demolizioni di massa delle case palestinesi.

All’inizio di quest’anno, la Camera dei Rappresentanti statunitense ha approvato una risoluzione che conferma l’impegno degli Stati Uniti come un alleato diplomatico del governo israeliano e ha chiesto al governo USA di rigettare le future risoluzioni delle Nazioni Unite ritenute “anti-Israele”, a seguito dell’approvazione di una risoluzione del Consiglio di sicurezza che condanna la costruzione degli insediamenti illegali israeliani nella Cisgiordania occupata.

Nel frattempo, sulla questione della Palestina, Trump è rimasto elusivo, affermando, a febbraio, che quando si arriverà a una soluzione del decennale conflitto israelo-palestinese, egli potrà vivere “sia con una soluzione a uno sia a due stati”, una differenza significativa rispetto alla posizione ufficiale degli Stati Uniti a favore di una soluzione a due stati.
Tuttavia, la sua elusività non ha impedito a Trump e alla sua amministrazione di mantenere la loro posizione pro-israeliana, nonostante gli sforzi dichiarati per rinnovare il processo di pace israelo-palestinese. Un processo che, a suo dire, “non è così difficile come gli altri hanno pensato per anni”.

(Fonte: Ma’an)