“Conosci il tuo nemico”: i giornalisti palestinesi apprendono l’Ebraico

Ramallah-Afp. “Come afferma il detto: conosci il linguaggio del tuo nemico”, dice Dalal Said, una giornalista televisiva palestinese che sta imparando l’Ebraico con l’intento di migliorare la copertura del conflitto.

Lei è una dei circa 30 giornalisti che frequentano le lezioni di Ebraico, della durata di 2 ore a settimana, in un istituto scolastico di Ramallah, con una particolare attenzione su come imparare a leggere i quotidiani israeliani.

“Viviamo sotto occupazione quindi è fondamentale conoscere quel che la stampa dice per poter avere una panoramica più ampia”, afferma il compagno di classe Imad Freikh, che lavora per un settimanale.

Per chi parla Arabo, imparare l’Ebraico può essere sorprendentemente facile poiché entrambi sono lingue semitiche e spesso hanno le stesse radici di tre lettere per una parola.

Sebbene la scrittura araba sia in corsivo, mentre l’ebraico viene scritto in maiuscolo, entrambi sono costituiti prevalentemente da consonanti con alcune o tutte le vocali omesse.

Durante il corso che dura sei settimane al Nasser al-Shiukhi College, l’insegnante – un Palestinese di Gerusalemme che ha una qualifica in lingua ebraica – cerca di contestualizzare le sue lezioni.

Mentre insegna i colori, dice ai suoi studenti che la parola usata per nero è “shakhor”, avendo cura di aggiungere che alcuni israeliani si rivolgono alle persone di colore dicendo “cushim” – un termine dispregiativo che dimostra, egli dice, una tendenza al razzismo.

Comunicare con i soldati

Secondo Ali Obeidat, un giornalista che ha aiutato ad organizzare il corso, conoscere l’ebraico è importante per accedere alle  informazioni non sempre immediatamente disponibili in Arabo.

“Talvolta non vi è nessuna fonte palestinese per alcune informazioni, cosicché la stampa israeliana è l’unica fonte che può coprire il conflitto”, ha dichiarato all’AFP.

Questo è ciò che accade spesso alle numerose persone ferite durante gli scontri con l’esercito o con i coloni ebrei, e dove i medici israeliani sono spesso i primi ad arrivare sulla scena e gli unici con le informazioni accurate.

Pochissimi giornalisti palestinesi hanno un accredito ufficiale per poter coprire gli eventi in Israele, avendo pertanto pochissimo accesso alle dichiarazioni dirette dei funzionari israeliani, così essi per lo più annotano le informazioni della stampa israeliana o internazionale.

Sapere l’ebraico è basilare anche per poter comunicare con i soldati israeliani, la cui onnipresenza è su oltre il 60 percento del territorio della Cisgiordania occupata.

Parlare la lingua è particolarmente importante per i giornalisti palestinesi che lavorano sul campo, soprattutto quando si trovano in situazioni pericolose, dice Nasser al-Shiuk, capo dell’istituto nel quale si tiene il corso che ha già insegnato a circa 200 giornalisti.

“Per i giornalisti palestinesi è vitale, soprattutto per i fotografi ed i cameramen che coprono gli scontri ogni volta e che sono a diretto contatto con l’esercito israeliano”, dice.

“Se comprendi il linguaggio del tuo nemico, conosci come interagire con lui”.

Esposizione diffusa

Molti Palestinesi parlano già un po’ di ebraico poiché fin dall’inizio della seconda rivolta (intifada) nel 2000-2005, approssimativamente 150 mila di loro hanno lavorato all’interno di Israele.

Quando la violenza è scoppiata, Israele ha annullato i loro permessi di lavoro.

Anche migliaia e migliaia di altri hanno imparato un po’ di ebraico durante gli anni passati dentro le prigioni israeliane nelle quali era l’unica lingua con la quale poter comunicare con i loro carcerieri.

Nell’annessa Gerusalemme Est, che è la dimora per 310 mila Palestinesi, la maggior parte di loro parla ebraico per necessità, nonostante la loro conoscenza della lingua sia lontana da quella conosciuta dai cittadini arabi di Israele, che ammontano a circa un quinto della popolazione.

Vivendo, lavorando e studiando in Israele, hanno una fluenza migliore nella lingua ebraica, che permette loro di avere maggiore accesso a tutta una serie di lavori, inclusa la professione legale nella quale spesso rappresentano i loro confratelli palestinesi, sia davanti alle corti civili che a quelle militari.

Allo stesso tempo, molti israeliani imparano un minimo di arabo essendo una delle lingue ufficiali del paese.

Per Said, conoscere l’ebraico dovrebbe essere obbligatorio per tutti i Palestinesi.

“Dovrebbero insegnarlo nelle scuole perché per i Palestinesi parlare ebraico è più importante che parlare inglese”, ha affermato.

 

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi