Coronavirus in Israele: Netanyahu fa i conti con la dura reazione degli ultra-ortodossi sulla sua gestione della pandemia.

MEE. Di Yisrael FreyFino ad ora, i partiti ultra-ortodossi hanno mantenuto Netanyahu al potere. Ora potrebbero decidere di voltare le spalle al primo ministro.

Per più di un decennio ormai, i partiti israeliani ultra-ortodossi hanno assicurato il potere a Benjamin Netanyahu, ma adesso quelle che una volta erano comunità solitarie affrontano le dure restrizioni per il coronavirus e il primo ministro sta perdendo la fiducia di queste persone influenti.

Nelle ultime elezioni israeliane, i due maggiori partiti ultra-ortodossi, United Torah Judaism e Shas, hanno vinto 13 dei 16 posti al Knesset. Il loro supporto nei confronti di Netanyahu è stato indispensabile perché egli ottenesse 61 seggi richiesti per formare il governo.

Una volta, i partiti ultra-ortodossi usavano sfoggiare il loro ruolo di persone politicamente influenti ed erano pronti ad unirsi ad un governo di destra o centro-sinistra. Ciononostante, negli ultimi 15 Netanyahu e la destra hanno avuto un appoggio minore.

Il primo ministro ha giocato un ruolo fondamentale in questo cambiamento, rendendosi conto dei cambiamenti che avvenivano all’interno di questo gruppo assolutamente conservatore. Ha visto allargarsi la frattura tra una guida rabbinica ultra-ortodossa sempre più debole e il suo pubblico, soprattutto mentre quest’ultimo si apriva al mondo esterno, soprattutto ai social media.

Netanyahu ha iniziato a parlare degli ultra-ortodossi come individui, che conquistano la loro fiducia. Astutamente, ma stando attendo a non mancare di rispetto alla leadership, il primo ministro si è rivolto direttamente agli elettori e ha conquistato il loro cuore.

Tutto questo ha portato a dei buoni risultati negli ultimi 18 mesi.

Durante il ballottaggio, gli ultra-ortodossi sono diventati parte integrante del partito Likud, guidato da Netanyahu. Quando il mandato per formare il nuovo gabinetto è stato vinto da Benny Gantz, leader di centro, gli ultra-ortodossi si sono addirittura rifiutati di ritrovarsi al tavolo dei negoziati con lui.

Hanno negato di essere a conoscenza di sostenitori di Gantz.

La peggior paura. 

Questo però non significa che gli ultra-ortodossi apprezzino particolarmente Netanyahu. Il leader del partito ha un debole per il centro-sinistra, i cui governi erano stati uniti fino a 20 o 30 anni fa. I rapporti personali con Netanyahu non erano mai stati fantastici, il che è vero anche per quasi tutti gli altri che si sono trovati vicini a lui.

Nel frattempo, nell’era dei social media, i politici ultra-ortodossi non potevano ignorare la crescente attrazione dei loro elettori per Netanyahu, costringendo la leadership a continuare a sostenerlo, a meno che non fossero stati disposti a perdere i propri elettori.

La loro peggior paura durante l’ultima serie di elezioni era che Netanyahu avrebbe fatto appello direttamente ai loro elettori e hanno dunque combattuto duramente per impedirlo. Sapevano che avrebbero potuto perdere una quota significativa dei loro seggi della coalizione di destra del Knesset se Netanyahu avesse fatto appello agli israeliani ultra-ortodossi affinché votassero direttamente per Likud. Ora, tuttavia, è in atto una rivoluzione.

Lo stesso collegio elettorale che stava spingendo la sua leadership per garantire supporto incondizionato a Netanyahu, ora vuole che si esprimano dubbi su di lui – a causa della pandemia di coronavirus.

A seguito dei crescenti tassi di contagio nelle aree ultra-ortodosse, alcuni quartieri e persino intere città sono stati poste sotto blocco. Quelle chiusure, e gli inflessibili controlli di polizia nelle aree ultra-ortodosse, hanno suscitato una risposta furiosa. La rabbia per strada sta facendo pressione sulla leadership della comunità affinché agisca.

Il problema è causato dalla privazione mescolato all’orgoglio.

Il modo di vivere ortodosso ruota attorno a famiglie molto grandi, appartamenti estremamente piccoli e un attaccamento particolare alla famiglia allargata e alla comunità.

Tutto ciò si è frantumato con l’avvento della pandemia, creando difficoltà uniche per quelle comunità, le cui persone ora sentono di non avere nessuno su cui contare.

Garantite o meno, le restrizioni sulle aree ultra-ortodosse sono diventate un momento fondamentale.

Decine di migliaia di residenti hanno chiesto alla polizia ai posti di blocco il diritto a ricevere un pass per andare al lavoro. Intere famiglie sono state completamente tagliate fuori.

Spettro del ghetto. 

I residenti di queste aree ascoltano storie di ciò che sta accadendo nella secolare Tel Aviv, dove non c’è nessun blocco e la vita procede normalmente – comprese le proteste di massa nelle strade – mentre nei loro quartieri ci sono posti di blocco dappertutto.

Il contesto emotivo di questi sviluppi è significativo.

I loro padri e nonni vivevano in aree autonome e chiuse e avevano pochi contatti con il mondo esterno secolare.

Gli israeliani ultra-ortodossi di oggi non hanno più quella vecchia mentalità da ghetto. Non si percepiscono come una minoranza difensiva, un settore separatista. Dal loro punto di vista, fanno parte di Israele, il mainstream.

Il fatto che Netanyahu e i suoi partner li abbiano coinvolti ha portato gli ultra-ortodossi a sentirsi richiesti, in contrasto con i vecchi tempi sotto il centro-sinistra, quando si sentivano ostracizzati. Ora, le restrizioni causate dal coronavirus nei quartieri ultra ortodossi hanno evocato lo spettro di quei tempi precedenti, come se fossero stati rimandati nel ghetto.

La rabbia si sta facendo strada. Per questi elettori ultra-ortodossi, Netanyahu, che è stato loro amico, si sta trasformando in un cattivo. Il dolore del tradimento è acuto. Le proteste contro l’espressione di Netanyahu sono difficili da non notare.

Fino a non molto tempo fa, i partiti ultra-ortodossi ignoravano questi sentimenti. Personaggi politici di spicco erano segretamente arrabbiati con i propri elettori e continuavano a sostenere Netanyahu. Tra questi spicca Aryeh Deri, ministro degli Interni e leader di Shas, il partito ultra-ortodosso sefardita che ha fondato circa 30 anni fa.

La prima ondata di Covid-19 a marzo e aprile ha messo a dura prova la popolazione ultra-ortodossa, quando molti dei loro rabbini hanno ordinato ai fedeli di continuare a studiare e pregare collettivamente come al solito, nonostante le chiusure e le direttive ufficiali contro tale congregazione. Deri a quel tempo parlò della necessità che il pubblico ultra-ortodosso si guardasse bene allo specchio.

Con lo scoppio della seconda ondata di Covid-19 nelle ultime settimane – Israele ha finora registrato 42.813 casi – Deri non ha parlato pubblicamente ma ha disprezzato privatamente il discorso del comportamento ultra-ortodosso. Ha detto a stretti collaboratori che un comportamento senza legge tra gli ultra-ortodossi richiede una rigorosa applicazione delle normative, per quanto gravose.

Alla fine, tuttavia, ha compreso.

Il processo è iniziato con i parlamentari minori dei partiti ultra-ortodossi del Knesset che hanno rilasciato dichiarazioni successive che denunciano la polizia e i blocchi, ma ora ha raggiunto i livelli più alti.

Il parlamentare di spicco di United Torah Judaism , Yisrael Eichler, ha minacciato esplicitamente di lasciare il governo.

Nei media ultra-ortodossi, le espressioni del sentimento anti-Netanyahu sono in aumento. I parlamentari ultra-ortodossi hanno sentito la rabbia del pubblico e stanno iniziando a cedere.

Imperturbato. 

Il cambiamento è apparentemente emerso dal nulla.

Prima che tutto ciò avvenisse, i parlamentari erano impegnati a prepararsi per quella che consideravano la grande battaglia sul bilancio dello Stato, che sarebbe stata approvata nelle settimane successive.

In tempi normali, i parlamentari ultra-ortodossi sono abituati a lavorare intensamente dietro le quinte per assicurarsi dei fondi. Ora, il loro pubblico indignato non sta dando loro tregua, e sta accadendo in un momento in cui la situazione per i loro partiti è complicata.

A causa della crisi economica provocata dal coronavirus, sono finiti i finanziamenti per le yeshiva, che servono ad istruire ragazzi e uomini ortodossi. Il caos economico nazionale può richiedere costi di bilancio elevati rispetto alle esigenze dei componenti ultra-ortodossi.

E’ evidente un tono sempre più aspro negli ultimi giorni.

L’ufficio di Deri ha appena pubblicato un comunicato stampa su una accesa discussione di gabinetto tra Netanyahu e Deri in cui quest’ultimo ha dichiarato che “come rappresentante di un partito ultra-ortodosso non posso accettare questa grave violenza della polizia, che deve essere fermata”.

Allo stesso modo, Yaakov Litzman, ministro delle Politiche abitative, che è membro di spicco di United Torah Judaism, ha dichiarato di aver avuto un incontro urgente con Netanyahu “alla luce della condotta del governo nei confronti del settore ultra-ortodosso durante la crisi del coronavirus”.

Netanyahu sembra impassibile. Non ha cambiato direzione politicamente.

Nell’ufficio del primo ministro, dicono che “va tutto bene”, che “gli ultra-ortodossi sono con noi” e che “tutto si calmerà”.

Ma ciò che Netanyahu deve ancora capire è che gli elettori ultra-ortodossi che hanno costretto la loro leadership politica a sostenerlo potrebbero anche essere gli stessi che la costringono a chiedere il divorzio.

(Nella foto un ebreo ultra-ortodosso reagisce dopo essere stato multato dalla polizia per essersi opposto alle restrizioni imposte dal Governo per contenere il diffondersi del coronavirus, nei dintorni di Gerusalemme, a Mea Shearim, 6 aprile 2020).

Traduzione per InfoPal di Alice Conte