Coronavirus: Israele capitale del vaccino?

Di L.P. In queste ore panico, psicosi e ipocondria stanno salendo a dismisura. I cittadini sono visti come indisciplinati che vanno a zonzo senza alcun riguardo per questo virus pervasivo che rischia di infettarli. L’unica soluzione che si sta vedendo è la militarizzazione di questa crisi sanitaria con fermi di polizia che chiedono alle persone dove stanno andando, cosa stanno facendo e tantissime altre cose che con il virus non c’entrano. Non credo che sia una questione da sottovalutare, ma neanche che sia una situazione in cui cogliere l’occasione per marcarci politicamente, anche se è proprio quello che sta accadendo. Stanno partendo raccolte fondi via web, aperta ai cittadini, per finanziare ospedali pubblici supportandoli nella “emergenza” coronavirus, senza dire minimamente che in questi ultimi anni, a causa delle politiche d’austerità imposte dall’UE, le sanità pubbliche hanno subito tagli di miliardi di euro.

L’Italia in questi ultimi dieci anni ha subito un taglio alla sanità pubblica di 37 miliardi di euro, come afferma il Rapporto Gimbe 2019.

Oggi l’Italia si trova in ginocchio di fronte a questa crisi con un taglio di 70.000 posti letto negli ospedali pubblici negli ultimi anni, ma nonostante ciò, attraverso campagne di raccolta fondi, si chiede ai cittadini di dare ancora soldi. Ma non dovrebbe essere lo stato a garantire lo stato sociale? Inoltre che senso ha racimolare soldi se poi i posti letto non aumentano? Che senso ha se poi lo Stato facilita finanziariamente la sanità privata che, con tutto il rispetto, non sta facendo i salti mortali come la sanità pubblica? Secondo alcuni è giusto e “normale” che la popolazione si attivi in un momento che “emergenziale è dir poco”, ma questo vuol dire che non abbiamo un sistema sanitario adatto alle emergenze. Una volta il sistema sanitario italiano era una perla, ma oggi questo non è più scontato a causa dell’applicazione di norme neoliberiste che spingono verso la privatizzazione della sanità.

È assurdo vedere come in tempi di emergenza la gente smetta di riflettere e ragionare perché i “problemi diventano altri”, senza pensare che il potere prosegue con le sue logiche ugualmente e nulla lo può fermare. È interessante notare infatti come, nel bel mezzo della crisi, Israele abbia già acquistato il suo status di ruolo salvifico per tutti noi dal momento che alcuni suoi centri biotecnologici stanno ricercando e studiando per trovare il vaccino anti-coronavirus. Non importa a nessuno se questi test hanno falliscono nel 98,6% dei casi poiché sono svolti attraverso sperimentazione animale che, ad oggi, non è mai stata convalidata scientificamente. Non importa a nessuno se Israele continua ad attuare sperimentazione animale, quando attraverso campagne di veganwashing si mostra sempre più animal-friendly e sensibile sui diritti animali. Però credo che ciò importi a tutti coloro che si occupano della questione palestinesi e a chi continuerà a pensare con senso critico e senza cedere a false ipocrisie.

Importa perché, mentre Israele risolverà la nostra crisi e mentre i media continueranno a dire che Israele è alla ricerca del vaccino, nessun media dirà che Cuba, quello che per anni è stato visto come stato canaglia, ha prodotto un farmaco contro il coronavirus che potrà sconfiggere la pandemia. Il farmaco si chiama Interferone Alfa 2B, è stato prodotto dal Centro di Ingegneria genetica e Biotecnologia di Cuba, ed oggi ha ottenuto un grande risultato portando alla cura di oltre 1500 cinesi, poiché questa medicina è usata in Cina. Il farmaco è un antivirale nato con la finalità di combattere alcune malattie virali come l’HIV, epatite B, epatite C e papillomatosi respiratoria. Scienziati cinesi hanno verificato l’efficacia di questo farmaco ed ora la Cina ha iniziato a produrlo con il fine di impedire a molte persone di rischiare la propria vita. Dopo diverse settimane sembra che questa sia uno dei pochi antidoti che possa veramente fermare la pandemia. Alla luce di questi fatti accertati e della funzionalità di questo farmaco, perché anche l’Italia non fornisce il farmaco cubano come hanno fatto la Spagna e il Messico? Cuba, che se ne dica, è all’avanguardia nel campo medico, nella ricerca scientifica sulla salute, nella ricerca biotecnologica e un’eccellenza nella produzione di farmaci di elevate tecnologia. Come afferma la lettera inviata al Ministro Speranza, per chiedere che venga utilizzato anche in Italia, dall’Associazione Italia-Cuba: “L’affidabilità scientifica del prodotto è sancita da numerose ricerche e sperimentazioni sul campo effettuate nel corso degli anni e che hanno determinato ottimi successi. Ciò è riscontrabile tramite le fonti specialistiche ufficiali (…)”. Avendo le politiche neoliberiste smantellato pian piano il nostro sistema sanitario, l’Ass. Italia-Cuba consiglia di promuovere un accordo con le autorità cubane, come ha fatto la Cina, per richiedere collaborazione di medici e infermieri cubani nelle strutture ospedaliere italiane. So che molti di noi potranno dire che somiglia ad uno scherzo una richiesta simile perché la nostra presunzione parte dal fatto che l’Italia, in quanto paese occidentale, non abbia nulla da imparare in materia da Cuba, concepito invece come “paese del Terzo Mondo”. Questo è ovviamente un erroneo e distorto punto di vista dal momento che Cuba è stata riconosciuta dall’OMS come esempio nella lotta contro l’epidemia di Ebola in Africa e come perla nel settore sanitario. Ciò che fa impressione, in questo scenario, è come anche a livello mediatico risalti come quelli che sono all’avanguardia sul fronte della ricerca anti-coronavirus siano comunque Israele e USA, stati che garantiscono solo sanità privata e nei quali per essere curato devi avere una carta di credito; e come l’Occidente aspetti in grazia l’intercessione della ricerca medica da loro per essere salvati. È evidente che c’è un forte legame coloniale e di dipendenza tra stati europei, l’atlantismo e il sionismo soprattutto nelle prassi mediatiche. Nonostante ciò non si può rimanere indifferenti alle scoperte scientifiche efficaci che si sono fatte e serve garantire il diritto umano alla salute per tutti, anche se quel diritto è garantito da uno stato come Cuba che non è il linea con il capitalismo liberista, con le direttive atlantiste e con il regime sionista.