Corte israeliana approva lo sfratto di 100 famiglie palestinesi di Silwan

Gerusalemme-Ma’an. La Corte Suprema israeliana ha approvato, giovedì, la decisione di sfrattare decine di famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere palestinese di Silwan, nella zona occupata di Gerusalemme est, dopo aver respinto una petizione da parte degli interessati.

La Corte israeliana ha anche permesso al gruppo di coloni israeliani Ateret Cohanim, di proseguire i piani per l’espulsione di 700 palestinesi dalle loro case, sostenendo che le case erano state costruite su terreni di proprietà di ebrei prima del 1948.

La decisione è stata presa nonostante il riconoscimento da parte dei giudici che le azioni di Ateret Cohanim nel sequestro del terreno erano viziate e che hanno sollevato questioni sulla legalità del trasferimento della terra al gruppo di destra.

Ateret Cohanim, che supporta le attività delle colonie nella Gerusalemme Est occupata, aveva chiesto alla Corte Suprema israeliana di espellere le famiglie palestinesi dalle loro case e di impossessarsi dell’intera area e degli edifici eretti su di essa, con il pretesto che l’area apparteneva agli ebrei oltre 120 anni fa.

Ateret Cohanim, che nel 2001 rivendicò il diritto di amministrare la proprietà, sostiene che possedeva la terra prima del 1948 e iniziò nel settembre 2015 a consegnare lettere ai residenti del quartiere, confermando la proprietà dei terreni e degli edifici.

I residenti palestinesi hanno immediatamente risposto e presentato la petizione alla Corte Suprema israeliana dopo che gli ordini di sfratto sono stati emessi da un tribunale distrettuale di Gerusalemme. Tuttavia, la corte ha deferito la petizione.

La decisione del tribunale israeliano significa che oltre 100 famiglie palestinesi perderanno le loro case.

I residenti di Silwan hanno sottolineato che “l’affermazione di Ateret Cohanim di essere proprietario di circa 5,2 dunum di terra è falsa”, poiché il terreno in questione, secondo la legge ottomana in vigore all’epoca, poteva essere ceduto solo con un ordine speciale dal Sultano.

I residenti hanno affermato che gli edifici di proprietà delle organizzazioni ebraiche furono distrutti alla fine del XIX secolo. Pertanto, le organizzazioni rappresentate da Ateret Cohanim non hanno alcun diritto sulla terra e che gli edifici a cui loro hanno diritto, secondo la corte israeliana, sono già stati demoliti.

La corte ha sostenuto che una parte di uno degli edifici appartenuti alle organizzazioni ebraiche è sopravvissuto alla demolizione, il che giustifica il trasferimento della proprietà della terra, e non solo degli edifici, all’organizzazione della colonie.

Pertanto, la corte ha stabilito che è giusto che gli interessati costruiscano una nuova sinagoga sulle rovine di ciò che è stato demolito nel XIX secolo, dopo aver sfrattato gli abitanti del quartiere di Silwan.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.