Crimini di guerra a Gaza, Israele boccia il rapporto Onu e tira in causa la ‘guerra contro il terrorismo’.

Tel Aviv. Israele ha respinto, condannato e disconosciuto il rapporto Goldstone, pubblicato martedì dal Consiglio Onu per i Diritti umani (si legga: Rapporto Onu su Gaza: commessi crimini di guerra contro la popolazione civile., Onu: 'Da Israele e palestinesi crimini di guerra e contro l'umanità'., Rapporto ONU sui crimini di guerra a Gaza: possibili denunce private contro Israele). Dall’altra parte, le organizzazioni umanitarie palestinesi stanno concentrando la loro attenzione sui dettagli del report e sulla sua analisi della guerra di Gaza.

Secondo una dichiarazione congiunta emessa mercoledì da una coalizione di queste organizzazioni, l’Operazione Piombo Fuso era diretta sia agli elementi armati di Gaza – responsabili dei lanci di missili in territorio israeliano – , sia “al popolo di Gaza nel suo complesso”.

I commenti sono stati rilasciati proprio in risposta al report, elaborato da una missione investigativa ONU sulle violazioni dei diritti umani e sui crimini di guerra commessi durante l’offensiva israeliana.

La relazione, fra le altre cose, conclude che i crimini di guerra sono stati commessi sia dall’esercito israeliano che dagli “elementi armati” presenti a Gaza, e rifiuta tuttavia la tesi secondo cui gli attacchi delle fazioni armate nella Striscia giustificassero la risposta da parte d’Israele.

Tale mancata giustificazione delle aggressioni sproporzionate di cui fu oggetto Gaza ha spinto il presidente israeliano Shimon Peres a demonizzare la missione investigativa e le 700 pagine di documento come una “parodia dei fatti storici”.

In acuto contrasto con la risposta negativa data al report da Israele, la coalizione di 13 organizzazioni umanitarie ha accolto con favore il documento, mettendo in risalto “l’importanza delle raccomandazioni fatte (…) per rendere giustizia alle vittime degli attacchi israeliani, ovvero dell’Operazione Piombo Fuso”.

Le associazioni si sono inoltre mostrate d’accordo con un’altra raccomandazione del report, quella di “dare importanza alla necessità di assumersi le proprie responsabilità, attraverso il Consiglio di sicurezza – che sottostà al Capitolo VII della Carta dell’Onu – oppure negli stati che s’impegnano a condurre i criminali di fronte alla giurisdizione universale”.

Linguaggio orwelliano-israeliano. La risposta di Peres è invece giunta a lodare il ruolo dell’esercito nella regione: “Le operazioni delle forze di difesa hanno avviato una situazione di prosperità economica in Cisgiordania, liberato i cittadini del sud del Libano dal terrore di Hezbollah e permesso agli abitanti di Gaza di tornare a vivere una vita normale”.

Ciononostante, la missione investigativa ha rinvenuto prove sufficienti per lanciare accuse di crimini contro l’umanità. A sua volta, la coalizione di organizzazioni palestinesi ha affermato che “non si possono tenere relazioni normali con stati che hanno commesso e continuano a commettere gravi violazioni della legge umanitaria internazionale”.

“La realtà della lunga occupazione israeliana della terra palestinese – hanno proseguito le associazioni – è stata graficamente illustrata dagli eventi dell’Operazione Piombo Fuso. (…) Finché a individui e stati verrà permesso di agire con impunità, continueranno a violare le norme internazionali, e i civili non cesseranno di soffrirne le terribili conseguenze”.

La propaganda/giustificazione della “guerra al terrore”. Da parte sua, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha portato avanti la linea di Peres, sostenendo che Israele è al di sopra dei richiami al rispetto dei diritti umani in virtù della sua auto-dichiarata missione di diffondere la “guerra al terrore”. Netanyahu si è quindi rivolto ai due “pezzi grossi” della scena internazionale, Usa e Russia, argomentando che, se il Consiglio per i Diritti umani dovesse condurre Israele di fronte alla Corte criminale internazionale, costoro si vedrebbero ostacolati nella loro guerra al terrorismo.

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