Defence for Children International: Israele ha ucciso 41 bambini dal 1° ottobre scorso

460_0___10000000_0_0_0_0_0_childkidnappedImemc. Di Saed Bannoura. Il ramo palestinese di Defence for Children International (Dci) ha riferito che i militari israeliani hanno ucciso 41 bambini in Cisgiordania, a Gerusalemme e nella Striscia di Gaza dal 1 ottobre 2015, periodo di inizio delle rivolte. 16 dei bambini assassinati sono stati uccisi in questa prima parte del 2016. L’International Middle East Media Center ha pubblicato il nome di una bambina uccisa con sua madre a Gaza.
Dci ha riferito che il 5 febbraio scorso dei militari hanno ucciso Haitham Sa’ada, 14 anni, della città di Halhoul nel distretto meridionale di Hebron, Cisgiordania, durante il sequestro di suo cugino Wajdi Sa’ada, anch’egli 14enne. I militari hanno poi rincorso e arrestato un loro amico.
Wajdi ha raccontato a Dci che lui, Haitham e dei loro amici, stavano camminando vicino una strada tangenziale utilizzata soprattutto dai soldati israeliani e dai coloni, quando alcuni militari nascosi in zona hanno aperto il fuoco contro di loro. Haitham è morto in seguito alle ferite causate dai colpi di arma da fuoco sulla parte superiore del corpo, mentre Wajdi è stato arrestato.
«Non gli abbiamo lanciato pietre, non li abbiamo attaccati, ma un soldato ci si è avventato contro e mi ha colpito con un pugno al viso. Sono caduto a terra e mi è stato ordinato di togliermi la maglietta. Guardavo Haitham, era immobile, sembrava morto. Poi i militari lo hanno ammanettato e se ne sono andati».
Dci ha riferito che Haitham è stato colpito da un proiettile che, entrato attraverso la schiena, gli ha danneggiato la colonna vertebrale e forato un polmone, per poi uscire dalla bocca, e che in seguito i militari hanno ammanettato e bendato Wajdi, e lo hanno portato in un avamposto militare lì vicino, nella colonia di Karmie Tzur, dove è stato tenuto all’addiaccio per più di un’ora e mezza.
I militari hanno trattenuto il minore fino a mezzanotte, e hanno quindi iniziato a interrogarlo in assenza di un rappresentante legale o di un membro della sua famiglia.
«Avevano un interprete: chi mi ha interrogato mi ha chiesto cosa stessi facendo in quella zona», ha raccontato Wajdi a Dci. «Egli mi ha poi spinto la testa con la mano contro un muro, mi ha dato un pugno e uno schiaffo, quindi ha lasciato la stanza».
«30 minuti più tardi egli ha iniziato a minacciarmi, a dirmi che avrebbe continuato a picchiarmi, che mi avrebbe rinchiuso in cella e che vi sarei rimasto per un lungo tempo se non avessi confessato. Io non ho aperto bocca, quindi mi è stato mostrato un video sul suo computer dove apparivamo noi tre, che non stavamo facendo niente di incriminante, né lanciando pietre».
Dci ha riferito che l’addetto all’interrogatorio ha cercato di costringere Wajdi a dichiarare di avere con sé una bomba molotov, ma egli si è rifiutato respingendo le accuse. Allora il militare ha iniziato a gridare e a sbattere il pugno sul tavolo, cercando di spaventare Wajdi per ottenere la falsa confessione richiesta.
«Gli ho detto che non avevo nulla, ero a mani vuote», continua Wajdi. «Poi mi hanno costretto a firmare delle carte scritte in ebraico. Le ho firmate, ma nessuno mi ha detto cosa c’era scritto».
Il giorno successivo Wajdi è stato ammanettato, incatenato e bendato; i militari lo hanno costretto a camminare davanti a loro mentre inveivano. Poi lo hanno trasferito nel carcere di Ofer. Egli è ora in attesa di giudizio.
Dci ha anche riferito che l’esercito israeliano applica la politica dello «sparare per uccidere», e che l’assassinio extra giudiziale ha raggiunto livelli pericolosi.
Dci ha dichiarato che «secondo il diritto internazionale l’uso eccessivo della forza è consentito solo in caso di pericolo imminente, di situazioni di pericolo di morte, di ferimenti gravi o per prevenire crimini gravi che potrebbero mettere a rischio di vita o di ferimenti gravi. Le Nazioni unite richiedono tutti gli sforzi al fine di evitare l’uso di armi da fuoco, soprattutto contro i bambini».
Un altro caso al quale Dci sta lavorando è quello di Mahmoud Sha’lan, un 16enne della cittadina di Deir Dibwan, a nord di Ramallah, ucciso dai militari il 26 febbraio vicino all’insediamento di Beit El.
Un testimone oculare ha raccontato a Dci che stava aspettando il permesso di passare il blocco stradale di Beit El, insieme ad almeno altre 5 persone in altrettante automobili. Egli ha detto che Sha’lan, al momento di passare, si è incamminato a mani vuote.
«Abbiamo sentito 3 colpi di arma da fuoco nel momento in cui Sha’lan è passato dietro a una stanza di cemento con uno dei soldati», egli ha raccontato. «Abbiamo così deciso di girare e di tornare indietro. E’ stato allora che ho visto il bambino disteso a terra ferito. Poi un militare gli ha sparato altri due colpi di pistola».
Fonti mediche al Centro medico palestinese hanno detto a Dci che Sha’lan è stato colpito da 5 colpi di arma da fuoco: 3 al petto e 2 al braccio.
Dci ha ripetuto che la forza di occupazione deve offrire, in base al diritto internazionale, protezione alle persone che sta occupando, deve proteggere i loro bambini ed è costretta a svolgere indagini serie riguardo qualsiasi crimine commesso nei confronti dei civili sotto occupazione.
«Ma questo succede raramente», aggiunge Dci. «dal 1 ottobre scorso Israele non ha indagato su nessuno degli incidenti mortali per arma da fuoco contro i bambini». Le autorità israeliane hanno perfino rifiutato le richieste di autopsia delle famiglie delle vittime.
Israele ancora trattiene i corpi di due bambini identificati come Masan Manasara e Mo’taz Oweisat.
Dci comunica che i bambini uccisi da Israele dal 1 ottobre a oggi sono identificati come:1. Abdul-Rahman Obeidallah, 13, from Aida refugee camp in Bethlehem, killed on October 5, 2005.

2. Ishaq Badran, 16, from Kafr Aqab in Jerusalem, killed on October, 10, 2016.

3. Marwan Barbakh, 10, from Khan Younis in southern Gaza, killed on October 10, 2015.

4. Ahmad Sharaka, from the al-Jalazoun refugee camp in Ramallah, killed on October 11, 2015.

5. Mustafa Khatib, 17, from Jabal al-Mokabber in Jerusalem, killed on October 12, 2015.

6. Hasan Mahani (al-Manasra), 15, from Beit Hanina in Jerusalem, killed on October 12, 2015.

7. Tareq Natsha, 16, from Hebron’s Old City, killed on October 17, 2015.

8. Bayan Asaliyya, 16, from Hebron’s Old City, killed on October 17, 2015.

9. Mo’taz ‘Oweisat, 16m from Jabal al-Mokabber in Jerusalem, from Hebron’s Old City, killed on October 17, 2015.

10. Bashar al-Ja’bari, 15, from Hebron, from Hebron’s Old City, killed on October 20, 2015.

11. Ahmad Kamil, 17, from Qabatia in Jenin, killed on October 24, 2015.

12. Dania Ersheid, 17, from Hebron’s Old City, killed on October 25, 2015.

13. Mahmoud Nazzal, from Qabatia in Jenin, killed on October 31, 2015.

14. Ahmad Abu ar-Rob, 16, from Qabatia in Jenin, killed on November 2, 2015.

15. Sadeq Abdul-Aziz Gharbiyya, 16, from Sanour in Jenin, killed on November 10, 2015.

16. Mahmoud Wadi, 17, from Sa’ir in Hebron, killed on November 13, 2015.

17. Ashraf Qatanani, 16, from Askar al-Jadeed refugee camp in Nablus, killed on November 22, 2015.

18. Hadeel Awwad, 14, from Qalandia refugee camp in Jerusalem, killed on November 23, 2015.

19. Ala Hashshash, 16, from Askar al-Jadeed refugee camp in Jerusalem, killed on November 23, 2015.

20. Ibrahim Daoud, 16, from Deir Ghassana in Ramallah, killed on November 25, 2015.

21. Ayman al-‘Abbassi, 17, from Ras Jerusalem, killed on November 29, 2015.

22. Ma’moun al-Khatib, 16, from Doha in Hebron, killed on December 1, 2015.

23. Mustafa Fannoun, from Hebron, killed on December 4, 2015.

24. Abdullah Nasasra, 15, from Beit Forik in Nablus, killed on December 10, 2015.

25. Noureddin Sabaghna, 17, from Qabatia in Jenin, killed on December 27, 2015.

26. Ahmad Kawazba, 17, from Sa’ir in Hebron, killed on January 5, 2016.

27. Ala Kawazba, 17, from Sa’ir in Hebron, killed on January 7, 2016.

28. Khalil Wadi, 15, from Sa’ir in Hebron, killed on January 7, 2016.

29. Adnan al-Mashni, 17, from Hebron, killed on January 12, 2016.

30. Roqayya Abu Eid, 13, from Anata in Jerusalem, killed on January 23, 2016.

31. Hussein Abu Ghosh, 17, from Qalandia in Jerusalem, killed on January 25, 2016.

32. Ahmad Toba, 17, from Kafr Jammal in Tulkarem, killed on February 1, 2016.

33. Ahmad Sa’ada, 14, from Halhoul in Hebron, killed on February 5, 2016.

34. Omar Madhi, 15, from al-‘Arroub refugee camp in Hebron, killed on February 10, 2016.

35. Na’im Safi, 16, from al-‘Obeydiyya in Bethlehem, killed on February 14, 2016.

36. Fuad Waked, 15, from al-‘Arqa in Jenin, killed on February 14, 2016.

37. Nihad Waked, 15, from al-‘Arqa in Jenin, killed on February 14, 2016.

38. Qussai Abu al-Rob, 16, from Qabatia in Jenin, killed on February 21, 2016.

39. Mahmoud Sha’lan, 16, from Deir Dibwan in Ramallah, killed on February 26, 2016.

40. Labeeb Azem, 17, from Qaryout in Nablus, killed on March 2, 2016.

41. Mohammad Zaghlawan, 17, from Qaryout in Nablus, killed on March 2, 2016.

E’ bene ricordare che l’esercito israeliano ha anche ucciso Rahaf Yahya Hassan, di 2 anni, e sua madre, Nour Rasmie Hassan, 30 anni, all’epoca dei fatti incinta, l’11 ottobre 2015, bombardando la loro abitazione nel quartiere di Zeitoun, a Gaza.

Traduzione di Stefano Di Felice