Desmond Tutu a Gil e Veloso: annullate il concerto in Israele

downloadOperamundi.uol.com.br. Nobel per la  Pace, il leader sudafricano Desmond Tutu ha chiesto che Gilberto Gil  e Caetano Veloso annullino il loro spettacolo in Israele.

Importante figura nella lotta contro l’apartheid, l’arcivescovo sud-africano paragona il sistema segregazionista del suo paese d’origine e parla dell’importanza del boicottaggio culturale.

Desmond Tutu ha inviato a Caetano Veloso e Gilberto Gil una lettera chiedendo ai musicisti di cancellare lo spettacolo a Tel Aviv in programma per il 28 luglio.

Nel documento, datato 12 giugno, Tutu paragona il sistema segregazionista del paese di origine con quella che definisce “l’apartheid israeliano”. “Noi, i sudafricani abbiamo sofferto per decenni l’apartheid e possiamo riconoscerlo altrove. Io di persona sono stato testimone della realtà dell’apartheid che Israele ha creato all’interno dei suoi confini e nei territori palestinesi occupati”, ha affermato.

Importante figura nella lotta per i diritti umani, Tutu ha 83 anni e ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1983.

Per il Nobel, Caetano e Gil dovrebbero tener conto che la loro musica non può essere “sfruttata da un regime oppressivo per coprire e perpetuare l’oppressione”. Secondo Tutu, senza l’isolamento internazionale, tra cui il boicottaggio culturale, i sudafricani non avrebbero mai raggiunto la libertà.

“Durante l’apartheid non era opportuno per artisti internazionali esibirsi in Sudafrica, in una società fondata sulle leggi discriminatorie di esclusività razziale, sarebbe sbagliato anche per la Cape Town Opera esibirsi in Israele”, sostiene.
Il leader anti-apartheid è la più recente – e potente – voce contraria alla presentazione delle icone della Tropicalia in territorio israeliano, esprimendo sostegno al movimento globale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).

La lettera.

Caro Caetano e Gil, 

Vi scrivo  per spingervi a non esibirvi in Israele, che continua la sua occupazione e l’apartheid contro il popolo palestinese. Quando un importante gruppo musicale sudafricano ha insistito a ignorare gli appelli della società civile palestinese di annullare la sua presentazione a Tel Aviv, ho scritto a loro: “Come abbiamo detto durante l’apartheid che non era opportuno per artisti internazionali  esibirsi in Sudafrica, in una società fondata sulle leggi discriminatorie e di esclusività razziale, è altrettanto sbagliato che la Cape Town Opera se  esibirsi in Israele”.

Noi, sudafricani abbiamo sofferto decenni di apartheid e possiamo riconoscerlo altrove. Sono stato testimone di persona della realtà dell’apartheid che Israele ha creato all’interno dei suoi confini e nei territori palestinesi occupati. Ho visto le strade occupate, colonizzate e razzialmente segregate di Hebron, gli insediamenti esclusivamente ebraici; ho camminato accanto al muro che divide le famiglie palestinesi di Betlemme e impedisce ai loro figli di avere accesso normale a scuola. Ho visto il sistema razzista di carte d’identità, i colori diversi per le targhe automobilistiche, e le leggi razziali che discriminano i palestinesi. Miei carissimi Caetano e Gil, ho visto l’apartheid israeliano in azione.

I palestinesi rivolgono un appello al mondo per fare pressione su Israele, come è stato fatto contro l’apartheid in Sudafrica, perché ponga fine all’occupazione e alla violazioni del diritto internazionale. Sostengo il movimento non violento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) in cerca di giustizia, libertà e uguaglianza per tutti.

Se noi non possiamo soddisfare almeno gli appelli della società palestinese, evitando di indebolire la loro resistenza pacifica e aspirazioni per una vita senza oppressione, noi abbandoneremo i nostri obblighi morali. In situazioni di oppressione, la neutralità significa prendere la parte dell’oppressore.

Senza l’isolamento internazionale del regime di apartheid del Sudafrica, incluso il supporto per il boicottaggio culturale, non avremmo potuto raggiunto la nostra libertà. Artisti coscienti che si rifiutavano di suonare a Sun City hanno contribuito alla nostra marcia per la libertà, e siamo profondamente grati per la loro solidarietà. Voi stessi ci hanno sostenuto di fronte all’apartheid. Così potete anche sostenere la via palestinese per la dignità e diritti.

Il vostro spettacolo è in programma per il prossimo mese, un anno dopo gli ultimi brutali attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza occupata e assediata. Migliaia di fratelli e sorelle palestinesi sono stati uccisi e molti altri restano senza casa. A quel tempo, ho assistito le più grandi proteste mai viste in Sudafrica da quando abbiamo liberato il nostro paese dall’apartheid. Le strade di Città del Capo sono state percorse da migliaia di sudafricani, uomini e donne, giovani e meno giovani, che sono scesi in solidarietà con il popolo palestinese.

Tu, Gil, hai anche cantato per noi: “Tornai vermelho todo sangue azul”. Hai cantato al  “Signore della giungla africana”, dicendo che era “la sorella della giungla americana”. Io aggiungo: le nostre foreste sono anche sorelle della valle occupata del Giordano, degli ulivi di Gerusalemme e degli agrumeti della Terra Santa.

Vi prego di annullare la vostra presentazione in Israele fino a quando non regni la libertà e che la vostra musica non possa essere sfruttata da un regime oppressivo per coprire e perpetuare l’oppressione. Solo allora tutti i palestinesi – e gli israeliani – potranno  vivere senza oppressione e godere veramente della vostra musica.

Dio vi benedica.

Arcivescovo emerito Desmond Tutu

Cape Town, Sudafrica