Documentari e film sulla Palestina.

VIDEO SULLA PALESTINA


1) PROMESSE (PROMISES)
regia: B. Z. Goldberg, Justine Shapiro, Carlos Bolado – USA/Palestina/Israele 2001, 100′
Come vivono i bambini palestinesi e quelli israeliani in una Gerusalemme carica di tensioni e divisa tra due comunità? Com’è il loro rapporto con "gli altri" e cosa li accomuna? Promesse ritrae il quotidiano di sette bambini e documenta il modo in cui il conflitto influenza la loro vita. Osservatori partecipi, i registi scoprono le vie di trasmissione di vecchi rancori, ma sono anche testimoni di inaspettate aperture, a volte persino di illuminazioni sbalorditive, con cui i ragazzi analizzano la propria condizione.
http://www.promisesproject.org/
http://www.cinemah.com/reporter/news/news20020918/

2) FRONTIERES OF DREAM AND FEARS (AHLAM AL-MANFA)
regia: Mai Masri – USA/Palestina 2001, 56′
v. o. con sottotitoli in italiano
Questa è la storia di Mona e Manar, due rifugiate palestinesi, i cui nonni furono costretti ad abbandonare la propria casa in Palestina nel 1948. Pur vivendo in campi diversi, uno, Chatila, a Beirut, governato dall’estrema marginalizzazione economica del Libano, l’altro, Dehieshe, a Betlemme, dall’oppressione militare ed economica israeliana, le due ragazzine riescono a comunicare nonostante le barriere che le separano. La loro amicizia, iniziata via e-mail, si consolida giorno dopo giorno e culmina in un incontro impregnato di emozione, avvenuto dietro il filo spinato che delimita il confine libano- israeliano, insieme ad amici e parenti.
http://www.cinemah.com/neardark/index.php3?idtit=852

3) SONG ON A NARROW PATH – STORIE DA GERUSALEMME
Regia di Akram Safadi – Co-produzione (per l’Italia Stefilm) 2001, 53′
Akram Safadi, palestinese di Gerusalemme, è fotografo e regista. A partire dagli anni 80 ha lavorato come free lance per diverse agenzie internazionali e le sue foto, scattate durante la lunga prima Intifada, hanno catturato e mostrato al mondo il dolore e la sofferenza della sua gente. Nel documentario Song on a Narrow Path, Safadi cerca ora di descrivere Gerusalemme attraverso le vite di tre suoi amici. Reem è un’artista che reclama il diritto ad esprimersi attraverso il canto; Ali, un nero palestinese, ha passato 17 anni nelle prigioni israeliane ma continua ad essere ossessionato dall’occupazione che, lui dice, ha ridotto la città ad un enorme carcere a cielo aperto; Farouq, discendente di una importante famiglia palestinese, rievoca la vita a Gerusalemme prima dell’occupazione. Tre storie per scoprire le costrizioni e le difficoltà quotidiane durante trent’anni di controllo militare israeliano. Le immagini dei protagonisti emergono dal liquido rosso come sangue della camera oscura mentre in sottofondo risuonano gli spari e le urla della nuova Intifada in corso.
"Il ritratto della mia città, come la vedo io, attraverso le vite di persone che mi sono vicine" (Akram Safadi).
http://www.torinofilmfest.org/ITA/dbonline.php?ID=44

4) PALESTINE VIDEO BLOB #2 – "CHI SONO I TERRORISTI ?!?"
Maggio 2002 – 33′ circa

Immagini TV:
TG1, TG3, LA7, Sciuscià, Primo Piano, Frontiere, Al Jazeera.

Video:
Song of a narrow path, di Akram Safadi, Co-produzione (I), (B), (F), (D)
Il mio nome è Mohamed, CRIC – Reggio Calabria, 1990
Al Nakba – Rassegna di una storia di massacri, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma (documenti del 1971, 1976 e 1982), Lega Araba (1988) e Comitato di Solidarietà con l’Intifada – TMCrew Roma (2000/2001)
Promesse, regia di Goldberg, Shapiro e Bolado, USA 2000
Sawurna: Palestinesi del Libano, regia di Marco Carraro, Andrea Pichler, Susanna Schoenberg, Prod. Dropout Officina Milano, Ita 2000
Attacco all’America, Panorama/24ore.TV, 2001
9-11, Independent Media Center New York, 2001
Uprising (Rivolta), TV Ungherese, Regia di Alajos Chrudinak, 1988.
Sharon, l’accusato, regia di Fergal Keane, GB (BBC) 2001
Fino all’ultima kefiah, di Fulvio Grimaldi, Ita 2002
Vita, terra e libertà per il popolo palestinese, Forum Palestina, Ita 2002

Film:
Oltre le sbarre, regia di Uri Barbash, Isr. 1984
La battaglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo, Italia 1966

5) L’AQUILONE /AL NAKBA
Si tratta di due video realizzati dal Coordinamento di Solidarieta’ con l’Intifada
Il video intitolato "L’aquilone" è stato girato ad agosto del 2001 nei Territori Occupati e descrive il progetto Gassan Khanefani, una rete di asili nido e scuole materne realizzata in Cisgiordania e Gaza, a partire già dal 1984, dall’Unione dei Comitati delle Donne palestinesi. Prima dell’avvio dell’ultima, devastante offensiva israeliana le strutture autogestite per i bambini in età prescolare erano 87 e già molte tra queste rischiavano di chiudere senza l’apporto della solidarietà internazionale. Così, attraverso questo video, il Coordinamento di Solidarietà con l’Intifada lanciava una campagna di adozione a distanza degli asili Gassan Khanefani e di sostegno alla formazione del corpo insegnante.
"Al Nakba – Rassegna di una storia di massacri" è una raccolta di video che utilizza un’importante antologia storica (1967-1988) curata da Ansano Giannarelli dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma, completata da immagini più recenti che giungono fino all’esplosione dell’ultima insurrezione, la cosiddetta Intifada di Al Aqsa o Seconda Intifada.
Nella raccolta intitolata "Al Nakba", ossia "La catastrofe" – così il popolo palestinese definisce il giorno della proclamazione dello Stato di Israele, il 15 maggio 1948 – troviamo documenti molto interessanti, come "Tall El Zaatar", di M.Abu Ali, P. Adriano e J. Chamoun, dedicato ad una delle pagine più dolorose della resistenza palestinese. In Libano nella primavera del 1976, nel pieno di una guerra civile che opponeva le forze progressiste libanesi schierate a fianco dei palestinesi contro i falangisti cristiano-maroniti, questi ultimi, spalleggiati da Siria e Israele, assediarono il quartiere di Tall El Zaatar, abitato prevalentemente da profughi, che cadde dopo 52 giorni di strenua resistenza.
http://www.tmcrew.org/int/palestina/

6) SAWURNA: PALESTINESI DEL LIBANO
Regia di Marco Carraro, Andrea Pichler, Susanna Schoenberg
Prod. Dropout Officina, Milano, 2000, durata 55′ circa
Nei primissimi anni del secondo dopoguerra, ed in particolare dopo il 1948 – anno di costituzione dello Stato di Israele, "rifugio" per gli ebrei del mondo, inizio di un calvario che sembra non avere fine per gli arabi di Palestina – circa 700.000 palestinesi vennero cacciati dalle loro case e villaggi. 100.000 di loro vennero spinti oltre il confine con il Libano. Oggi quei palestinesi sono 400.000, su oltre tre milioni di rifugiati palestinesi, i protagonisti della "nakba" – la "catastrofe" del 1948 – e i loro discendenti. La maggior parte dei palestinesi del Libano vive nei campi profughi, al principio strutture d’emergenza che col passare del tempo – e la costante negazione del "diritto al ritorno", pur sancito dalla risoluzione 194 e annualmente ribadito dall’ONU – hanno acquisito un carattere permanente. Ciò nonostante ai palestinesi sono negati i più semplici diritti umani e civili, quali il diritto allo studio e alla salute, il diritto alla casa e il fondamentale diritto al lavoro. La comunità riesce a sopravvivere con l’assistenza dell’UNWRA (agenzia ONU per i rifugiati palestinesi) e con l’aiuto delle ONG di tutto il mondo che sostengono le organizzazioni palestinesi che lavorano nei campi profughi. In Libano i palestinesi sono sempre stati considerati come "ospiti" scomodi. La loro presenza consistente e "resistente" è costata non poche sofferenze e molto sangue. L’appoggio dato dall’OLP ai musulmani e progressisti libanesi durante al guerra civile scoppiata nel 1975 valse ai palestinesi l’odio feroce delle falangi cristiano-maronite che, nell’estate del 1976 misero a ferro e fuoco il campo di Tall el Zatar massacrando oltre 3000 persone, per la maggior parte civili. Nel 1978 e poi nuovamente nel 1982 l’esercito israeliano invase il sud del Libano e attaccò i campi profughi con l’obiettivo di spazzare via la resistenza palestinese. La seconda invasione culminò con l’eccidio degli abitanti dei campi di Sabra e Chatila a Beirut, vigliaccamente perpetrato dai falangisti libanesi, su preciso mandato di Israele, dopo che l’OLP aveva completato il ritiro dei propri combattenti dal Libano con la sola condizione, garanti gli USA, della permanenza di una forza di protezione internazionale a tutela della popolazione civile: le truppe internazionali se ne andarono prima del tempo e a "tutela" dei campi rimasero i fascisti libanesi addestrati dagli israeliani.
Il documentario, prodotto dal collettivo Dropout Officina di Milano, è stato girato nell’estate del 1998, mentre i palestinesi del Libano seguivano con sospetto od aperta ostilità le faticose trattative di pace tra l’Autorità Palestinese e Israele, sempre arenate proprio sulla questione cruciale del ritorno dei profughi. Il Libano meridionale era ancora sotto l’occupazione israeliana. Il ritiro dalla cosiddetta "fascia di sicurezza" e lo scioglimento della milizia collaborazionista cristiana dell’esercito del Libano del Sud sono avvenuti solo nel maggio del 2000. Tuttavia, in oltre 50 anni, si sono succedute occupazioni e guerre ma nulla è cambiato nei campi profughi e nella vita dei palestinesi rifugiati in Libano: suburbi affollati, spazi angusti carenti di tutti i servizi essenziali e in condizioni igieniche paurose, disoccupazione, emarginazione. e nonostante tutto uomini e donne che sperano e resistono contro il tentativo di negare loro l’identità di popolo.

7) SHARON, L’ACCUSATO
di Fergal Keane, BBC – UK 2001, 50′ circa
"Sharon: l’accusato" è un’inchiesta estremamente esaustiva e convincente sui retroscena del massacro di Sabra e Chatila (settembre 1982), il "capolavoro" di Ariel Sharon (ma forse con la stagione di sangue inaugurata nel settembre 2000 e non ancora conclusa ha già superato sé stesso.).
Nel giugno del 1982 l’esercito israeliano aveva invaso il Libano con l’obiettivo di annientare le basi della resistenza palestinese. Dopo tre mesi di bombardamenti incessanti e devastanti su Beirut (persino il presidente USA Reagan li definì "atti inammissibili"), l’OLP si ritirò dalla capitale libanese sotto la supervisione di un contingente internazionale. Quando anche la forza multinazionale levò l’ancora, prontamente l’infido Sharon, aggirando con eleganza l’impegno degli occupanti israeliani a non torcere un capello ai civili palestinesi rimasti, incarico’ la feroce falange cristiano-maronita – addestrata ed equipaggiata da Israele – di "occuparsi" dei campi profughi. Quel che successe è noto: all’incirca 2000 persone, in maggioranza vecchi, donne e bambini, furono fatte letteralmente a pezzi durante 36 ore consecutive di inumana barbarie. I soldati israeliani, le cui basi si trovavano a meno di 500 metri dai campi, rimasero a guardare e anzi fornirono supporto logistico ai falangisti e cercarono di aiutarli nel tentativo, tanto grottesco quanto inutile, di coprire l’enormità del massacro. Allora il mondo si indignò, anche a Tel Aviv ci furono oceaniche manifestazioni di protesta (non altrettanto oggi, purtroppo.), il governo fu persino costretto a nominare una commissione di inchiesta. "Arik il Sanguinario" fu mandato a casa per un po’, con una bella tirata d’orecchi. Niente di più. Mai nessun processo è stato celebrato contro i responsabili materiali e i mandanti di quell’eccidio. Il libanese Eli Hobeika, che allora guidò le operazioni della Falange, ha fatto un po’ di carriera politica (ironia della sorte: è stato persino ministro per i profughi!), poi è diventato uno degli uomini d’affari più potenti a Beirut e infine, nel gennaio 2002, è stato dilaniato da un’auto-bomba. Già, aveva appena dichiarato di essere disponibile a testimoniare contro Sharon nel processo intentatogli da una corte belga sulla base di una legge che attribuisce competenza universale alla giustizia di quel paese per i crimini di guerra, contro l’umanità e il genocidio… Qualcuno ha dei dubbi sui mandanti dell’attentato? Amos Yuron, comandante israeliano fuori da Sabra e Chatila, che ignorò i rapporti dei suoi subordinati sul massacro in corso nei campi, è oggi direttore generale del Ministero della difesa. Sharon ha raggiunto il vertice del potere e, com’è sotto gli occhi di tutti, continua oggi come allora a fare la sola cosa in cui è davvero bravo: macellare i palestinesi.
Il documentario di Fergal Keane è stato trasmesso dalla BBC per la per la prima volta nel giugno 2001, nonostante le forti pressioni esercitate dal governo israeliano affinchè fosse messo al bando.
http://www.cinemah.com/neardark/index.php3?idtit=854

8) JERUSALEM: AN OCCUPATION SET IN STONE?(GERUSALEMME: UN OCCUPAZIONE PIETRIFICATA?)
Regia di Marty Rosenbluth. Prodotto dal Movimento Palestinese per il Diritto alla Casa – USA/Palestina 1995, 55′- v.o. con sottotitoli in inglese
Il film racconta la strategia dell’espansione israeliana a Gerusalemme est.
Da quando ha annesso Gerusalemme est nel 1967, il governo israeliano, attraverso la confisca della terra, la costruzione degli insediamenti dei coloni, il rifiuto delle concessioni edilizie e la separazione delle famiglie palestinesi, sta perseguendo una politica volta a limitare la popolazione palestinese nella città, mentre allo stesso tempo cerca di aumentare la popolazione ebrea. Il film di Rosenbluth è un bell’omaggio alle migliaia di palestinesi che vivono a Gerusalemme privati dei diritti fondamentali.
http://www.duke.edu/web/aso/marty.html
http://www.twf.org/News/Y1997/Jew.html

9) – UPRISING (RIVOLTA)
Regia di Alajos Chrudinak, prodotto dalla TV ungherese – 1988, 50′
v.o. con sottotitoli in italiano
Il film propone immagini molto interessanti, e purtroppo molto attuali, che risalgono all’inizio della Prima Intifada. Sono incluse interviste a Rabin, allora ministro della Difesa, a Shimon Peres, allora ministro degli Interni, e a Shamir, allora Primo ministro. Da tutti, con sfumature diverse, emerge la totale indifferenza per le ragioni dei palestinesi che, all’epoca, vivevano già da vent’anni sotto la feroce occupazione israeliana. Il più esplicito dei tre dirigenti israeliani è senz’altro il "falco" Shamir il quale, di fronte alle telecamere, ammette candidamente e sfrontatamente che Israele, l’unico paese al mondo nato da un mandato dell’ONU, non ha mai avuto né avrà mai intenzione di rispettare il diritto internazionale.
Il video contiene immagini fondamentali sull’occupazione (arresti di bambini, alcuni strappati ai soldati dalle madri, pestaggi gratuiti, maltrattamenti alle donne, brutalita’ di ogni genere…).
Ci sono anche interviste a legali israeliani che raccontano la quotidianità dei soprusi e delle violazioni dei diritti umani di cui sono vittime i palestinesi.

10) WARBLOB – GUERRA ALL’AFGHANISTAN – Video #2
Cap 4 – Palestinesi: l’ultimo ostacolo al Nuovo Ordine Mondiale
Realizzato nel novembre 2001 – 25′
Immagini TV tratte da TG1, TG3, Al Jazeera, Sciuscià, Primo Piano, Frontiere.

Video:
Jerusalem. An occupation set in stone, di Marty Rosenbluth, Movimento palestinese per il diritto alla casa, 1995
Patria Palestina, di Fulvio Grimaldi, 2001
L’economia del Pentagono, di Barazzetti e Branca, RTSI TV Svizzera e Moby Dick Movies Roma, 1991

Film:
La battaglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo, Italia 1966
Queimada, di Gillo Pontecorvo, Italia 1969
Indians (The indians story), di Richard T. Heffron, USA 1975

11) JENIN. JENIN * scheda *
Regia di Mohammad Bakri, Palestina/Italia 2002, 50′
Il documentario descrive gli effetti, sulle cose e sulle persone, della prolungata aggressione israeliana alla città palestinese di Jenin, nel nord della Cisgiordania. L’attacco, durato per tutta la prima metà dello scorso aprile, si è concluso con la distruzione totale del quartiere centrale del campo profughi, un chilometro quadrato fitto fitto di abitazioni in cui vivevano stipate circa 15.000 persone. Dopo i massicci bombardamenti effettuati dai giganteschi tank Merkava e dagli elicotteri Cobra (che, con i micidiali Apache Longbow della Boeing, sono venduti ad Israele dall’"amico americano" in numero sempre crescente, sono stati i mastodontici CATerpillar blindati (anch’essi di fabbricazione statunitense) a spianare tutto ciò che era rimasto ancora in piedi. L’effetto finale non differisce molto dall’ammasso contorto di metallo e cemento a Ground Zero: centinaia di vittime, in maggioranza persone inermi, impastate con le macerie.
Un film praticamente autoprodotto. Un autore, Mohammad Bakri, approdato da poco alla regia, assai più noto per i suoi intensi ruoli cinematografici. Un documento duro, incentrato sulle testimonianze delle vittime, un grido d’accusa corale contro la brutalità dell’occupante. Un artista da sempre scomodo, perché comunista, perché palestinese ma con passaporto israeliano, uno che non sta zitto e che denuncia. Non un film-inchiesta, all"anglosassone", semmai un film-urlo. Protagonisti le macerie e la rabbia dei sopravvissuti.
Iyad Samoudi, produttore esecutivo del film, è stato assassinato dall’esercito israeliano il 23 giugno, al termine delle riprese.
In Israele il film è stato colpito dalla censura governativa ed il suo autore, Mohammad Bakri, ha subito pesanti intimidazioni da parte dei servizi segreti israeliani.
http://www.cinemah.com/ipertesti/bakri-jenin/index.html
http://www.cinemah.com/quick-ones/mazar/index.html

12) VOCI DA GAZA – LIVING WITH THE PAST
Regia di Antonia Caccia & Maysoon Pachachi – 1989, 51′
v.o. con sottotitoli in italiano
Voci da Gaza è uno dei più interessanti documentari sulla Palestina prodotti dopo l’inizio della prima Intifada. Le registe hanno scelto di intervenire il minimo indispensabile con propri commenti e di dare invece piena voce agli abitanti di Gaza, il 70% dei quali sono rifugiati.
Gli uomini, le donne ed i bambini palestinesi parlano dell’effetto dell’occupazione israeliana sulle loro vite: i coprifuoco sono continui, gli arresti sistematici e le pattuglie dell’esercito sono onnipresenti. Ma nonostante tutto i "comitati popolari locali" lavorano alacremente e forniscono formazione, assistenza sanitaria e servizi sociali alternativi. E’ prima di tutto con l’autorganizzazione che il popolo palestinese riesce a combattere l’occupazione israeliana.
http://www.frif.com/cat97/t-z/voices_f.html

13) CON LA PALESTINA NEGLI OCCHI
Regia di F. Mariani e V. Giorno – Prod. Immagini Mosse/Ya Basta, 2002, 30′
Dal 27 marzo al 4 aprile 2002 centinaia di persone da tutto il mondo hanno partecipato ad una carovana di pace in Palestina , organizzata da Action for Peace. Il video racconta i primi giorni dell’operazione "Muraglia di difesa" con cui, nella primavera scorsa, l’esercito israeliano a rioccupato i territori palestinesi. Le videocamere seguono gli attivisti della delegazione italiana ai posti di blocco che tengono prigioniera la popolazione civile, nelle strade devastate di Ramallah occupata, nel riuscito tentativo di rompere l’assedio militare al quartier generale di Arafat, nel servizio di protezione delle strutture sanitarie. Un paesaggio agghiacciante, quasi surreale, di repressione, di macerie e di morte; un’insolita e terribile passeggiata attraverso la guerra globale permanente che in Palestina ha, da almeno sessant’anni, il suo laboratorio di sperimentazione avanzata. Ma anche una testimonianza dell’impegno della società civile come forza di interposizione e di diplomazia dal basso laddove le istituzioni internazionali sono colpevolmente assenti.
http://digilander.libero.it/immaginimosse/index2.html
http://www.yabasta.it/

14) RADIO PALESTINA (LIVE FROM PALESTINE)
Regia di Rashid Masharawi – Prod. Article Z, Palestina 2002, 52′
Un tuffo all’interno dell’emittente radiofonica "Voice of Palestine", stazione ufficiale dell’Autorità palestinese ma anche voce del popolo e megafono della sua resistenza. Nel gennaio 2002 l’esercito israeliano ha fatto saltare l’edificio in Ramallah che ospitava i locali della radio, ma non è comunque riuscito a spegnerne il segnale: poche ore dopo l’incursione sono riprese regolarmente le trasmissioni. Il film di Masharawi descrive la difficile situazione in cui si trova ad operare il giornalismo radio televisivo in Palestina e, nel contempo, cerca di sfuggire a quell’immagine di violenza e brutalità in cui la Palestina è stata relegata dai media, rappresentando gli aspetti del vivere quotidiano e le storie della gente comune che di solito non vengono mostrati.

15) CHE NESSUNO PIANGA
Regia di Maren Karlitzki, Prod. Coop. Suttvuess Roma, 2002, 50′
Video girato a metà aprile del 2002, subito dopo la strage e le devastazioni perpetrate a Jenin dalle truppe di occupazione israeliane. Tre quarti d’ora di immagini e testimonianze dirette su uno dei crimini più gravi commessi dagli "eroici" soldati di Tel Aviv. Il titolo fa riferimento alla "Cantata rossa per Tall El Zaatar", la celebre poesia di Giulio Stocchi, musicata da Gaetano Liguori e interpretata nel 1977 dall’indimenticabile voce di Demetrio Stratos: "Ma che nessuno / nessuno dico / che nessuno pianga! / Non una lacrima / dalle terre segrete / del nostro dolore / non una lacrima! / Perché in piedi / in piedi sono morti / Che nessuno pianga!"

16) FINO ALL’ULTIMA KEFIAH!
Regia di Fulvio Grimaldi, Italia 2002, 60′
In questo video l’inossidabile Grimaldi ci offre uno sguardo molto ampio sulla realtà e sulla storia palestinesi: le condizioni di vita nei campi profughi a Beirut; i giorni del ritiro israeliano dal Libano del sud, nel maggio del 2000; lo scoppio della Seconda Intifada, il suo perdurare e rafforzarsi, le sue ripercussioni tra i profughi e tra le masse arabe, dall’Algeria all’Iraq. Grimaldi si sofferma poi sulle forme della quotidiana repressione che i palestinesi subiscono in Cisgiordania come a Gaza come anche in Israele: non si tratta solo delle operazioni devastanti operate dall’esercito israeliano, ma delle code interminabili ai posti di blocco, del furto della terra e dell’acqua, della distruzione delle case, della crescita inarrestabile degli insediamenti coloniali. Una parte del video è poi dedicata alle manifestazioni ed alle azioni di interposizione dei pacifisti europei ed israeliani, volte a dare un segno della forte condanna che la società civile internazionale esprime verso la brutale occupazione israeliana dei territori palestinesi.

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