Donna crivellata di colpi alla testa da militari israeliani mentre era affacciata alla finestra.

Questo episodio di cronaca nera, oseremo dire "macabra" – uno dei tanti che rendono un inferno la vita della popolazione civile palestinese -, è altamente significativo della strategia politica israeliana tesa a distruggere, terrorizzare, devastare la quotidianità palestinese.

Che fastidio poteva dare questa povera donna che, all’alba di oggi, cercava di illuminare i passi del marito che si recava al lavoro? Quale pericolo poteva costituire una figura femminile affacciata alla finestra di casa e con una torcia in mano, tanto da doverla crivellare di colpi?

Siamo di fronte a una strategia terroristica e intimidatoria (come nel 1948) tesa a spaventare la gente, a farla fuggire, a renderle l’esistenza impossibile.

Una strategia razzista e criminale, degna di quei tempi passati di cui tutti fanno a gara, giustamente, a ricordare nell’inequivocabile condanna, dimenticando, tuttavia, che siamo di fronte al ripetersi di altrettanto disgustose e insensate violenze.

Questa mattina all’alba, una donna palestinese residente nel campo profughi di Balata è stata colpita da pallottole israeliane mentre si trovava alla finestra con una torcia in mano per far luce al marito che si stava dirigendo al lavoro.

Fonti locali hanno riferito che, questa mattina all’alba, oltre 30 carrarmati israeliani e un gran numero di soldati hanno assaltato il campo profughi. Una pattuglia ha colpito Aisha Faris Abu Musallamold, una donna di 48 anni, che era affacciata alla finestra della sua abitazione mentre reggeva una pila elettrica per illuminare la strada al marito malato diretto alla bancarella di ortaggi, nel mercato cittadino.

La donna è morta all’istante colpita alla testa dalle pallottole israeliane. Era madre di tre figli.

Le forze nazionali e islamiche palestinesi hanno presenziato al funerale della donna, accusando l’esercito israeliano di voler distruggere la vita della popolazione palestinese.

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